Capitolo 16: Una notte all'improvviso

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"Che faresti se fossi il capo dei capi?"

"Il che?" Dario sollevò lo sguardo dalle pagine del suo Dylan Dog alla domanda di Claudia. Non si sarebbe mai abituato abbastanza alle sue domande esistenziali.

"Una cosa tipo il re del mondo, uno che può decidere per tutti."

"Boh, fumetti gratis per tutti!"

"Dai, sii serio!" Gli disse colpendolo con il manga che leggeva a sua volta, dalla parte più dura della costina.

"Mi fai male!" Protestò Ryo. "E sono serio, per quanto si può esserlo a una domanda così."

"Dai, che faresti?"

Si strinse nelle spalle. Dubbioso, perplesso, annoiato. "Qualcosa di buono, farei in modo che tutti potessero stare bene."

Lei rise e scosse la testa. "Non lo faresti mai."

"Lo dici tu."
"Lo dice la storia del mondo." Lo guardò seria. "Quando hai il potere, hai il potere" gli spiegò solenne. "Ti prende il cuore e lo stritola, ti fa diventare quello che non sei."

Dario sbuffò. "Non sarebbe così per me, io so chi sono."

"Anche io." Continuò, senza cambiare tono. "E so che mi succederebbe."

"Diventeresti cattiva?"

"Magari lo sono già" sembrò riflettere "dentro, voglio dire."

"Quindi non sarebbe colpa del potere..?"

Lei annuì, pensierosa. "Magari un po' lo siamo tutti e il potere non fa che tirarlo fuori."

"E quindi che faresti?"

Claudia fece una smorfia e guardò un punto lontano, oltre le pareti della stanza di Dario che li accoglieva. "Eserciterei il potere assoluto. Deciderei delle sorti di tutti."

***

Il bianco si dissolse, come fumo che si dirada placido.

Ryo tossì, la gola chiusa da un odore forte, acre, asfissiante. "Ma che diav..." provò a dire, prima di tossire ancora.

"Fumogeni." Disse Tara, che si coprì la bocca con il braccio e indicò un paio di ragazzi che si allontanavano urlanti da loro, un candelotto in mano da cui usciva fumo bianco e denso. Qualcosa esplose poco distante.

"Siamo in guerra?" Chiese Dario ingenuamente. Gli altri risero.

"No", gli disse Michele, "credo che si stia festeggiando qualcosa."

Erano in una strada poco illuminata, segnata da un paio di negozi chiusi, diversi alti portoni di palazzi che sembravano antichi, le vetrine di un grande magazzino verso il fondo, laddove la via confluiva in una più grande. Lì erano dirette le persone che li superavano, lì dove altra gente si muoveva festante, tra cori, urla e bandiere bianche e azzurre.

"Ma dove siamo?" Chiese ancora il più giovane del gruppo. Quell'ennesimo viaggio l'aveva travolto come non era accaduto prima, forse perché in occasione dei salti precedenti aveva avuto il tempo di fermarsi, guardare e ragionare senza essere schiaffeggiato di stimoli esterni così forti, serrati e violenti.

"Napoli, credo" disse Michele avviandosi lungo la strada e indicando la N su alcune bandiere. "Qui si è vinto qualcosa."

"Calcio, sicuramente." Confermò Tara che veniva da un paese che condivideva la medesima passione. "Quando ha vinto il Napoli?"

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