oliver . . . 𝖍𝖔𝖑𝖑𝖞𝖜𝖔𝖔𝖉'𝖘 𝖇𝖑𝖊𝖊𝖉𝖎𝖓𝖌

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𝙾𝙻𝙸𝚅𝙴𝚁 𝚁𝙴𝙴𝚅𝙴𝚂 𝖕𝖔𝖗𝖙𝖗𝖆𝖎𝖙𝖊𝖉 𝖇𝖞 𝚂𝙴𝙱𝙰𝚂𝚃𝙸𝙰𝙽 𝚂𝚃𝙰𝙽 (made for 𝓝𝒊𝒏𝒆𝒕𝒕𝒂)𝘀𝘁𝗮𝘁𝘂𝘀 | completa - da revisionare

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𝙾𝙻𝙸𝚅𝙴𝚁 𝚁𝙴𝙴𝚅𝙴𝚂 𝖕𝖔𝖗𝖙𝖗𝖆𝖎𝖙𝖊𝖉 𝖇𝖞
𝚂𝙴𝙱𝙰𝚂𝚃𝙸𝙰𝙽 𝚂𝚃𝙰𝙽 (made for 𝓝𝒊𝒏𝒆𝒕𝒕𝒂)
𝘀𝘁𝗮𝘁𝘂𝘀 | completa - da revisionare

༻¨*:·. ━━ 𝓡uolo : assistente detective
La lotta al crimine può essere considerate qualcosa a cui aggrapparsi, qualcosa che, si sa, aiuterà qualcuno in qualche modo. Oliver non crede di volere di più.
Sono anni che si trova in questo campo, sono successe cose spiacevoli che preferirebbe non ricordare, ma che gli ronzano per la testa quasi ogni notte. Dopo il caso Detroit ha creduto davvero di non potercela fare di più.

❛ . . . 7 settembre 1951 ❜
«Quindi, dopo Vancouver e Detroit, e dopo aver ricevuto la proposta di un impiego a tempo indeterminato a Washington, e dopo un invito in una delle sedi ufficiali dell'NCIS, lei vuole venire qui, proprio a Los Angeles, in questo quartiere, dove abbiamo già un detective qualificato, a fare da babysitter a un paio di attori?» Il tono perplesso del procuratore non promette niente di buono, vede Stevens scaldarsi il fondo della pipa con un accendisigari, lui continua a mantenere lo sguardo fisso. Certo, Washington poteva essere bella, diventare un agente federale anche, ma non è quello che può fare.
Sospira, sente la voce roca, Polly gli ha sempre detto che le parole andavano scandite di più, ma lui non l'ha mai ascoltata: «È quello che ho detto».
Non è mai stato uno di molte parole.
❛ . . . 7 settembre 1951 ❜

༻¨*:·. ━━ 𝓝ome : Oliver
Oliver è un nome di origine normanna, significa "esercito di folletti", quando era ragazzo non ci credeva nemmeno. Deriva probabilmente dal termine Alfihar, ma la pronuncia di è stata probabilmente alterata dalla successiva associazione con il nome Oliva, dal nome latino dell'albero di olivo.
Una seconda interpretazione lo lega al nome norreno Aleifr che significa "discendente dell'antenato". Non trova che nessuno dei due abbia senso, crede che il suo nome sia così stupido. Solo, non lo cambierebbe mai. Ormai ci è abituato.
I suoi genitori, Dolores e Theodore, scelsero questo nome senza un motivo preciso, forse solo perché a entrambi piaceva il suono, sicuramente entrambi ne ignoravano il significato.
Sin da piccolo, Oliver è stato giudicato in modo severo da chiunque: "nome strano, ragazzo strano", fa quasi ridere, ma è proprio andata così.
Le parole gli sono sempre scivolate addosso, quando hanno iniziato a passare alle mani che i problemi si sono ingigantiti, meglio non parlarne qui.
Ripensandoci, forse è meglio quando lo chiamano con il nome completo. A malapena sopportava quando Ruby e Rosemarie per prenderlo in giro si erano inventate di chiamarlo Ollie, di punto in bianco.

❛ . . . 28 novembre 1930 ❜
«Ollie, ti ricordi quello che mi avevi promesso?» Oliver alza gli occhi al cielo, detesta quel nomignolo, ma a Rosemarie non importa. È appena tornato a casa, ha passato il pomeriggio con i pochi amici che aveva e ora se l'è ritrovata sulla porta. La guarda male: certe volte detesta a morte sua sorella, altra volte... no, la detesta sempre. Non sa chi sia la peggiore tra le due, dovrebbero confrontarsi, sarebbe una bella lotta.
Si scompiglia i capelli che ha sempre tenuto più lunghi del normale, e scuote la testa. Fa finta di non ricordarsi, anche se sa perfettamente di cosa Rosemarie sta parlando.
"Se impari l'inglese a scuola, me lo insegni?" E lui quel giorno aveva fatto il grandissimo errore di annuire. Ecco che sua sorella maggiore lo prendeva per mano e lo portava al tavolino della cucina. Certe volte, e quando voleva qualcosa, Rosemarie era quasi una ruffiana. Almeno Ruby non era così falsa.
«Certo che te lo ricordi, hai una memoria di ferro tu» Lei gli sorride, lui tira fuori i libri dallo zaino. Alla fine le vuole bene, anche se insieme all'altra è insopportabile, e le dispiace che non sia riuscita ad andare a scuola, cosa che lui era riuscito a fare.
L'anno prima insieme a Theodore le aveva insegnato a scrivere, Ruby non ne aveva voluto sapere, preferiva ricamare i fazzoletti di stoffa insieme a sua madre, chi era lui per giudicare?
«Prendi appunti: ciao si dice hello, sì si dice yes e no è not» Rosemarie scrive velocemente, con la coda dell'occhio la vede fare qualche errore grammaticale ma non dice niente.
«Un giorno mi porterai in America, e mi farai da guida» Lei gli sorride, lui alza un angolo della bocca solo per cortesia.
Non crede proprio che andrà in quel modo, ma la lascia credere per un giorno.
❛ . . . 28 novembre 1930 ❜

𝒅𝒂𝒏𝒈𝒆𝒓𝒐𝒖𝒔 𝒘𝒐𝒎𝒂𝒏 - original charactersWhere stories live. Discover now