Sola

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Sono seduta su un'altalena in giardino, mentre la nonna sta dormendo su una sedia a dondolo. Si muove avanti e indietro cigolando un po', gnic-gnic gnic-gnic.

La mia mente vola in paesi esotici, in parole e... ricordi. I miei ricordi. Lo so che non ci devo pensare, ma sono l'unica cosa bella che mi fa restare qui, a Sottomonte. Proprio su questa altalena li avevo... li avevo...

Ricaccio indietro le lacrime. Non sono una debole, e solo i deboli piangono. E' successo sette anni fa, chi se li ricorda? E poi, erano stati gentili a venirmi a salutare. 

Tornano le lacrime ma non riesco a fermarle, sono troppo agili, e schivano le mie dita.

Era una mattina di ottobre e papà mi aveva svegliato presto. Le sue dita erano fredde, mentre mi sfiorava il collo. Mi ero girata per guardarlo e capire che succedeva, ma lui se n'era già andato via. Non ho avuto un padre bravo con le parole.

Svogliata, mi ero messa una felpa di lana e un paio di pantaloni e lo avevo seguito. Era seduto su una sedia, in cucina, e accanto a lui c'erano Linda e Luigi.

- ciao Mel - non c'era la solita nota di energia nella voce di Luigi e me ne accorsi subito.

- ma che fate qui così presto? Volete un te, un latte... dei biscotti magari! - sapevo che qualcosa non andava, ma feci finta di niente, e mi ero precipitata a prendere il cartone di latte nel frigo.

- Mel, possiamo parlare fuori? - aveva detto piano Linda, e dolcemente mi aveva preso per mano, portandomi fuori. Avevamo camminato in silenzio per quasi mezz'ora ma a me erano sembrate ore. Alla fine non ero riuscita più a trattenermi.

- ma cos'è che non mi dicete voi due? - ero arrabbiata, impaurita, confusa. Linda si era seduta sull'altalena e si era pettinata i capelli con le dita come quando era stressata. La conoscevo bene la mia Pulinda. - Puli, puoi parlare con me lo sai - le avevo detto io. Prima che lei potesse rispondere Luigi l'aveva interrotta.

- ci trasferiamo. A Milano. La mamma ha trovato un buon lavoro e papà pure. Vivremo in un appartamentino credo. Claustrofobico. Però almeno...- Si era bloccato quando aveva visto che piangevo. Io piangere? Non era mai successo. Neanche quando mia mamma era morta avevo fatto vedere quel che la mia corazza nascondeva. Ma perdere due dei miei migliori amici, se non che unici amici? Non potevo non sfogarmi. Loro mi fissavano, non confusi come pensavo, ma spaventati. Non credo se l'aspettassero. Mi ero fatta forte e avevo domandato con voce tremante - quando pa-pa-partite-e? - Linda mi si era lanciata addosso e mi aveva avvolto con le sue braccia calde. Mi aveva asciugato gli occhi e Luigi, che stava lontano da noi, in piedi, si era schiarito la voce - tra un'ora - le lacrime mi si erano fermate di colpo. Gli avevo guardati negli occhi ed ero scappata via. Mi ero nascosta nella nostra casetta sull'albero, che avevamo costruito un'estate prima. Sulla parete di legno c'erano le nostre iniziali.

                                                                     M.+ L. + L. + G.

Non gli rividi mai più. Ogni tanto mi manca Linda, bella, sensibile e dolce come una zolletta di zucchero. Di Luigi mi manca la sua energia positiva e il suo lato comico. 

Giacomo se ne andò qualche anno più tardi, e io rimasi sola con mio papà e la nonna. Poi, alla fine anche mio padre mi abbandonò. 

Nessuno mi ama.


Perchè ti sogno ancora?Where stories live. Discover now