Cappuccetto Giallo

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-Tesoro... Oggi che non hai nulla da fare in particolare, non è che porteresti questo cestino di focacce alla nonna Kizaru?

Alzai la testa dal mio libro e guardai mia madre con un cipiglio -Ma chi? A quella vecchiaccia che vive in mezzo al bosco e mi ha regalato quella mantellina di un orribile colore giallo?

Lei mi fulminò con lo sguardo -Quante volte ti ho detto di non parlare così di lei?

-Ma se è deficiente!- esclamai adirata.

-Sta invecchiando...- sospirò.

Perché dovevo inoltrarmi nel bosco con la paura di un lupo che sbranava la gente, per portare delle focacce a qualcuno che non mi piaceva? Ma che le facesse mangiare a me.
Però era pur sempre una nostra parente... Voleva dire che avrei fatto uno sforzo.

-E va bene- dissi infine. -Vado, ma sappi che mi devi un favore, mamma.

-No, non ti devo nessun favore. Vai e basta!- detto quello mi piazzò in mano la mantellina gialla e il cestino.

Io fissai il regalo della nonna.

-Questa roba la devo proprio mettere?

Mia madre mi lanciò un'occhiataccia -Scommetto che le farebbe piacere. E adesso finisci la colazione, così vai da lei.

-Va bene, va bene- replicai, alzando gli occhi al cielo.

Quindi diedi un ultimo morso alla brioche e mandai giù anche il succo di frutta. Dopodiché mi misi quell'orrenda mantellina gialla, su cui avrei avuto molto da ridire, afferrai il cestino e uscii di casa. La mia umile dimora, una villa con piscina, si trovava in mezzo al bosco, perciò il sentiero verso il cottage di mia nonna mi si aprí subito davanti. Però sentii di scatto la porta aprirsi dietro di me.

-Ah, tesoro!- mi richiamò mia mamma. -Non lasciare mai il sentiero.

-Ok- risposi solo.

Dopo venti minuti ero fuori dal percorso a raccogliere fiori.

Come non detto.

Ma c'erano tante belle viole! E le margherite! Anche un cobra... Ma dettagli. Pensai che, magari, sarebbero serviti a mia nonna, non tanto perché amasse i fiori, ma perché addolcivano me al pensiero che stavo facendo tutta quella strada per portarle quattro focacce del cazzo che lei faceva molto meglio del cuoco di casa mia. Perciò il dolce profumo doveva servirmi per evitare di saltarle addosso e porre fine alla sua vita prima del tempo.

Quindi ne raccolsi un po' e improvvisamente sentii un fruscìo.

-Cosa ci fai qui nel bosco tutta sola?- mi chiese una voce profonda.

-Raccolgo fiori, idiota. Che sei cieco?

La figura spuntò fuori con un ghigno stampato sul volto. Non era un lupo. Aveva le orecchie e la coda, certo, ma era rivestito da piume rosa.

-Cosa saresti?- chiesi. -Un fenicottero mannaro?

-Porta rispetto, ragazzina. Io sono il lupo- disse con una smorfia infastidita.

Lo fissai qualche secondo e mi alzai dalla posizione inginocchiata.

-Ma se ti facessi arrosto con le patate? Di cosa sa un fenicottero? Pollo?

Allora lui mi prese sulla spalla, senza che potessi agire, e mi riportò sul sentiero, che in quel punto presentava una biforcazione.

-Ignorerò quello che hai detto. Ora facciamo un gioco.

Ma a caso?
Io stavo ancora fissando il suo splendido culo dall'alto della sua spalla.

-Mh... Dimmi tutto, sconosciuto rosa.

Lost: Bedtime Story // One PieceWhere stories live. Discover now