Capitolo 34;

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Due anni dopo

«È arrivato, Harry», mi avvisò la segretaria attraverso l'interfono facendomi balzare dalla sedia.
«Ok, grazie, Kate».
Guardai l'ora, furibondo: le 11:00.
Venti ore senza avere sue notizie.
Non era mai successo prima. Mi avviai deciso verso la porta, pronto a scaricare tutta l'ansia che mi aveva divorato in tutto quel tempo.
Appena vidi la porta aprirsi e Louis entrare, mi avventai come un leone su di lui, rischiando anche di inciampare in Trilly, quel batuffolo bianco sempre in mezzo a piedi.
«Amore!», esclamò lui felice.
«Bastardo!», risposi di rimando stampandogli uno schiaffo in pieno volto.
«Ahi... speravo nella tua clemenza...», brontolò massaggiandosi la guancia.
«Dove sei stato?»,lo aggredii ancora più arrabbiato notando che indossava ancora i vestiti del giorno prima e che puzzava di alcol.
«In giro».
«Con chi?», urlai geloso.
«Con Naoko».
Nelle ultime due settimane solo sentire quel nome mi metteva di cattivo umore.
La mia mano stava per abbattersi di nuovo contro la sua guancia.
«Ehi, vacci piano! Tra un'ora dobbiamo incontrare il padre della ragazza e vorrei evitare di farmi trovare con il viso simile a un semaforo».
«Ho disdetto l'appuntamento perché non sapevo dov'eri, brutto stronzo! Sono passate venti ore dall'ultima volta che ti ho visto. Non sei tornato a casa nemmeno per dormire e non ti sei nemmeno degnato di farmi una telefonata per dirmi che non cenavi con me. Ti ho aspettato tutta la notte e ti avrò chiamato almeno cento volte».
«Scusami, amore, ma il cellulare si è scaricato appena finita la lezione di equitazione di Naoko. Avrei voluto chiamarti o tornare a casa, ma il momento è delicato e non potevo scaricare la figlia del potente Kai Matsusama al maneggio».
«Il momento è delicato perché l'hai voluto tu! Tu e le tue stupide idee di accettare incarichi non adatti a noi. Ora mi ritrovo con la fattura per l'acquisto di un cavallo da saldare e il budget non rispettato».
«Harry, ti ho già spiegato che a volte devi guardare oltre! Sono due mesi che lavoriamo alla fusione tra la compagnia di Matsusama e quella di Jack Sneaper. Sarà un evento con una risonanza mediatica travolgente e tu stesso mi hai ripetuto che questo incarico è troppo importante per far andar storto qualcosa».
Louis aveva ragione.
Eravamo riusciti a ottenere quell'ingaggio importante dopo due anni in cui ci eravamo impegnati senza sosta, cercando di farci conoscere e di arrivare in alto, proprio per aspirare a quel tipo di incarico di livello inter- nazionale.
Era la nostra occasione e stava andando tutto a gonfie vele... fino a due settimane prima, con l'arrivo della bellissima figlia del signor Matsusama, Naoko Matsusama, modella giapponese estremamente capricciosa, che stava mandando tutto all'aria.
Non intendeva lasciare il Giappone per venire a vivere a New York con i genitori, in seguito alla fusione tra le società.
Entrato in confidenza con Louis, il padre della ragazza gli aveva chiesto di convincere la figlia a rimanere a New York, in cambio di un cospicuo compenso.
Senza pensarci o consultarmi, Louis aveva subito accettato dicendomi che era un gioco da ragazzi.
Anch'io ero convinto che non avrebbe avuto difficoltà, ma quello che mi preoccupava era lo sguardo adorante e sexy di Naoko nei suoi confronti, mentre a me riservava frecciatine e occhiatacce.
Era cominciato in breve un serratissimo corteggiamento e ai miei occhi Louis non stava facendo molto per porre dei limiti a quella bellezza esotica poco più che ventenne. E ora scoprivo che l'aveva portata a cavalcare e le aveva addirittura regalato un cavallo!
«E comunque ce l'ho fatta!», affermò Louis. «Ľ'ho convinta a restare! Certo, mi è toccato portarla a equitazione e poi a cena, ma ha funzionato. Ha perso subito la testa per il cavallo che ho scelto per lei».
"In realtà ha perso la testa per te!", stavo per ribattere.
«Magari te la sei portata anche a letto, eh? Giusto come garanzia», sibilai acido.
«Wow! Sei geloso!», si entusiasmò subito Louis correndo ad abbracciarmi, ma io lo cacciai malamente.
Odiavo essere accusato di gelosia.
«Dove hai passato la notte?»
«Dopo il ristorante, Naoko è voluta andare in discoteca».
«Ti sei dato davvero un gran da fare per lei», mormorai geloso.
«Ho concluso l'affare e ho già avvisato Kai. Ovviamente il cavallo lo paga lui. Non sei contento?».
"No, perché ho passato tutta la notte a girarmi nel letto solo e a chiedermi cosa ti fosse successo e se mi stessi tradendo", urlava la mia mente disperata.
«Ehi, guarda che non è successo niente! Non ti tradirei mai! Lo sai che ti amo, Harry».
«E allora perché non sei tornato a casa? Ero preoccupato».
«Volevo stare un po' da solo», ammise lui colpendomi al cuore, sapendo quanto detestasse la solitudine.
«Perché? Pensavo fossi felice...», balbettai spaventato.
Nostante Louis avesse lasciato una villa lussuosissima dov'era servito e riverito come un principe, per andare a vivere con me in un bilocale minuscolo dove aveva dovuto imparare ad arrangiarsi, a cucinare e a passare l'aspirapolvere, non era mai sembrato pentito della scelta fatta due anni prima. Stavamo bene insieme... o così pensavo.
«lo sono felice. Ho te!», esclamò allegro abbracciandomi e baciandomi.
«Non sono mai stato così bene in tutta la mia vita! Questi ultimi due anni sono stati incredibili! Harry, hai reso la mia vita meravigliosa!».
«Davvero?», mugolai mogio.
«Te lo giuro», mi sussurrò sulle labbra baciandomi.
«Temevo ti fossi innamorato di Naoko», rivelai affranto.
«Impossibile, ho te! Non metterei mai a repentaglio il nostro rapporto».
«Ho avuto paura», confessai.
«Mi dispiace e per farmi perdonare ti ho portato un regalo».
«La famosa scrivania da seimila dollari che continui a dire di volermi regalare da quando abbiamo aperto l'agenzia?»
«No, a quella ho già rinunciato. E poi i soldi che avevo messo da parte li ho già spesi in altro», mi rispose andando ad aprire la porta: un cane enorme e zoppo fece il suo ingresso. Ovviamente Trilly si mise subito ad abbaiare agitata, correndo incontro a quel dinosauro di cane, che tuttavia non reagi minimamente.
«Questo è il tuo regalo?», mormorai avvicinandomi e tentando di accarezzare il cane, che mi guardò subito con due grossi occhioni neri.
«Si, me l'hanno rifilato a una manifestazione al parco per far conoscere le attività del canile della città. Non ho saputo resistere... e poi con lui potrò finalmente andare a fare jogging la mattina in compagnia di un cane vero».
«Ma se è pure zoppo e malandato!».
«Con una risistemata, diventerà un atleta. Ne sono sicuro».
«Già ti lamenti dei peli di Trilly ogni volta che passi l'aspirapolvere», provai a convincerlo. «Perché ha il pelo vaporoso che si attacca a tutto».
«E poi abbiamo già Trilly. Non c'è posto per un altro cane».
«Quel volpino di Pomerania cotonato che ci ha regalato tua sorella? È imbarazzante!».
«Ma quest'altro cane non ci entra nemmeno in casa nostra!».
«Invece sì! Al massimo restituisci Trilly a tua sorella!».
«Ma è un regalo! Non posso restituirglielo dopo tre mesi! Se la prenderebbe a morte».
«Balle! Numero uno: questa cagnolina è più adatta a tua sorella che a noi. Numero due: l'ha scelta lei. Ha anche deciso lei di chiamarla Trilly e non ci ha permesso di cambiarle nome. Numero tre: ha pianto per la sua mancanza e ti ha già chiesto due volte di fargliela tenere. Numero quattro: fa più feste a lei che a noi... Sono sicuro che se le raccontassi del nuovo cane, verrebbe subito a prendersela per paura che potesse beccarsi le pulci o sporcarsi quel pelo bianco e lungo». Louis non aveva tutti i torti, ma non dissi nulla e tornai a concentrarmi sul nuovo arrivato. «Come si chiama?», domandai continuando ad accarezzarlo. «Pensavo a Buck o Rocky». «Buck».
«Perfetto», sorrise Louis dando delle pacche di benvenuto al cane.
«Ho anche un altro regalo per te».
«Con tutti questi regali comincerò a pensare che hai seriamente qualcosa da farti perdonare».
«Credimi, l'unica cosa che devo farmi perdonare è non essermi fatto sentire, ma dopo aver riportato in albergo Naoko, intorno alle quattro, mi sono messo a girovagare per la città finché non mi sono addormentato in macchina».
«Potevi tornare a casa».
«Avevo l'adrenalina a mille... per questo», mi rispose tirando fuori dal taschino un piccolo cofanetto di velluto azzurro.
«Louis?», mi spaventai.
«Sì, è quello che pensi», mi disse ridendo, mentre apriva la confezione, da cui spuntò un meraviglioso anello di fidanzamento con un luminosissimo diamante al centro.
«Ma perché? Perché ora? Insomma non ne abbiamo mai parlato», bofonchiai arrossendo.
«Perché è arrivato il momento. Perché ti amo. Perché voglio di più dal nostro rapporto. Perché quando ho visto l'anello ho pensato a te. Perché non so più cosa raccontare alla nostra padrona di casa quando mi chiede quando ci sposeremo. Insomma, il motivo sceglilo tu».
«Io non so cosa dire», soffiai timidamente mentre Louis mi prese il polso già fasciato dal braccialetto che mi aveva regalato due anni prima e a cui erano stati aggiunti altri due ciondoli: una stella come augurio per il successo professionale e una chiave, perché ero l'unico a poter entrare nel suo cuore.
«Non devi dire nulla», mi rispose prendendo l'anello dalla scatolina e avvicinandolo alla mia mano.
«Harry, sposami».
Quella frase non suonò come una domanda, ma come un vero ordine.
«Ogni tuo desiderio è un ordine», risposi sorridendo, lasciandomi infilare l'anello nell'indice destro.

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Sono davvero emozionata di poter annunciare che la storia è completa!
Ringrazio tutte le ragazze che hanno avuto la pazienza di sopportare e superare tutte le mille pause prese dovute da studio e impegni.
Grazie a chi è arrivato fin qui!

xoxo
Liz

Ogni tuo desiderio è un ordine, bastardo » L.S.Where stories live. Discover now