Già. John Chapman. Lo spacciatore più famoso tra i punk di Urbana che, dopo aver passato un po' di tempo al fresco, è andato a vivere in un monolocale degli appartamenti Mayfield e adesso è il suo vicino. Ecco, ogni tanto a quell'orario Jason lo becca a gironzolare nei pressi del palazzo, a perdere tempo camminando avanti e indietro, fumando e soprattutto facendo affari con ragazzi dall'aspetto sempre più stravagante; tra capelli colorati e abiti stracciati i suoi clienti sembravano usciti da un documentario sull'Inghilterra del '77.

Jason si riscuote dai propri pensieri quando intravede il portone del palazzo aprirsi dall'interno, ma ad uscire non è la persona che si aspettava: al posto di John, infatti, ecco che avanza a passi decisi una ragazza, che attira subito la sua attenzione, soprattutto per il suo aspetto del tutto diverso dallo standard del Midwest. Ha i capelli cortissimi e la frangetta, un taglio simile a quello delle attrici degli anni '20, e sono tinti di un rosso innaturale, brillante. Le labbra, invece, sono coperte da un rossetto nero, e per ultima nota un'espressione decisamente imbronciata. Jason non ha mai visto una ragazza così bella prima d'ora, e soprattutto è la prima volta che vede qualcuno del genere da quelle parti. Non ha dubbi: anche lei deve avere a che fare con John Chapman, e questa sua intuizione trova conferma subito dopo, quando anche lui esce in tutta fretta dal portone del palazzo, rincorrendo la ragazza.

Lei si volta subito nella sua direzione, mentre John la raggiunge e l'afferra per un braccio. Prova a dire qualcosa ma lei si libera e gli molla uno schiaffo, poi continua per la sua strada. O meglio, cambia direzione e adesso sembra quasi che stia venendo verso casa di Jason. Cazzo.

Torna subito nella propria postazione, e pochi secondi dopo ecco che la ragazza passa davanti al garage di casa Pratt. Jason alza lo sguardo cercando di essere il più discreto possibile. La ragazza indossa una maglietta bianca e corta, con su stampato il logo di qualche band a lui sconosciuta, che le lascia appena scoperto l'ombelico.

I loro sguardi s'incrociano per un attimo, un momento che sembra protrarsi molto più a lungo del dovuto, poi lei gli alza il dito medio e continua per la sua strada.

Jason rimane seduto sull'asfalto senza far nulla per almeno una decina di minuti. Quando torna ad affacciarsi verso il palazzo del proprio vicino, John è già sparito, forse rientrato in casa, forse in giro per Urbana a creare problemi.

E mentre Jason sente il familiare rombo dell'auto dei suoi avvicinarsi, s'affretta a raccogliere la tela e il barattolo per lasciargli spazio davanti al garage. Gli pneumatici passano sulla pittura rimasta a terra, e i segni che rimangono sull'asfalto sono di gran lunga più interessanti della sua tela, rossa come i capelli di quella ragazza sconosciuta e priva di qualsiasi valore artistico.

***

Dopo quel primo fallimento con la pittura, Jason non si arrende, e continua a comprare tele e acrilici al negozio in città. Dipinge lo scarno paesaggio che vede fuori dalla finestra della sua camera, dipinge qualche autoritratto, persino una natura morta. Usa i pennelli, usa le dita, usa un aggeggio trovato in garage che suo padre utilizzava per coprire le macchie sui muri. Disegna schizzi con l'inchiostro sui volantini della University of Illinois, sparsi ovunque nella sua stanza e casualmente lasciati lì qualche settimana prima da sua madre.

E ogni volta è peggio. Ogni volta sembra che l'atto di dipingere diventi un obbligo, una gabbia che l'ha intrappolato e continua a restringersi ogni volta che si piazza davanti a una tela vuota.

Poi arriva la sera; è notte fonda e si trova come suo solito davanti alla televisione a disegnare. Sul blocco da disegno prova ad abbozzare il volto della ragazza dai capelli rossi che aveva visto un paio di volte di sfuggita, ma quando posa la matita sul foglio il disegno si trasforma subito in uno scarabocchio. Al quinto foglio appallottolato rialza lo sguardo sulla TV. Le immagini gli sembrano familiari, e in una frazione di secondo si ricorda di averlo già visto: è il documentario sui pittori, quello che lo aveva spinto dritto in quel periodo di crisi artistica.

UrbanaWhere stories live. Discover now