Neftali's Heart

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John non riesce ancora a capire come diavolo abbia fatto Jason a convincerlo per l'entrata nella band di Valerie. Deve avergli messo qualcosa nella Coca Cola mentre guardavano Carrie, non ci sono altre spiegazioni.

Continua ad avere una brutta sensazione al riguardo, nonostante la decisione sia già stata presa e sia ben consapevole di non poter andare avanti senza bassista. Suonare live sarebbe uno strazio, questo lo sa bene e l'ha già sperimentato sulla propria pelle, quindi non è che gli rimanga molta scelta.

E poi il ragazzino si è impuntato, vuole Valerie nella band a tutti i costi. Si sarà innamorato di lei o qualche stronzata del genere. Ci siamo passati tutti, pensa John con un mezzo sorriso, mentre entra nel portone di casa.

Mentre sale le scale, John ripensa alle prove di quel pomeriggio. Jason continua a fare progressi con gli accordi, e ora ha iniziato anche a sperimentare con qualche arpeggio semplice. Hanno suonato insieme e lui ha finalmente provato a cantare, rassegnato al fatto che se non lo farà lui resteranno una band strumentale. Ne è uscita fuori una cover a dir poco singolare di Where Eagles Dare; la voce di Jason mentre canta si fa più acuta, forse per via dell'imbarazzo, ma non può dire che non gli sia piaciuta.

I pensieri riguardo la band s'interrompono in fretta: il palazzo dei Mayfield fa schifo come al solito, le scale puzzano e gli altri inquilini gettano rifiuti ovunque, ma questa volta c'è un particolare diverso. John se ne accorge solo quando alza lo sguardo sul pianerottolo, fermandosi sul posto e rischiando quasi di inciampare tra i gradini.

Davanti alla porta, girata di spalle e in attesa, c'è lei.

C'è Greta.

Gli sembra ancora più bella del solito, vestita con dei jeans stretti e un top nero. La borsa e gli stivaletti sono di un rosso acceso, e si abbinano alla perfezione ai suoi capelli. John ricorda che ha ottenuto quel colore mischiando due sfumature diverse di rosso e una di arancione, quindi ogni volta che deve rifarsi la tinta sta lì a mescolare colori con la precisione di un chimico.

Cazzo. All'improvviso sente una gran voglia di piangere.

«Greta?» la chiama, già incapace di trattenere il sorriso. Lei si gira verso di lui e i loro sguardi si incontrano. John pensa che se dovesse morire in questo momento non si lamenterebbe. Non ricorda nemmeno più quanti giorni di preciso siano passati dall'ultima volta che l'ha vista, il giorno della nascita della band, ma è sicuro che sia diventata più bella durante la sua assenza. Come al solito.

John percorre di corsa l'ultimo tratto di scale che lo separano da Greta, e si ferma sul pianerottolo, proprio davanti a lei. La ragazza non gli lascia riprendere il fiato che subito gli si avvicina, porta le mani sul suo petto e lo bacia; John sorride sulle sue labbra, le stringe i fianchi e l'avvicina a sé.

Quando John si allontana per riprendere fiato, Greta passa il pollice sulle sue labbra, mostrandogli una macchia nera sul dito.

«Ti ho sporcato col rossetto,» sorride, incrociando poi il suo sguardo.

«Sì, anche tu mi sei mancata,» replica John, passando poi una mano tra i suoi capelli. Sono anni che non la vede più col suo colore naturale, un castano scuro che alla luce del sole mostra riflessi nocciola. «Ma dove sei stata tutto questo tempo?»

Lei alza le spalle.

«In giro.»

«Perché avevamo litigato?»

«Non me lo ricordo. Tu?»

John scuote la testa, la tiene ancora stretta a sé, la abbraccia, appoggia la fronte sulla sua spalla mentre lei gli sfiora il collo con le dita.

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