"Ma che ce fai qua te?" Tancredi si alzò in piedi, facendo grattare la sedia sul pavimento in maniera quasi assordante, ma io lo sentii a malapena, troppo impegnata a fissare lei dritto negli occhi.

"Io? Io, Tanc? Che ci fa qui lei, piuttosto!"

"Giù ti prego, abbassa la voce." Disse Gian, mettendosi le mani nei capelli.

Forse si stavano preparando al peggio, aspettavano che io e Giulia ci prendessimo a schiaffi per Tancredi, ma non sarebbe mai andata così. Almeno non da parte mia.

"Mi chiamo Luce, piacere." Dissi, con tutta la calma del mondo. "E sono qui perché sono stata invitata. Tu devi essere Giulia, immagino."

"Certo, come se non lo sapessi già. E poi, invitata? Da chi? Allora non ti è chiaro che-"

"Che lui ti piace?" La interruppi, lasciando cadere le mie posate nel piatto. "Questo è chiarissimo. Solo, non puoi andare in giro a dire che un ragazzo è impegnato solo perché a te interessa e ne sei gelosa, non funziona così. Io non voglio litigare con te, ma non mi risulta che voi due siate fidanzati, e comunque non stavo facendo niente di male."

"Io infatti ti ho solo detto che ci sentiamo."

"Ma noi non ci sentiamo!" Sbottò Tancredi, gesticolando freneticamente. "Te lo dico da mesi, Giù, da mesi. Noi due non ci sentiamo, non stiamo uscendo, siamo amici, come sei amica di Lele, Gian e Diego. Nessuna differenza."

"Ma cosa.. ti riprendi? Tu non stai bene, soffri di perdite di memoria? Ci siamo baciati più di una volta noi due, o questo forse ti sei dimenticato di farlo presente alla tua nuova fidanzatina? Io non ho mai fatto un giro turistico nelle tonsille di Diego, Gian o Lele."

Beh.

Strinsi il tovagliolo tra le mani, tentando di non far a vedere la mia furia e la mia isteria, perché mai gliel'avrei data vinta, né a lei finendo a litigare, né a lui mostrandogli quanto mi bruciasse il fatto che mi avesse detto una bugia. Per davvero.

Ma la cretina ero stata io che non avevo aspettato di sentire anche l'altra versione della storia, mi era bastato leggere due messaggini e un suo sorriso e puff.

"Lè" Chiamai, evitando come la peste gli sguardi di tutti quanti gli altri. "Mi accompagneresti a prendere la mia giacca, per favore?"

"Come?" Fece il biondo, sorpreso.

"La giacca, Lele." Ripetei, alzandomi da tavola. "Vado a casa, non credo di aver altro da fare qui."

"Cosa? No, nemmeno per sogno." Tancredi mi fermò per un braccio, afferrandomelo delicatamente, senza stringere. "Lascia che ti spieghi."

"Già, così potrai omettere altri dettagli? Cosa salterà fuori poi la prossima volta, mh? Che siete andati a letto insieme? Dai, Tancredi, lasciami andare a casa, sono stanca. Ascolto le tue cazzate da questa mattina alle otto, fortuna che avevi promesso che non ci sarebbero state altre sorprese."

"Ma io non- per favore." Mi seguì, stavo andando da sola in camera di Gian e Tancredi a prendere la mia giacca, sembrando più che maleducata, ma nessuno dei padroni di casa si era degnato di accompagnarmi, perciò.

"Tu non?" Domandai retoricamente, afferrando le mie cose.

"Io non ho detto cazzate, era tutto vero. E se non ho fatto riferimento a quello che dice lei è perché-" si schiarì un po' la voce, per poi abbassarla. "Non ha significato un cazzo di niente, ero ubriaco in discoteca un paio di volte, e lei mi stava sempre appiccicata, così non so come sono finito a baciarla, è vero. Ma si tratta di una cosa risalente a questa estate, che, come ho già detto non ha rappresentato niente per me. Siamo praticamente a febbraio, Lù, credi che se avessi avuto il minimo interesse nei suoi confronti non staremmo già insieme dopo esserci baciati a... luglio?"

"A luglio, tutto a luglio? Possibile che sia passato così tanto tempo e lei ti stia ancora sotto in questo modo per due limoni da discoteca? Sembra presa, e non ci credo che non le hai mai dato neanche un motivo per continuare a sperarci, è appigliata a qualcosa, a qualche certezza che tu devi averle dimostrato, o non si comporterebbe così."

"Certezza? I messaggi che ti ho fatto leggere ti mostravano qualche certezza? E lì ci eravamo già baciati, io le ho detto decine di volte di aver sbagliato, di essermi approfittato del fatto che fosse una bella ragazza a cui piacevo e di averla forse illusa, spiegandole più e più volte che non ero interessato a nulla di serio. Questo è dare certezze?"

Scossi la testa, appendendo la mia tracolla alla spalla. "Ti rendi conto di aver insistito per farmi leggere una conversazione avvenuta dopo averla baciata senza neanche degnarti di dirmi di averlo fatto? Ed io dovrei stare ad ascoltarti? Ciao, Tancredi, e ti prego, parla chiaro con quella povera ragazza perché non si merita di rimanere innamorata di te per sempre."

Detto questo, camminai a passo spedito verso la porta d'ingresso, l'aprii e mi fiondai giù dalle scale.

Avrei mandato più tardi un messaggio a Lele in cui avrei chiesto scusa a lui e a tutti gli altri, che non c'entravano nulla e si meritavano di essere salutati, ma non potevo perdere altro tempo.
Corsi anche una volta fuori dal portone d'ingresso, senza sapere dove andare, ma terrorizzata dall'idea che lui potesse seguirmi e abbindolarmi nuovamente con qualche frase studiata a tavolino.

Quando mi ritenni soddisfatta della distanza percorsa, mi decisi finalmente a cercare una fermata della metro.

Hey,
Come state?
Spero di riuscire a tenerci occupare in qualche modo, fatemi sapere i vostri pareri come sempre.
Un bacio

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