Capitolo sei.

2.6K 161 31
                                    

Tastai con movimenti placati i bordi della tazza da cui proveniva una scia di fumo profumato.

Cioccolata, l'ideale per situazioni del genere.

Il bar era poco affollato, per mia fortuna, anche perchè dopo la fine delle lezioni ogniuno tornava alle proprie abitazioni per pranzare o per sbattere in faccia ai genitori i brutti voti presi durante la giornata.

Emisi uno strano versetto, il contatto bollente di quella parte della tazza contro le mie dita fu fastidioso, così fastidioso che vidi il mio polpastrello arrossarsi.

Il casio argento che portavo al polso segnava ormai le 15.00 in punto e di Zayn neanche l'ombra.

Tanto bello quanto ritardatario.

L'agitazione iniziò a sentirsi, le dita della mano destra picchiettavano freneticamente sul legno del tavolo ed i miei occhi erano fermi verso l'entrata del locale.

Una sola domanda vagava nella mia testa.

Sarebbe venuto?

Probabilmente si era sentito male, oppure le ruote della sua auto avevano fatto boom.

Macchina rotta o no, era passata quasi un'ora dall'inizio del nostro 'appuntamento' ed io continuavo ad ordinare tazze di cioccolata calda.

Quella che accarezzavo con ansia era la cioccolata numero tre.

Tre come i quarti d'ora passati seduto su una sedia scomodissima, tre come i tavoli occupati alla mia destra e tre come le volte in cui sbloccai lo schermo del cellulare con la speranza di un suo messaggio.

Riflettendoci, Zayn non era nulla per me, solo un nuovo compagno di studi che mi doveva delle scuse per il tempo prezioso passato in questo stupido posto.

Pensai ad Harry.

A quell'ora sarei stato sicuramente a casa sua, sul suo comodo divano e rannicchiato in una calda coperta ad osservarlo recuperare i test di matematica.

E invece ero lì, solo e con gli occhi scuri della cameriera puntati addosso.

Dove cazzo si era cacciato.

Tirai un'ennesimo sospiro, seguito da una sistemata al ciuffo ribelle caduto sulla fronte.

La cioccolata era ormai tiepida e la mia pazienza era ai limiti quindi decisi che quello sarebbe stato il momento adatto per berla.

Avvicinai la tazza alle labbra, chiusi gli occhi per gustare meglio il sapore della bevanda quando un avvertii il tintinnio dello scacciapensieri posto tra il vetro e la porta scorrevole del bar.

Era arrivato, con un'ora di ritardo, ma la sua figura era ferma davanti ai miei occhi e mi fissava con aria giocosa.

Deglutii il lungo sorso di cioccolata per poi poggiare con lentezza la tazza sul legno, rivolgendogli un sorriso.

Tutta la rabbia che avevo accumulato per lui era misteriosamente sparita quando lo vidi sedersi di fronte a me e salutarmi con un gesto del capo.

'Scusa per l'immenso ritardo, ho avuto una mezza discussione con un coglione che ha rigato la portiera della mia auto.'

Il suo sguardo vagava da una parte all'altra dei tavoli mentre io mi limitai ad annuire, imbarazzato.

'Hai ordinato solo quella?'

La sua voce spezzò i miei pensieri, facendomi boccheggiare per pochi secondi, notando poi la sua attenzione verso la tazza verde piena di cioccolata ormai fredda.

'Veramente questa è la terza che prendo.'

Risi.

Risi nel vedere la sua espressione farsi stupita e nello stesso momento dispiaciuta.

Il suo mento era poggiato sulla mano chiusa in un pugno mentre il gomito premeva sul piano del tavolino.

'Capisco.'

Si tirò indietro, incollando le spalle allo schienale della sedia.

'Vorrà dire che stavolta pagherò io per scusarmi del ritardo, sai com'è.'

Vidi l'ombra di un ghigno comparire sul suo volto accompagnato da un lieve occhiolino.

'E mi raccomando Niall, cerca di non arrossire o di balbettare, insomma di non essere timido!'

Improvvisamente mi ricordai dell'ultimo consiglio che mi diede Barbara prima di chiudere la chiamata ed entrare nel bar.

Consiglio che, ovviamente, non ascoltai, dato che avvertii le mie guance surriscaldarsi al gesto del moro seduto al mio tavolo.

'P-piuttosto, pensiamo a come organizzare il nostro progetto.'

Chiesi appello alla mia audacia, torturandomi le mani poggiate sulle cosce e cercando di risultare il più serio possibile.

'Casa mia è fuori questione, mia madre rompe un botto e ho tre sorelle tra i coglioni quindi se non vuoi prendere un'insufficenza, troviamo un'altro posto.'

'Diretto il ragazzo.' pensai.

'Portarlo da me? Sarebbe da pazzi e poi vivo anche da solo, potrebbe provarci o peggio, stuprarmi.'

Potei immaginare la mia vocina interiore mandarmi a quel paese.

Lo osservai prima di ribattere, aveva gli occhi fissi su di me, impaziente di una mia risposta, così mi arresi, sbiascicando.

'Beh, puoi venire da me se vuoi, vivo da solo e non ci tengo a prendere un'insufficenza..'

Il suo viso si illuminó e una strana scintilla vibró nei suoi occhi color cacao.

'Perfetto allora, cosa ne dici di iniziare subito? Tipo domani.'

Allungó il braccio verso di me, rubando la tazza verde e avvicinandosela al viso, sorseggiando con tranquillitá quella che doveva essere la mia terza cioccolata.

Mi accigliai, facendolo scoppiare in una fragorosa risata.

'Allora, Niall?'

Annuii timidamente, rassegnandomi così due settimane d'inferno.


Buonsalve dehe, oggi ci sono i ragazzi a Roma ed io sono qui ad aggiornare questa storia fatalosa, spero vi piaccia, alla prossima~

what's your name?(ziall)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora