Questo é quanto

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30.

A papà non era affatto passata. Erano ormai cinque giorni che eravamo tornati a casa per Natale e non aveva osato parlare con nessuno di noi. Beh, sicuramente aveva parlato con mamma, quando noi non eravamo presenti, ma non volevo neanche sapere cosa si fossero detti. Io mi sentivo sempre peggio, mi faceva sentire come se gli avessi tirato un pugnale proprio in mezzo alle scapole.

Per di più era la mattina di Natale.

E non era la solita mattina di Natale, quando Hugo si svegliava e andava di corsa ad aprire i regali, o io e Vanessa chiacchieravamo fino a tardi la notte della vigilia, svegliandoci a pezzi la mattina dopo. C'era un'aria irrespirabile e non vedevo l'ora di arrivare dalla nonna.

"Dovete fare colazione, ragazzi." Ci disse la mamma non appena scesi.

Di solito obbiettavo sempre, perché sapevo che la nonna avrebbe preparato un pranzo lungo delle ore. Ma non avevo neanche voglia di discutere con la mamma. Mi sedetti accanto a papà, senza dire una parola, e mangiai i miei cereali.

Il silenzio era spaventoso.

"Vanessa, è arrivata una lettera per te questa mattina." Fece mia madre porgendo la lettera a Vanessa. "Credo che sia di tua madre."

"Oh, grazie signora Weasley." Disse timidamente.

Neanche quando dopo colazione ci avviammo a casa della nonna in macchina, qualcuno ebbe da dire qualcosa o da lamentarsi per la guida di papà. Hugo soffrì in silenzio per tutto il viaggio, premendo le labbra insieme. Io gli mandai uno sguardo di scuse, in fondo quella situazione era tutta colpa mia. Non avevo mai sentito così tanto la mancanza di Hogwarts. Di solito facevo il conto alla rovescia per tornare a casa per Natale, quest'anno lo stavo facendo per tornare a scuola.

Come sempre la nonna venne ad aprirci piena di gioia. "Finalmente siete arrivati, cari! Non vedevo l'ora di..."

"Sì, sì, va bene mamma." Papà la scansò ed entrò in casa lasciandola di stucco sulla soglia.

La nonna si voltò verso di noi allibita, cercando di riprendersi dall'iniziale shock. "C'è qualcosa che non va?"

Mamma sorrise e scosse la testa. "E' solo un po' nervoso."

Ci accomodammo all'interno, il solito profumo di biscotti fatti in casa ci riempì le narici. Dal piano di sopra proveniva un gran baccano e riconobbi la voce di Fred, James, Mary, Lucy e Roxanne. Entrai in salotto un po' timorosa, quest'anno non ci sarebbe stato neanche lo zio Charlie come santo protettore. C'erano tutti gli zii, più Victoire e Teddy, Al, Lily e Louis.

Al venne verso di me non appena mi vide. "Non è andata bene, vero?"

Io lo guardai sarcastica. "Ma no, da cosa l'hai capito?"

Vanessa sospirò al mio fianco e abbassò un po' la voce perché solo io ed Al potessimo sentire. "Sono stati cinque giorni d'inferno. Non ha parlato con nessuno." Disse riferendosi a papà.

Al mandò un fugace sguardo alle sue spalle. "Okey, però sono curioso... come gliel'hai detto?"

Io e Vanessa ci scambiammo uno sguardo. "Non l'ho fatto." Dissi afflitta. "Ci ha pensato Scorpius. Mi ha baciata davanti a loro prima che potessi dire o fare qualcosa per evitarlo. Papà non l'ha presa affatto bene."

Al spalancò gli occhi e scoppiò a ridere. "Ha davvero... è più idiota di quello che pensassi."

"Al." Lo implorai.

"Scusa." Disse con un sorriso. "Ma non posso fare altrimenti, praticamente si è tirato la zappa sui piedi!"

Dominique venne fuori dalla cucina insieme alla nonna, portando i primi piatti. "A tavola!" dissero a gran voce perché anche dal piano di sopra sentissero.

Don't Tell DadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora