Capitolo 4

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"Prendere in mano la mia vita... Esserne la protagonista..." Ma cosa c'era nel succo all'arancia, uranio impoverito? Non avrei potuto mettermi nel ruolo della protagonista neanche tornando indietro nel tempo e fermando la catastrofe dell' 11 settembre. Ma, tornando a noi, una volta finite le lezioni pomeridiane, era nostra tradizione fare il giro lungo e passare per il parco prima di tornare a casa. Nostra. Ma Elizabeth non coglie le terribili occhiate truci che le mando ogni volta che respira la mia aria e quindi ha accettato di venire con noi. E dovrei tenere un corso di autocontrollo dato che non le sono ancora saltata addosso.

Lexi: Beh Eli, non sappiamo molto di te. Perché non ci racconti qualcosa?
E mentre quella sorta di incriminata per approvazione indebita di amici parlava, io continuavo a pensare che prendere quattro volte la dose letale di sonniferi non doveva essere poi tanto male.
E: Non trovi Lorely?
Possibile che mi debba rovinare anche i piani in cui mi suicido.
L: Emh... Si assolu- ... Assolutamente.
Non sapevo neanche di cosa stavano parlando, per me potevano anche aver organizzato il complotto "Spodestiamo i Lennister" e io avevo appena acconsentito.

Quello fu un lunghissimo pomeriggio. Tra le parole miracolose di Madre Teresa di Calcutta versione Miss Georgia del Nord e i suoi seguaci desiderosi di nuove perle di saggezza, io rimasi esclusa a meditare su come liberarmi della nuova orbita del sole personificata e scesa in Terra. Non era normale l'effetto che aveva sulle persone, chissà se li drogava. In ogni caso dovevo escogitare qualcosa, e in fretta se non volevo essere rimpiazzata come in una banale sitcome americana. Non sarei diventata un cliché che cammina.

E fu durante l'ultimo tratto di strada che accadde. Ci eravamo divisi, per andare ognuno a casa propria. Saluti,abbracci, il "ci sentiamo dopo" e tutti ci incamminammo verso le nostre abitazioni. Fu un attimo, un piccolo scatto, quasi non me ne accorsi. Ma successe, e capì solo allora quanto fosse grave la situazione, era una tragedia. Una catastrofe di dimensioni apocalittiche. Mi guardai sulla schiena, ma non avevo una bella visuale. Così appoggiai lo zaino per terra e mi tolsi il golfino e lo guardai.

Si era strappato, impigliato tra i rovi. Io lo avevo detto che sarebbe servita davvero una apocalisse per farmi levare un golfino. Ma voi direte, ti si era rotto un golfino e ... Dov'è la fine del Mondo? Non mi pare ci sia la rivisitazione moderna del diluvio universale. Beh era anche peggio. La suoneria del mio cellulare mi fece distogliere lo sguardo dal relitto distrutto. Cercai per un po' il cellulare nella borsa e guardai la notifica. Ed era proprio lì, qualcuno era stato aggiunto al gruppo dove ci siamo io ed i miei amici e, a giudicare dalla foto profilo, era la mia nuova nemesi.

Ma come aveva fatto in un solo giorno ad ammaliare tutti a tal punto da farsi aggiungere sul nostro gruppo di amici? Beh non lo sapevo, ma non c'era tempo per riflettere su queste frivolezze. Quella notifica era una chiara sfida. Voleva la guerra, bene, che guerra sia.

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