#40 Sanificazione

15 2 0
                                    

Li abbiamo visti in televisione e sui giornali, completamente bardati nelle loro tute bianche. Inizialmente confusi per i RIS di Parma sulla scena del crimine, abbiamo presto iniziando a riconoscerli ed apprezzarne il vero ruolo, quello dei sanificatori. Entrano in negozi, bar, ristoranti e palestre, spandendo nuvole di rassicurante prodotto disinfettante. Li abbiamo visti infilarsi persino nei taxi ed aggirarsi eterei tra le opere d'arte del Vaticano. Il loro compito: sanificare, ovvero cospargere oggetti e superfici di quella sostanza magica in grado di pulire tutto ed allontanare lo spettro del contagio. Ma non è solo questo. Da quegli erogatori si sprigiona anche il senso di sicurezza che chiediamo ci venga dato oggi per ripartire. Quella sensazione di protezione che bisogna spargere su tutto e tutti. Chiamarla illusione potrebbe essere una forte tentazione, ma sarebbe ingiusto nei confronti di tutti coloro che si stanno dando un gran da fare per adeguarsi alle disposizioni del governo per la ripartenza. Ripartenza, appunto, che non vuol dire affatto continuità. Da domani non ritorneremo al ristorante, ma ci andremo per la prima volta per vivere un'esperienza che non avrà nulla a che vedere con la stessa di due mesi fa. Non parliamo di distanza tra i tavoli, mascherine e guanti, e persino del plexiglass tra me e la persona difronte. Non ci riferiamo nemmeno al cibo che, si spera, possa rimanere l'unica cosa certa che troveremo. Ci riferiamo al concetto di socialità, che viene definitivamente stravolto. Noi italiani, più di chiunque altro al mondo, associamo da sempre il cibo alla convivialità. Si mangia (e si beve) per stare assieme. Si mangia per parlare di affari. Si mangia per innamorarsi. Addirittura, riusciamo a parlare di cibo, proprio mentre si mangia. Andare al ristorante per tentare di comunicare attraverso un pezzo di plastica, potrebbe ridursi a mangiare e basta. Questo per noi è inconcepibile, ma bisogna provarci. Lo dobbiamo al ristoratore, ai cuochi, ai camerieri, ma anche a noi stessi. Dobbiamo fare in modo che la novità si trasformi man mano in continuità. Solo così potremo tentare di riprenderci la normalità che conoscevamo. Togliamoci per un attimo la mascherina e respiriamo la voglia di ricominciare a pieni polmoni. 

Quarantuno in QuarantenaWhere stories live. Discover now