Luce valeva poco, valeva come uno di quei "dai" detti tanto per dire?

Perfetto, e allora lui non valeva proprio niente.

Spensi il cellulare, perché non c'era una sola persona sul pianeta che mi andasse di sentire, o almeno non fuori da quella casa.

Avevo solo un enorme, gigantesco ed egoistico bisogno di mio fratello, seppur fossero le cinque di mattina. Così sgattaiolai in camera sua, e lo vidi rannicchiato a letto, con la bocca aperta e la solita gamba fuori dalla coperta.

Restai a guardarlo un istante, riflettendo su quanto bene gli volessi e quanto effettivamente fosse l'unica cosa che davvero contasse all'interno della mia vita, dopodiché mi infilai al suo fianco, stringendolo forte, terrorizzata dall'idea che potesse abbandonarmi anche lui. Mi sentì, perché si mosse, abbracciandomi a sua volta.

"Ei, che succede, Luli?"

"Posso restare?" Chiesi solamente, sentendo che sarei scoppiata a piangere da un momento all'altro. Ma non l'avrei fatto. Non si piange per un niente.

"Certo."

Mi svegliai quasi all'una del pomeriggio successivo, da sola, ma dopotutto era comprensibile, non potevo certo pretendere che mio fratello restasse a letto tanto a lungo per colpa mia, seppur fosse domenica.

Cercai in qualche modo di trascinarmi nel bagno, ma fui intercettata a metà strada.

"Hai dormito con Milo?" Chiese mia madre, vedendomi chiudere la porta della sua stanza. "Non ti sentivi bene?"

"Non troppo." Risposi semplicemente, cercando di sistemarmi i capelli. "Ma ora va meglio. Dov'è?"

"In cucina, anzi, vai a sentire cosa vuole, ha detto di doverti parlare."

Annuii, cambiando strada, e lo trovai seduto a tavola mentre masticava quella che sembrava essere pasta al ragù.

"Buongiorno Mini, volevi dirmi qualcosa?"

Ingoiò il suo boccone, guardandomi con aria preoccupata. "Sì. Non so cosa sia successo, e lo sai che se non te la senti di parlarne non importa, ma c'è un tale Lele Giaccari che continua a mandarmi messaggi su instagram da tutta la mattinata, chiedendomi come stai e perché non rispondi al cellulare."

"Lele? Sul tuo instagram?"

"Già, be', non deve essere molto difficile arrivare alla conclusione che sono tuo fratello, credo si capisca da alcune foto che hai sul profilo. Comunque, volevo solo che lo sapessi."

"Grazie." Gli scompigliai i capelli. "Per avermelo detto, per non chiedere mai ma esserci sempre, sei un bravo fratello."

Rimase di stucco, perché era scontato che non si aspettasse delle parole del genere da me, ma mi sentivo debole, e quanto ero debole tendevo a diventare un poʼ più sentimentale.

Comunque, compresi che forse era arrivata l'ora di accendere il telefono, anche solo per evitare che quei coglioni importunassero Milo per altro tempo.

Avevo decine di messaggi e chiamate perse, la maggior parte provenienti da Lele e da lui, decisi di optare per la via che mi sembrava più semplice, componendo il numero di quello che avrebbe dovuto essere la guardia del corpo.

"Luce? Ma sei impazzita a sparire in quel modo? Ci siamo preoccupati così-"

"Evita, Lele." Lo stoppai, glaciale. "Non me ne faccio niente di questa sceneggiata, volevo solo che sapessi che sono viva, così puoi piantarla di rompere i coglioni a mio fratello."

"Ce l'hai con me?" Mi chiese, come se fosse totalmente sorpreso. "Mi dispiace tanto, ero in giardino con Diego, era ubriaco marcio e stava tentando di scappare chissà dove, peccato che poi si sia messo a vomitare l'anima."

Stavo per rispondergli che non importava, perché l'incazzatura nei suoi confronti mi stava già scendendo. Potevo mai colpevolizzarlo semplicemente perché si stava occupando del suo migliore amico, della persona che conosceva da dodici anni? Io ero appena arrivata, non ero nessuno.

Solo che poi sentii una voce, dei sussurri, e il rumore inevitabile del cellulare che gli veniva strappato di mano.

"."

Lù.

Lù un cazzo.

Vidi quel filmato scorrermi davanti agli occhi di nuovo, non appena parlò, e mi sentii di stare per vomitare.

Lù.

Aveva anche il bel coraggio di chiamarmi così e di parlare con me.

"Sono riuscito recuperare il telefono, ma il tuo era staccato. Cazzo, mi dispiace così tanto. Devo parlarti, devo spiegarti. Perché non rispondevi? Stai bene? Dove sei?"

Un fiume di parole inutili, pensai, guardando la sua felpa ancora buttata per terra.

Un fiume di parole inutili che mi fecero arrabbiare, perché il solo suono della sua voce mi aveva fatto realizzare quanto per me fosse impossibile classificarlo come niente.

Tancredi era tutto, tutto quello che avevo sempre cercato, tutto quello che qualsiasi persona potesse desiderare.

Tancredi era carismatico, divertente, intelligente, gentile, testardo e arrogante.

Tancredi era quella persona che nella folla non passava mai inosservata, non solamente per via della sua bellezza, ma per la luminosità che emanava, perché Tancredi era ogni colore dell'arcobaleno.

Ogni colore del mio arcobaleno, e che mi piacesse o meno avevo imparato ad amare ogni sua piccola sfumatura.

Come potevo far finta che non fosse niente?
E come poteva averlo fatto lui con me?

"?"

"Smettila." Mi asciugai la lacrima bastarda che mi era finalmente sfuggita. "Che cosa vuoi ancora da me? Perché ti importa tanto di parlarmi? C'è la tua principessina di merda, nella stanza accanto, va' da lei."

"Non c'è nessuno in nessuna stanza accanto, siamo appena arrivati in stazione, non potevo restare là un minuto di più. Ascoltami, io non ho-"

"Te lo dico io cosa non hai, o almeno non più." Lo interruppi, mentre mi tremava la voce . "Una dignità e una fidanzata."

hey,
io spero solo di non venire uccisa per via dellʼorario e del contenuto del capitolo.
Non sono pazza e non lo è nemmeno Luce, non è neanche bipolare, giuro, ma chi, in uno stato d'animo come il suo, non cambia umore e pensiero almeno mille volte?
Sto cercando di rendere tutto il più realistico possibile, e spero davvero di riuscirci, ho una paura di deludere le vostre aspettative che voi non avete idea lol sopratutto perché a volte mi riempite di complimenti che proprio non mi merito🥺
vi voglio benissimo, grazie infinite per tutto.

Canyon 🦋

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