Capitolo 30;

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I giorni seguenti trascorsero senza intoppi: la scultura di sabbia era quasi finita ed era splendida, ogni cosa era al suo posto e nessun altro imprevisto arrivò a metterci il bastone tra le ruote.
Inoltre Louis fece rispolverare i suoi giocattoli di quando era bambino, creando un piccolo spazio ludico per i più piccoli con tanto di scivolo e casetta.
Sabato pomeriggio era tutto pronto.
La tensione era alle stelle e la signora Johanna ci invitò a staccare la spina.
«Perché non andate a comprare qualcosa di carino da indossare domani?», ci propose.
«Lei è molto gentile ma non ce n'è bisogno». «Harry, mia madre ha ragione. Hai bisogno di un vestito nuovo per la giornata di beneficenza».
«Ma io non parteciperò all'evento come te», gli ricordai.
«Cosa stai dicendo?», si agitò subito Louis.
«Il mio ruolo è dietro le quinte e ti assicuro che avrò il mio bel da fare».
«Ma che diavolo stai dicendo? Tu sei un'invitato e il tuo posto sarà accanto a me», s'innervosì Louis.
«Louis, ricordi? Duecento invitati e duecento coperti. Non duecentouno».
Quel pensiero dovette arrivare come un fulmine a ciel sereno nella sua testa, perché finalmente comprese che in effetti il mio nome non era mai comparso nei segnaposti.
«Louis, non preoccuparti. In genere a questi ricevimenti manca sempre qualche invitato», cercò di tranquillizzarlo la madre.
«Non me ne importa niente se manca dovevi dirmelo!».
«Non credevo fosse così importante e che te la saresti presa», mormorai dispiaciuto.
«Ma come? Ho passato due settimane a lavorare perché tutto fosse perfetto e adesso, a diciotto ore dall'evento, scopro che tu non sarai al mio fianco!», sbottò facendomi sentire un verme.
«Al nostro tavolo siamo in sette tra te, me e tuo padre, più Patricia con il marito e le due figlie, Serena e Diana. Forse Serena non verrà. In tal caso potrai avere Harry al tuo fianco». propose la madre, ma Louis nemmeno le rispose, impegnato a controllare il suo dispiacere e la sua rabbia.
Vedendo la brutta aria che tirava, Johanna decise di battere in ritirata lasciandomi solo con lui.
«Louis, mi dispiace», sussurrai appena avvicinandomi.
«Ti dispiace per cosa? Di lasciarmi solo domani o di escludermi dalla tua vita ancora prima di lunedì?»
«Non voglio lasciarti solo o escluderti. Voglio stare con te, ma tu non devi dimenticare che io non faccio parte del tuo ambiente e domani parteciperò alla festa in qualità di dipendente, non come ospite».
«Tu stai con me! Sei il mio ragazzo! Non sei una semplice dipendente!».
«Forse per te, ma per gli altri rimango una persona estranea. Io non faccio parte del tuo mondo».
«E della mia vita? Farai parte della mia vita dopodomani?»
«Vorrei continuare a far parte della tua vita, ma con molte probabilità tornerò a New York e non potremo vederci sempre».
«In poche parole mi stai offrendo una relazione a distanza!».
«Non partire prevenuto. Anche se a distanza, possiamo continuare a stare insieme»
«Questo per me non è far parte della mia vita!»
«Almeno all'inizio.. poi troveremo una soluzione».
Potevo leggere il dolore nel suo sguardo. «Quale soluzione? Harry, non funzionerà mai! Io lo so e lo sai anche tu! Io voglio averti qui. Voglio addormentarmi e svegliarmi con te al mio fianco, voglio pranzare e cenare con te vedendo che ti abbuffi, voglio poterti toccare e baciare ogni volta che ne ho bisogno, voglio fare l'amore con te e sentirti dire che mi ami mentre ci coccoliamo, voglio averti vicino ogni giorno della mia vita», confessò Louis mentre una piccola lacrima gli scivolava sulla guancia.
Se le lacrime di Gemma erano un'arma micidiale capace di spezzarmi il cuore, quelle di Louis me lo graffiarono fino a ridurlo a brandelli piccoli come coriandoli.
«Louis, ti prego, non fare così».
Cercai di controllare le mie di lacrime.
Lo vidi avvicinarsi e stringermi.
«Io non posso perderti, Harry», mi sussurrò disperato.
«Ho bisogno di te».
«Neanch'io voglio perderti e sono sicuro che ce la faremo a superare anche questo».
«Come fai a essere sicuro che invece non ci lasceremo?»
«Perché ti amo tanto... troppo per rinunciare a te».
«Anch'io ti amo».
Alla fine mi misi a piangere anch'io. Rimanemmo a lungo abbracciati a baciarci affamati come se ogni bacio potesse essere l'ultimo.
«Scusatemi», ci interruppe Johanna imbarazzata.
«Volevo solo informarvi che Serena domani non ci sarà e Patricia ha acconsentito a lasciare il posto a Harry».
«Grazie», mormorai notando il sollievo sul viso di Louis.
«È una splendida notizia! Urge un vestito nuovo, mio caro Harry».
«Non ce ne sarà bisogno. Ho già due vestiti...».
«Decido io», m'interruppe Louis trascinandomi verso la sua macchina.
Sollevato di rivedergli il sorriso sulle labbra, mi lasciai portare nella boutique più costosa degli Hamptons, dove scelsi un completo di un lieve color tortora. Quando vidi il prezzo mi venne un colpo».
«Guai a te se fai storie».
«Non le farò, a patto che io possa scegliere il tuo completo per domani».
Presi per lui una cravatta e una camicia bianca con dei leggeri disegni in rilievo, che mi costarono quasi ottocento dollari.
Qualche giorno prima per fortuna avevo versato l'assegno di Johanna.
Quando uscimmo mi sentii più leggero ma felice.
Quella notte facemmo l'amore a lungo e per la prima volta senza quella fretta dettata dalla passione irrefrenabile che ci prendeva tutte le volte.
Rimanemmo a baciarci e ad accarezzarci per ore fino a scolpire nella nostra mente il corpo dell'altro.
Ci baciammo fino a sfinirci e quando venne dentro di me, mi sentii sopraffare dall'emozione.
Sarei mai riuscito a vivere senza quell'intimità? Il giorno seguente ci alzammo quasi all'alba a causa dell'agitazione per l'evento.
Correndo a destra e sinistra come pedine impazzite, ricontrollammo che tutto fosse perfetto.
Quello era il mio debutto come organizzatore di eventi ed esigevo che tutto fosse impeccabile.
Avvolto nel mio nuovo abito che lasciò mia sorella a bocca aperta, m'infilai tra i primi invitati accompagnata da Louis.
«Non ricordo da quanti anni non mi sentivo così agitato. Mi sembra di essere tornato a scuola e di dover fare un esame», mi disse Louis tentando di sorridere nonostante la tensione.
«Rilassati, andrà tutto bene», cercai di tranquillizzarlo, anche o anch'io mi sentivo a un passo da un attacco d'ansia. Fortunatamentei primi invitati furono proprio le famiglie di Rick e Noah, che ci fecero i complimenti per l'organizzazione e per l'atmosfera.
Dedussi in fretta che Louis si era dato molto da fare per far sapere a tutti che la vera organizzatrice di tutto l'evento ero io e non Serena.
«Spero vorrà darmi la sua disponibilità per organizzare il quindicesimo anniversario della mia rivista la prossima primavera», mi propose il padre di Noah facendomi venire le vertigini.
"I mio primo cliente!".
«Certamente», risposi con un largo sorriso. «Anch'io sarei interessata a dar maggiore visibilità alla mia associazione per la ricerca sulla fibrosi cistica. Magari lei avrebbe qualche idea da propormi», intervenne la madre di Rick.
«Sicuramente. Ne possiamo parlare», risposi tentando di modulare il tono della voce e non lasciar trapelare l'emozione.
Finalmente, dopo i primi convenevoli, riuscimmo a sederci e a dare inizio alla presentazione dell'associazione.
Johanna tenne un breve discorso e proiettò il filmato che Matt, Louis e io avevamo girato. Il risultato fu strappalacrime.
«Concludo il discorso, ringraziando Serena Jefferson della Luxury Events, che purtroppo oggi non è potuta venire, per il magnifico lavoro svolto... ma desidero anche ringraziare di cuore Harry e Louis della Styles & Tomlinson Events Planning Services per aver reso speciale questa giornata al di la delle mie aspettative», terminò la signora Tomlinson con un sorriso simile a quelli di Louis e inviando un bacio verso la nostra direzione.
A malapena sentii l'applauso perché la mia mente si era fermata alle parole Styles & Tomlinson Events Planning Services.
Mi voltai verso Louis e lo vidi farmi l'occhiolino. «Un nome e un marchio fanno aprire tante porte», mi sussurrò all'orecchio a bassa voce. In effetti, dopo Serena Jefferson della Luxury Events, non avrebbe fatto un bell'effetto dire solo "Harry Styles". Del resto, chi era Harry Styles? Nessuno.. per il momento.
Sorrisi commosso.
Nei tanti anni in cui mi ero impegnato a farmi strada in quel settore, non avevo mai pensato al nome da dare alla mia attività.
Alla fine del pranzo, dopo un paio di ore passate a sorseggiare champagne e a chiacchierare allegramente, ebbe inizio la raccolta fondi, mentre i più piccoli correvano a giocare con la sabbia ai piedi della scultura di Mike, che ottenne numerosi apprezzamenti. Arrivai a fine giornata esausto ma contento. L'intero evento era stato un successo e la raccolta fondi estremamente proficua.
Sia Johanna che Patricia si aspettavano grandi lodi sui giornali locali il giorno dopo. Come se mi avesse letto nel pensiero, Louis prese due calici, una bottiglia di champagne e mi fece cenno di salire in macchina. Guidammo fino alla spiaggia.
«Sono a pezzi ma estremamente soddisfatto... quasi quanto quella volta che ti ho fatto raccogliere ottantasei biglie in camera mia», esclamò felice.
«Spiritoso! Comunque siamo stati in gamba e ora ci meritiamo una bella sbronza».
Lo seguii svuotando il bicchiere in un solo sorso. Rimanemmo a lungo ad ascoltare le onde infrangersi sulla battigia e a goderci quel momento di quiete.
«Quando pensavi di partire?», mi domandò all'improvviso Louis con gli occhi fissi sul mare.
«Bisogna saldare i fornitori e il catering. Rimettere a posto il giardino di casa tua. Riordinare le fatture per la compilazione del registro dell'associazione. E poi non so... penso che andrò dại miei a New York. Almeno per i primi giorni, finché non trovo un appartamento. E intanto, con calma, cercherò la giusta sede per la mia attività... e questa volta ti prometto che farò attenzione a crepe e chiazze di umidità».
«Mi chiedo dove troverai il tempo per me... per noi».
«Nei fine settimana magari».
«Wow», mormorò triste Louis.
«Louis, non so che altro fare», confessai affranto.
«E se venissi a stare con te?»
«A parte il fatto che all'inizio starò dai miei genitori, poi... Louis, qui hai la tua vita, tua madre, i tuoi amici... Sei disposto a rinunciare a tutto questo per me?»
«Si».
«Anche a vivere lavorando e senza privilegi? Louis, ti avviso che la mia vita non è tutta rosa e fiori e non intendo farti sperperare tutto il tuo fondo fiduciario per stare a New York né andare ad abitare in qualche superattico della tua famiglia con tanto di colf e cuoco».
«È così terribile per te vivere nel lusso?»
«Te l'ho già spiegato: per me è terribile avere tutto senza essermelo guadagnato. Io voglio avere la soddisfazione di essere indipendente e poter dire che ce l'ho fatta solo con le mie forze. Solo quando raccoglierai il frutto dei tuoi sacrifici e del tuo impegno, comprenderai appieno cosa significa vivere per me».
«Mi dispiace ma non ti capisco», s'intestardì Louis.
"Perché non hai mai lavorato in vita tua e non conosci il reale significato dei soldi", stavo per rispondergli, ma mi trattenni.
Non volevo offenderlo e rovinare quella stupenda giornata.

Ogni tuo desiderio è un ordine, bastardo » L.S.Where stories live. Discover now