5- Chiarimenti.

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Mi svegliai, le tempie mi pulsavano e avevo conati di vomito. Ottimo risveglio direi. Non mi ricordavo nulla di quello che fosse successo la sera precedente, non mi ricordavo nemmeno come avessi fatto a tornare in camera.
So solo che, la luce del sole che avevo sempre amato fin da piccola, stava iniziando ad infastidirmi,  per la prima volta.
Con movimenti rapidi, mi coprii gli occhi con la coperta che fasciava il mio esile corpo, rimasi in quella posizione per una decina di minuti. Paralizzata, chiusi gli occhi, iniziando a sforzarmi il più che potevo per far riaffiorare i ricordi che avevo perso, con risultati abbastanza scarsi.

Vuoto. Non ricordavo niente.
Alzai le coperte, e notai che avevo ancora indosso il vestito della sera precedente. Bene! Almeno non ero nuda, ciò significava che non avevo combinato stupidaggini. Ma ancora non capivo  del perché ,non mi fossi messa il pigiama come tutte le sere. Sicuramente, per quanto fossi ubriaca, mi avrà portato in camera Mason e mi ha lasciato in queste vesti.
Mi tranquillizzai subito.
Allungai la mano verso il comodino e afferrai la borsa, per prendere il telefono e ringraziarlo, per avermi accompagnato qui, sana e salva.
Ma il mio cellulare era spento. Ottimo direi, ora ero costretta ad alzarmi, nonostante non avessi un briciolo di forza, per reggermi in piedi e prendere il caricatore che avevo lasciato in bagno la sera prima.
Svogliatamente, decisi di alzarmi e trascinare il mio peso morto, verso la meta che volevo raggiungere.
Messo in carica il cellulare, la mia attenzione fu rapita completamente, dalla mia immagine che veniva riflessa sullo specchio.  Il trucco era del tutto sbavato, i ricci che avevo fatto, erano scomparsi e in oltre nel vestito era presente una chiazza giallognola.  Dedussi con certezza, che fosse vomito. Il mio aspetto era tremendo. Aperto il rubinetto, bagnai il mio volto per cacciare via la stanchezza, cercando di riprendermi.
Poco dopo, il telefono si accese, così, decisi subito di  mandare finalmente il messaggio che dovevo inviare poc'anzi. Ma non appena scrutai per bene la schermata del telefono, notai 24 chiamate perse da Mason, e ben tanti altri messaggi inviati sempre da lui la sera prima. Cliccando nell'icona dei messaggi, iniziai a leggere vari SMS con contenuti simili:

-Dove sei?- 00.30

-Nathan mi ha detto, che sei ubriaca fradicia e che sei uscita dal locale sola- 00.32

-Dove sei finita?- 00.33

-Riley, perché non mi rispondi?- 00.34

-Dove cazzo ti sei cacciata?-    00.36

-Rispondimi- 00.44

-Mi stai facendo preoccupare- 00.48

-Rispondimi Cazzo-  00.54

-Rispondimi- 01.10

Dopo aver letto quello che mi aveva mandato il mio migliore amico, rimasi scioccata, ma la mia attenzione fu' rapita completamente da un messaggio, l'ultimo in particolare. 
Mi soffermai a leggerlo più e più volte rimanendo sconvolta.
Ero rimasta senza parole e piena di domande a cui non potevo dare risposta. Così mandai subito un messaggio a Mason e gli dissi di incontrarci, in una piccola caffetteria dentro all'università, che veniva spesso usufruita dai vari studenti come punto di ritrovo, per fare quattro chiacchiere, per studiare o semplicemente per rilassarsi e passare un po' di tempo in serenità.

Arrivata davanti al locale, varcando l'entrata notai che nonostante l'orario in cui non ci sarebbe dovuto essere nessuno, poichè fosse troppo presto, l'ambiente invece era molto affollato, accogliendo molti universitari.

Vedendo che Mason non era ancora arrivato, mi diressi in un tavolino vuoto ad aspettarlo. Mentre attendevo l'arrivo del moro, iniziai ad ammirare meticolosamente ogni dettaglio di quel coffee bar. Lo stile che avevano scelto i proprietari era Vintage, stravagante, il muro di mattoni rossi era tappezzato di lavagne nere, nel quale erano incise citazioni molto notevoli, tra cui una parecchio significativa di Charlie Chaplin, che diceva:    "La risata è il tonico, il sollievo, il rimedio per attenuare il dolore."

In aggiunta, erano appesi anche dei meravigliosi quadri démodé, in bianco e nero che raffiguravano molti volti di cantanti e attori famosissimi, tra cui Marilyn Monroe, che era ritratta più e più volte. La scelta di questo stile sicuramente era stato fatto non solo per un semplice gusto personale, ma soprattutto per via di un carattere bizzarro ed egocentrico che si basava sul farsi notare, dei due proprietari.

<<Buongiorno Riley>> disse Mason, mentre si stropicciava gli occhi ancora assonnato.

<<Buongiorno anche a te>>  risposi e gli diedi un bacio sulla guancia.

<<Ieri, mi hai fatto davvero preoccupare>>  sentenziò, con un lieve  velo di tristezza.  
I sensi di colpa salirono a galla molto in fretta, anche se  non mi ricordavo nulla della sera precedente, mi faceva stare male vedere il mio migliore amico afflitto in quel modo, per cose che avevo combinato io. Chissà quanto si sarà preoccupato. Sono stata un'insensata  egoista.

<<Scusa, non era mia intenzione farti preoccupare, ma tutto quello che è accaduto ieri, è come se fosse stato resettato dalla mia mente involontariamente. Quindi vorrei chiederti se tu puoi raccontarmi cosa è successo.>> 

<<No, sono io a dovermi scusare con te, perchè non sono riuscito a mantenere la promessa che ti avevo fatto, ovvero  di non farti combinare sciocchezze. Al posto di controllarti, ti ho lasciata sola mentre eri ubriaca, ti ho fatto baciare Nathan e infine non ti ho accompagnata nemmeno in dormitorio, ma ti ho persa solamente  di vista. Se non fosse stato per Ethan che ti ha riportata nella tua stanza, e avresti incontrato qualcuno che ti avrebbe fatto del male, Riley non sai cosa avrei potuto fare. Sarei andato di matto.>> 

Dalle parole di Mason, dedussi che la mia prima sbronza non fosse andata benissimo, avevo combinato solo pasticci e fatto figuracce a non finire, partendo da Nathan e finendo con Ethan. 

<<Una domanda, ma perchè il fratello di Connor mi ha riaccompagnata?>> questo era l'unico dubbio che mi sorgeva. Perchè ero con Ethan?

<<Bhe, lui dopo  averti accompagnato, mi ha subito chiamato e  raccontato che tu eri fuori  il locale a parlare con Connor, e non eri tanto in te, così ha deciso che fosse pertinente portarti nel tuo dormitorio.>>

Mi guardò attentamente per qualche secondo, per poi cambiare  espressione, da tranquilla e seria a preoccupata e interrogativa.

<<Connor ti ha fatto del male quando eravate fuori?>> 

Cosa? Perchè mai  mi dovrebbe fare del male? Non riuscivo a capire, non capivo perchè si ostinava ad essere così protettivo nei confronti di Connor, infondo erano amici, dovrebbe fidarsi di lui no? O mi sbagliavo? Ha un'aria da stronzo e play boy, ma non penso questo possa spingere una persona a farmi del male. Anche quando era entrato nel bagno delle donne, che è una delle poche cose che ricordo, lui non mi voleva fare del male, voleva solo provocarmi, giocare, come se fossi un nuovo giocattolo appena regalato ad  bambino, inizialmente, lo si trova bello e divertente, ci passa  tutto il  tempo, non se ne distacca mai, ma poi non appena si ci stanca  lo mettono da parte, per poi non usarlo più. Conosco il genere di persona, ne ho incontrati molti, ma li ho sempre evitati, non mi sono mai piaciuti i ragazzi così. 

<<Non ricordo, ma penso di no>>  evitai di raccontare la vicenda del bagno, alla fine non era successo nulla di importante da essere raccontato.

<<Va bene, qualsiasi cosa dovesse succedere con lui, devi correre e venirmelo a dire okay>> disse facendo l'occhiolino.

<<Ai tuoi ordini. Risolto l'accaduto di ieri, comunque non sei contento che domani inizieranno i corsi?>>

<<Certo che lo sono, in oltre Brian mi ha comunicato che domani ci saranno i provini per entrare nella squadra di Lacrosse>> 

<<Fantastico, allora verrò a fare il tifo per te>>

Passammo il resto della mattinata, a parlare e ad organizzare la giornata in caffetteria. Il pomeriggio, invece  lo passammo insieme a Brian essendo l'unico del gruppo libero, ci fece fare il tour dell'università. Era davvero enorme, si ci poteva anche  perdere, soprattutto per chi non avesse un buon senso dell'orientamento, sarebbe stato semplice. Menomale non era il mio caso, ero una persona con un'ottima memoria.
Nonostante avessimo perlustrato da cima a fondo l'istituto, non c'era traccia ne di Connor ne di Ethan, era come se si fossero volatilizzati nel nulla.

My SunriseWhere stories live. Discover now