Capitolo sette.

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'Cristo, non puoi placcarmi così però!'

Le dita della mano si muovevano velocemente lungo i pulsanti del joystick nero mentre diversi sbuffi fuoriuscivano dalle mie labbra.

Gli occhi erano fissi sul grande schermo e le pupille vagavano velocemente da un pixel all'altro delle immagini proiettate.

La schiena incurvata, le ginocchia piegate come se fossi un capo indiano pronto a dare qualche comando.

'Goal, Goal, Goal!'

Gridò il ragazzo accanto a me, balzando in aria e avventurandosi in uno dei suoi strani balletti esultanti.

Lanciai il joystick per aria, lasciandolo cadere sul morbido tappetino bianco, accovacciandomi nell'angolo del divano: mi aveva battuto, di nuovo.

'Harold, ti odio.'

Due parole, due semplici parole utili per dimostrargli la mia riluttanza verso di lui e la sua stupida bravura nel vincere contro di me ogni singola volta.

Andavo spesso da Harry nel mio tempo libero o dopo la scuola, tra tutti i suoi amici ero il preferito di sua madre.

'Sei un ragazzo così gentile ed educato, sono felice che tu ed Harry siate sempre insieme!'

Usava spesso quella frase, sopratutto quando aiutavo quella capra di suo figlio nei test di recupero di matematica.

Harry e la matematica non andavano per nulla d'accordo, ogni fine semestre era sempre la solita storia: corsi di recupero, pomeriggi interi passati a fargli capire i concetti più importanti che concludevano con una partita di Fifa o con la sua testa riccioluta poggiata sulla scrivania, impegnata a sognare chissà cosa.

'Mi odi ma non puoi fare a meno di me, vero bel biondino?'

Il suo tono da spaccone accompagnato dal suo inconfodibile occhiolino da abbordatore professionale non fecero altro che aggiungere punti alla mia classifica di quanto fosse stupido da uno a se stesso.

'L'importante è essere convinti!'

Fu quella la risposta giusta per fargli mettere il suo classico broncio da cane bastonato, adoravo quella espressione.

Il suo labbro inferiore tirato all'infuori, gli occhioni verdi e le guance leggermente arrossate rendevano il suo viso ancora più tenero.

'E va bene Styles, scusa, hai vinto e si, ti odio ma non posso fare a meno di te.'

Il sorriso che si formò sulle mie labbra fu istantaneo.

Un'Harry imbronciato diede spazio ad un'Harry gioioso che si fiondò su di me, facendomi sobbalzare come una bambina.

Le sue braccia si allacciarono dietro al mio collo, spingendomi contro il petto, segno che stava per abbracciarmi.

Non rimasi a pensarci a lungo, da quando era iniziato l'anno i momenti dolci tra me ed Harry si facevano sempre più rari ed io avevo bisono di un contatto fisico con il mio migliore amico.

Poggiai la testa tra la sua spalla e l'incavo del collo, le braccia circondarono la gabbia toracica e il suo inconfondibile prufumo mi invase.

Sentii il suo mento poggiarsi sulla mia fronte così chiusi gli occhi, abbandonandomi ad una sensazione di tranquillità che prese possesso del mio corpo.

Rimanemmo in quella posizione per un tempo che sembrò troppo corto dato che le sue mani si poggiarono sulle spalle, dandomi una spinta abbastanza forta da farmi allontanare.

Non capii subito il motivo del suo gesto ma le idee si fecero più chiare quando il viso della signora Anne fece capolino dalla cucina, osservandoci.

'Tutto bene ragazzi? Sembra che abbiate appena visto un fantasma!'

Girai il capo verso Harry, aveva la faccia completamente bianca per lo spavento e le labbra semiaperte; farfugliò qualche secondo prima di rivolgere un sorriso rassicurante alla madre.

'Tutto okay mamma, stavamo solo parlando.'

Il suo modo di congedare mi aveva sempre affascinato:con un solo sorriso sapeva tranquillizzare chiunque.

Avvertii uno strano dolore alla spalla, Harry era magro ma aveva la forza di un bestione.

'Ti ho fatto male?'

La sua voce si ridusse in un mormorio, notando i miei movimenti con la mano sulla spalla, speranzoso di far cessare quel fastidio.

Scossai il capo.

'E se un giorno dovesse venire a saperlo?'

Quella domanda mi uscì fuori come un uragano in tempesta.

'Venire a sapere cosa? Che sono gay?'

Il suo tono di voce divenne improvvisamente serio e i sensi di colpa iniziarono ad assalirmi.

Harry era gay, ma non voleva farlo sapere a nessuno.

Non perchè se ne vergognasse, ma la paura di una possibile reazione negativa da parte delle persone più importanti della sua vita lo divorava pian piano.

L'idea di fare coming out gli venne quando, molto tempo fa, sua madre ci vide dormire abbracciati sul divano tra pile di libri e appunti da studiare.

Quel giorno ero parecchio stanco e avevo visto il petto di Harry come un possibile cuscino dove riposarmi.

Fortunatamente sua madre non chiese nulla del perchè dormissimo abbracciati ma ogni volta che siamo in sua presenza, tende a prendere le distanze.

'Si, cioè no, scusa..'

Le gambe iniziarono a tremare e l'ansia prese il sopravvento sul mio corpo.

Il riccio si limitò ad avvicinarsi col viso e schioccare un lieve bacio sulla mia guancia perennemente arrossata.

Il suo sistema per farmi capire che andava tutto okay.

I secondi successivi li passammo così, a guardarci negli occhi e a sorriderci, finchè un suono simile ad un campanello rimbombò nella mia testa.

'Che ore sono!?'

Chiesi, alla disperata ricerca della mia giacca nera.

'Le quattro precise, perchè?'

Le quattro in punto.

Niall Horan era in ritardo, per l'ennesima volta.

Buonasera donzelle, come potete vedere sono ancora viva, rido.

Allors , sono qui sotto il mio splendido albero di Natale ad aggiornare dopo ben due settimane di scomparsa, sigh.

Ho avuto un botto di cose da fare e uno spettacolo natalizio della scuola so impegnata 24 ore su 25)-:

Che ne pensate del capitolo?Ho deciso di dedicarmi ai Narry ma don't worreh, Zayn si farà presto vivo.

Fatemi sapere se la storia vi piace e lasciate anche una stellina!

Alla prossima e Buon Natale~

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