“Che significa ‘da contratto’, Lè?”

Non credo che potrebbe apparire, né mettendoci la faccia né telefonicamente, in un programma televisivo, o in radio, o comunque tramite uno di quei mezzi senza il consenso dell’agenzia che tutela l’immagine nostra. È con loro che decidiamo come e quando metterci in mostra, e questo suo colpo di testa potrebbe farli arrabbiare, perché si è esposto pubblicamente di testa sua, senza consultare nessuno.”

“Se si è messo nei casini per colpa mia non me lo perdonerò tipo mai. Credi sia tanto grave?”

Mi agitai, forse inconsciamente sapevo che non avrebbe avuto ripercussioni troppo gravi, oppure non lo avrebbe fatto, perché non era certo uno sprovveduto, però non riuscivo a non preoccuparmi, ora che Lele me lo aveva detto. Come avevo potuto non pensarci?

Ma no, gli faranno una strigliata e fine della storia. Però cercavo di farti capire che qualcosa per te lo ha davvero rischiato.”

Era vero, decisamente.

“Però tu sei di parte.” Sbuffai, anche se in realtà stavo sorridendo. “Lo ami troppo.”

Da morire, guai a chi me lo tocca. Però questo non significa che non veda i suoi errori, anzi. Quando fa una cazzata sono il primo a dirglielo, però in questo caso devo proprio spezzare una lancia a suo favore.”

Lancia a suo favore o meno, avrei tanto gradito sapere che cosa avremmo fatto, quella sera. Tentai di insistere anche con Lele, ma non ci fu verso di fargli uscire nulla. Maledette la loro lealtà e la loro fratellanza.
Scherzavo, ovviamente, in realtà erano bellissimi, avevano un rapporto che faceva invidia al Mondo, e il solo fatto che avessero deciso di convivere parlava da sé.
Io, con tutto il bene che volevo a Les e Tommy, non credo sarei stata in grado di averli per casa 24 ore su 24, con le loro abitudini così diverse dalle mie, e ogni cosa da dover condividere, dalla doccia, alla lavatrice, alla televisione, persino lʼaria.
Con la famiglia è una cosa diversa, perché sei abituato a farlo da tutto la vita, ma coabitare con qualcun altro non doveva essere lʼesperienza più facile del mondo, sopratutto non alla nostra età, ma loro lo avevano fatto. Avevo imparato ormai quanto fosse forte il loro legame, e lo amavo, anche se in quel momento non mi permetteva di scoprire come si sarebbe svolto il mio appuntamento.
In realtà non mi aspettavo nulla di che, tipo candele e champagne, magari mi avrebbe proposto un semplice panino alla Tancredi, e non avrei avuto nulla di cui lamentarmi, anzi. Semplicemente, ero curiosa.

Nel tardo pomeriggio, scoprii finalmente che sarei dovuta andare a casa sua verso le otto. Se poi ci saremmo spostati o meno, era tutto da vedere, perché non me lo scrisse.

Mi piaceva tanto truccarmi, quando ne avevo il tempo. Trovavo che non ci fosse nulla di sbagliato nel farlo, erano gusti, e, a mio parere, il makeup era anche un modo per esprimere sé stessi.
Ruscivo tranquillamente ad uscire di casa al naturale, e anzi, erano molto di più le volte in cui accadeva che mi mosttassi in tutte le mie imperfezioni e non il contrario, essendo sempre di corsa, ma occasionalmente, tentare di rendermi leggermente più carina era qualcosa che mi faceva stare bene.
Così, dato che avevo a disposizione ancora qualche ora prima di dover uscire, afferrai i miei pennelli e provai a compiere il miracolo.

Per la gioia di tutti quanti gli uomini protettivi che conoscevo ovvero papà, Milo, e a questo punto anche lo stesso Tancredi, presi la macchina di mamma, dato che a loro per uscire insieme ne sarebbe bastata una, evitando così i mezzi pubblici dato che era buio eccetera eccetera.

Ovviamente, ad aprirmi la porta, non trovai la persona che mi aveva invitato, e non rimasi per nulla sorpresa.
Tancredi voleva lʼentrata dʼeffetto, come la peggiore delle prime donne.

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