sette

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Era l'alba è Rosa si era appena svegliata, quando suo padre la invitò a raccogliere le sue cose per l'imminente appuntamento a Palazzo Medici e così, chiudendo la borsa, percorse le scale che la portarono alla sala d'ingresso dove  il padre l'aspettava piuttosto impaziente. Durante il tragitto nessuno proferì parola, Rosa non ne fu meravigliata, suo padre non le aveva mai dimostrato affetto e lei non ne aveva bisogno, sua madre era così affettuosa che Rosa non ne sentiva per niente la mancanza. Lorenzo il Magnifico, indossante una veste color turchese li salutò e accompagnò Rosa in una stanza dove Giovanni stava finendo di prendere fogli, pennelli, matite e tutto il necessario per la mattina. Lorenzo la lasciò alla porta e si fece seguire da suo padre al piano di sopra. Rosa esitò ad entrare ma fu colta di sorpresa da una voce che da dietro esclamo:« Cugino ma dove eri finito!», Giulio era proprio dietro Rosa e voltandosi lo vide diventare leggermente rosso e tento di scusarsi per le urla, ma Rosa sorrise e aggiunse di non preoccuparsi. Poi Giulio con tono calmo proseguì:« Voi dovete essere la figlia del Messer Ardinghelli, avete i suoi stessi occhi» Rosa rispose:« Si sono io, potete chiamarmi Rosa» e Giulio annuì continuando:« Io sono Giulio, cugino di Giovanni, il quale già ovviamente conoscerete» e finì con un ghigno rivolto al giovane intento a prendere alcuni colori. Giulio, disse poi, che per il mattino non avrebbe potuto tenere compagnia ai due ma sicuramente nel primo pomeriggio sarebbe passato a portare anche il saluto della zia Clarice, la madre di Giovanni.
Giovanni e Rosa erano arrivati ai giardini e avevano appoggiato tutto l'occorrente su un tavolo piuttosto largo e circolare. Giovanni fu il primo ad interrompere il silenzio che li aveva accompagnati:«Scusa per Giulio, non è abituato a comportarsi educatamente con ehm, le ragazze»
Rosa disse:« Non preoccuparti, in ogni caso, cosa hai intenzione di disegnare oggi?» Giovanni rimase spiazzato da quella domanda, Rosa non le aveva mai domandato nulla, rispondeva solamente a ciò che lui le chiedeva, decise di risponderle vagamente:« Non ho un'idea nitida, ho alcuni suggerimenti nella mia testa che poi trasporterò sulla carta» Rose si accontentò della risposta e iniziò a muovere il carboncino sul foglio giallognolo. Le ore passarono e nessuno dei due aveva intenzione di deconcentrare l'altro dicendo qualcosa, tuttavia non mancarono le occhiate contente e i sorrisi trattenuti. Il pranzo passò velocemente, Rosa s'intratteneva assieme a Clarice, che le raccontava di Roma e delle maestose opere all'interno del palazzo del papa: Rosa ne era rapita. Nel primo pomeriggio continuarono le loro opere, fino a quando Rosa, accortasi di non avere più abbastanza carboncino fece per spostare un po' la mano incontrando quella del giovane al quale occorreva un pennello lì accanto, il cuore di tutti e due iniziò a battere all'impazzata, finchè Giovanni le prese la mano e Rosa attorcigliò le dita a quelle dell'altro. Rimasero così per alcuni minuti fino a quando Giovanni cercò di dire qualcosa ma venne interrotto dall'arrivo del fratello e del  conosciuto cugino, immersi in un combattimento con le spade. I due immediatamente si staccarono e arrossendo ritornarono ai loro dipinti. Questa volta fu Piero a parlare che si presentò cordialmente a Rosa, ignaro dei sentimenti del fratello verso ella. Raggiunta la sera i due Ardinghelli dovettero ritornare alla propria dimora, e così rigraziando e salutando i padroni di casa, s'incamminarono verso il centro della città, Rosa approfittò dello sguardo assente del padre si voltò e il cuore le sussultò, Giovanni le stava sorridendo, così Rosa ricambiò e con il sorriso ancora in viso, si voltò per seguire il padre.

/autrice/
Giovanni capisce che Rosa prova qualcosa per lui, ma sarà pronta ad ammetterlo?

semplicità|mediciWhere stories live. Discover now