Biancaneve

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C'era una volta, in un regno lontano... La sottoscritta. Eh sì, sono io la protagonista di questa storia, che vi piaccia oppure no.
In ogni caso inizio dicendo che vivevo in un magnifico castello ed ero la principessa dello splendido regno di Dressrosa. Mio padre, re Doflamingo, si era risposato con quell'arpia di Monet dopo che mia mamma morì dandomi alla luce. All'inizio non sembrava così troia, ma è meglio partire dall'inizio.

In tutto il regno ero conosciuta con il nome di Biancaneve, poiché ero pallida come un cadavere (o come la neve, dipende dai punti di vista), in contrasto con i miei capelli neri come la barba di zio Teach. Per un periodo della mia vita sono cresciuta serena, senza preoccupazioni, ma la vita fa schifo e quindi doveva pur succedermi qualcosa per farmi tirare giù tutti i santi del calendario. Perciò, quando fui diciottenne e nel pieno della mia bellezza, la mia matrigna escogitò robe brutte contro di me, perché voleva essere la più bella in assoluto, per cui mandò un cacciatore a uccidermi. Ed è proprio qui che inizia la mia storia da autolesionista.

Mi trovavo abbastanza lontana da casa. Avevo deciso di fare una passeggiata per mi distrarmi un po' e mi ero fermata a raccogliere delle splendide viole per mio padre. Nonostante non sembrasse, era donna dentro e andava pazzo per i fiori, tant'è che il regno ne era pieno. Impegnata com'ero, non sentii un fruscìo poco lontano da me e continuai imperterrita a raccogliere viole.

-Credevo di aver fatto rumore- disse una voce alle mie spalle.

Quindi mi girai e mi prese un colpo -Oh porco il cazzo!- mi misi una mano sul cuore.

L'altro alzò un sopracciglio della serie "Alla faccia della principessa". Be', le apparenze ingannano, ero tutta mio padre.

-A cosa devo questa "piacevole" visita e il fucile puntato contro, di grazia?- chiesi alzandomi e spolverando la gonna del vestito.

-Io sono Usopp comunque.

-Cosa vuoi che me ne freghi? Ti ho chiesto cosa ci fai qui.

-Tu uccido e mi prendo il tuo cuore per consegnarlo alla regina.

Scoppiai a ridere -Ma se non ti reggi nemmeno in piedi. Senti, facciamo così... Sembri un bravo ragazzo. Non vorrai mica avere sulla coscienza la mia persona? Io ti do il cuore del cervo che ho trovato stamattina tra l'erba e tu mi lasci in pace. Andrò a vivere nel bosco come una vera Amazzone. Ci stai? Tanto ora che so che quella prosti... Hai capito, mi vuole morta, non posso comunque tornare.

Usopp annuí -Mi piace come idea.

Idiota.

-Bene- gli piazzai il cuore in mano. -Tienitelo e divertiti. Addio.

Quindi mi misi a correre come una cretina attraverso il bosco. Dovevo allontanarmi più possibile da Monet e dalla sua ossessione per me.

-Non mi avrai mai!- urlai al vento mentre inciampavo con la grazia di in cammello e sbattendo la testa per terra.

In un istante, divenne tutto buio.

Dopo un tempo che mi parve infinito, mi svegliai e mi misi seduta di scatto. Sette paia di occhi mi stavano fissando, sconcertati. Avevo davanti sette "uomini", tutti bassi e più piccoli dei nani da giardino. Sembravano i Totland: creature mitologiche presenti nei libri.

-Sei... Una donna- disse uno di loro.

What?

-No, sono una capra- replicai sarcastica. -Ma ti pare? Oh mio Dio, sono finita in una casa piena di matti.

Scesi dal letto e cercai di andarmene.

-Monet ti cerca- affermò un altro, salendomi sulla spalla per bloccarmi.

-Come lo sai?- domandai sorpresa.

Mi mostrò il suo mini cellulare -L'ha postato su Facebook.

Rabbrividii -Siete suoi amici su Facebook? Che coraggio.

-Sí- rispose lo stesso. -Non ne andiamo particolarmente fieri.

Allora rilassai le spalle e li osservai, torturandomi le dita -Allora mi farete restare qui con voi? Mi dispiace se vi ho risposto male. Non ho altri posti dove andare. In cambio posso pulire casa con i miei amici uccellini- a quel punto fischiettai e un pettirosso si schiantò sul vetro della finestra chiusa, scivolando poi verso il basso.

Facemmo tutti una smorfia di dolore.

-Va bene- mi rispose il nano. -Io sono Leo. Gli altri non sono importanti.

-Ok- dissi contenta. -Piacere, io sono Biancaneve.

-Benvenuta, cara.

Da quel momento passai con loro giornate felici e piene di risate. E nonostante la casa fosse piccola, riuscii ad adattarmi bene. Ogni giorno loro uscivano per andare nella loro setta segreta per cospirare contro la monarchia e io rimanevo a casa da sola. Un giorno qualcuno bussò alla porta.

-Sì? Chi è- chiesi.

-Ehm... Un'amica.

-No, io non ho amiche. Sai, sono un verme solitario.

-Allora sono la tua matrigna travestita e ti ho portato delle belle mele avvelenate.

Allora aprii e mi ritrovai davanti una vecchia col mantello.

-No, tu sei decisamente più bella di quella stronza.

L'altra grugnì piano e disse qualcosa tipo "Ma quanto è stupida?" e mi guardò male -La vuoi una mela o no?

Osservai il cestino che teneva in mano -Mh... Sì, ho fame, anche se preferirei un hamburger del Mc in questo momento.

-Zitta e mangia, idiota- replicò, infilandomi in bocca una mela, che io mangiai con gusto.

Oh... Era davvero buona. Però iniziò ad avere uno strano retrogusto e mi ritrovai a terra senza sensi dopo qualche secondo.

Brutta troia.

Furono queste le ultime parole che mi passarono per la mente, mentre sentivo la "dolce" vecchietta ridersela parecchio.

Pensavo di essere morta, quando qualcuno posò le labbra sulle mie.

Ti prego, fa che non sia la vecchia o un nano o peggio... Mio padre.

Quindi aprii gli occhi e mi ritrovai davanti l'ultima persona che mi sarei aspettata. C'era un principe... Un principe azzurro, capite? Di quello nelle fiabe. OMG!!

Era anche un figo, con pettorali da favola e una pettinatura bionda e... Fluente no, però era simpatica. Ricordava il ciuffo di un ananas.

Il tipo figo mi prese in braccio a mo' di principessa (lo ero anche ora che ci penso).

-Io sono Marco.

Ma ha anche un nome da stupro questo.

-Vieni, ti porto alle Bahamas.

Andiamo, andiamo.

Non salutai nemmeno i nani. Ero troppo concentrata sul mio cavaliere vestito in turchese. E così ce ne andammo e ci sposammo. Monet rimase una vecchia brutta, perché non sapeva come ritrasformarsi, e mio padre visse felice e contento da scapolo.

FINE.

Lost: Bedtime Story // One PieceWhere stories live. Discover now