Uno

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«Naegi, che cos'è quella tazza sulla mia scrivania?»

Il ragazzo si voltò, staccando gli occhi dal computer per poter guardare il proprio superiore in viso. «Oh, quella? Mi sono fatto dire da Touko la vostra solita ordinazione al bar, visto che mi ci ero fermato per fare colazione. Ho pensato di portarglielo, visto che non so se fa colazione e magari mentre lavora le viene sete.»

La semplicità e naturalezza con cui Makoto spiegò tutto spiazzò Byakuya. Di solito era bravo a capire le persone e prevedere le loro mosse, o capire cosa volessero in cambio. Ma stavolta aveva dei dubbi. Prima di tutto, non si sarebbe mai aspettato una gentilezza simile da nessuno, se non Touko ogni tanto, ma mai da un conoscente o tantomeno un sottoposto. In più, dal tono del ragazzo e dal suo modo di fare sembrava davvero che Makoto avesse fatto tutto ciò senza malizia, senza doppi fini e senza aspettarsi granché in cambio. E non fu la prima volta che il ragazzo fece una cosa simile. Ogni giorno, quando arrivava al lavoro, Byakuya si trovava una tazza di caffè fumante sulla scrivania ad aspettarlo e Makoto a dargli il buongiorno con un sorriso. Il ragazzo, poi, era sempre puntuale e meticoloso col proprio lavoro. Certo, sapeva anche essere molto maldestro (più di una volta aveva fatto cadere dalla propria scrivania plichi di documenti di cui si sarebbe dovuto occupare), ma non succedeva mai con le cose davvero importanti e, in genere, il problema veniva risolto in fretta. Ormai Makoto faceva parte della routine di Byakuya e, per quanto gli facesse strano pensare certe cose, avere quel ragazzo attorno rendeva il lavoro meno tedioso. Ormai andando al lavoro Byakuya si aspettava di trovare Makoto seduto a lavorare al computer mentre scriveva l'ennesima mail, o mentre rispondeva ad una delle numerose chiamate di cui si occupava durante il giorno. Se non era occupato col telefono, alzava lo sguardo e dava il buongiorno a Byakuya con un piccolo sorriso, altrimenti lo salutava con la mano. Byakuya ricambiava sempre con un cenno della testa o della mano, prima di chiudersi nel proprio studio con la sua solita tazza di caffè caldo.

L'unica volta che Makoto si assentò dal lavoro (due giorni in cui fu bloccato a casa in malattia) Byakuya realizzò veramente quale impatto quel ragazzo avesse sulla sua vita. Per quei due giorni andò di persona a prendersi il caffè al solito bar, prendendosi tempo prima del lavoro per fare una colazione decente (cosa che raramente faceva nei giorni di lavoro).

«Oh, signor Togami, era un bel po' che non la vedevo! Viene sempre quel suo amico, Makoto...è così carino, sono felice che abbiate una persona così, vicino a voi. Ma come mai oggi non è venuto, è in ferie?» Byakuya rispose in modo secco e breve alle varie domande, come suo solito, ma pensò a lungo alle parole della barista. Makoto non era suo amico, era un suo impiegato. Vicino a lui? In effetti si poteva dire che il ragazzo si "prendesse cura" di Byakuya, per certi sensi. Sicuramente portargli il caffè non rientrava nelle sue mansioni obbligatorie, eppure lo faceva di sua spontanea volontà. Makoto aveva spesso cercato di instaurare un dialogo, soprattutto durante i tempi morti (al rientro dal pranzo, quando entrambi dopo il lavoro aspettavano uno un taxi e l'altro che la sorella lo venisse a prendere, nei momenti di pausa in cui Togami riemergeva dal proprio ufficio per sgranchirsi le gambe, andare in bagno o prendersi un bicchiere d'acqua) cercando argomenti in comune su cui potessero fare conversazione.

Durante i due giorni di assenza di Makoto, Byakuya dovette ammettere che avere il ragazzo attorno gli mancava. La sua presenza faceva senza dubbio la differenza e, al suo ritorno, iniziò ad apprezzarne sempre più la compagnia.

«Come ti trovi nella mensa aziendale?» La domanda uscì dal nulla, ma Byakuya non lo aveva chiesto a caso. Aveva qualcosa di ben preciso in mente.

«In realtà spesso mi sento un po' un pesce fuor d'acqua...so che detto da me fa ridere, visto il tipo di persona che sono, ma non riesco bene ad inserirmi.» Makoto cercò di sdrammatizzare con un sorriso. Nonostante fosse una persona socievole ed ottimista, non era riuscito bene ad inserirsi fra gli impiegati, che avevano tutti altri amici e che avevano qualcosa in comune fra di loro. Ma lui era un segretario, non ce ne erano altri. E anche se aveva trovato delle persone con cui conversare ogni tanto si trovava comunque a disagio.

Molto bene. Non era che Byakuya godesse del disagio del ragazzo, in realtà provava un po' di pena per lui, ma questo gli rendeva più facile (e nella sua testa meno imbarazzante) porre la domanda che aveva in mente.

«Capisco. Quindi se ogni tanto ti invitassi a venire a pranzare fuori con me, invece che farti andare in mensa a sentirti a disagio, non ti dispiacerebbe, vero?»

Makoto lo guardò stupito; non era una richiesta che si sarebbe mai aspettato.

«Ne è davvero sicuro, signor Togami?»

«Se te lo chiedo, vuol dire che mi farebbe piacere se tu ti unissi a me. E dopotutto, almeno potrei anche ringraziarti per tutti i caffè che mi fai sempre trovare ogni mattina sulla scrivania.»

«Ma non c'é bisogno di ringraziarmi, quello lo faccio con piacere! Però...sarei felice di pranzare con lei, lo farei volentieri.»

Perfetto.

La verità è che dopo essersi aperto con Touko, Byakuya era stato spronato dalla ragazza a cercare di fare amicizia con Makoto. La scrittrice aveva anche ammesso che, un altro motivo per cui aveva raccomandato Makoto a Byakuya era perché vedeva i potenziali benefici che la personalità del nuovo segretario potevano avere sul suo amico. Aveva bisogno di qualcuno che gli rallegrasse le giornate, sempre, e visto che lei non poteva esserci sempre, voleva che Byakuya allargasse la cerchia di amicizie. Inizialmente riluttante, più per imbarazzo che altro, Byakuya aveva finalmente accettato, sotto sotto incuriosito dall'altro e pensando che, forse, fare amicizia non sarebbe stato così male. Nella sua vita non aveva mai avuto molti amici e spesso non aveva visto le connessioni umane come importanti, solo come un'inutile perdita di tempo che lo avrebbe rallentato dal raggiungere i suoi obiettivi. Ma Makoto era come un piccolo magnete da cui si sentiva attratto ed incuriosito. Provare a farci amicizia non gli avrebbe tolto tempo dal lavoro, soprattutto visto che lavoravano nello stesso posto. Quindi, perché non provare?

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Sì il nome della fanfic viene da qui.

Sì non ho fantasia.

I brought you coffee-fanfic Naegami (ITA)Onde histórias criam vida. Descubra agora