61-Illusi, codardi ed egoisti

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«I tuoi hyung vogliono parlarti...» mormora, esitante, come se si aspettasse una mossa avventata da me.

«Dì loro che scenderò tra poco.» rispondo.

«Va bene.» concorda e va via senza aggiungere altro.

Mi lascia nel silenzio e nell'oscurità data dall'assenza di luce sia artificiale che naturale. Guardo davanti a me, immaginando la figura dell'unica persona che ho amato in tutta la mia vita ma che, puntualmente, è andata via.

Taehyung mi sorride e quasi lo immagino accarezzarmi i capelli, quasi immagino la sua risata roca o il suo tono severo quando doveva mostrarsi forte. 

Scuoto la testa, passandomi le dita sulla faccia e strizzando gli occhi.

Non è mai stato forte. Era tutta una maschera. Non è mai esistito V, era solo una figura che usava contro gli altri per proteggersi. Perché Kim Taehyung è un codardo spaventato dalla sua stessa ombra, infatti è scappato.

Infatti mi ha abbandonato.

E se lui è codardo, io sono egoista ed illuso. Ancora spero che torni qui, ancora spero che tutto questo sia un enorme incubo e che mi stia svegliando tra pochi minuti.

Ti vorrei qui anche se so che non vorresti rimanere.

Sibilo, arrabbiato contro me stesso e scaccio queste orribili parole dalla mia mente, alzandomi di scatto dal letto e quasi cadendo per terra per un forte capogiro.

Riesco a rimanere su due piedi, arrancando verso la porta a passo lento e scendendo le scale con la stessa lentezza. Non sento alcuna voce seppur — da come posso notare grazie alla luce del Sole — sia mattina inoltrata.

Arrivo fino alla cucina e li trovo tutti lì. C'è persino Soyeon, la quale guarda solo ed esclusivamente Jimin con sguardo spento e le labbra tremolanti. Seguo la sua traiettoria e osservo il mio migliore amico, chino sul tavolo, con la testa poggiata sulla superficie mentre non da segni di vita.

Trattengo un moto di gioia nel vederlo sano e salvo, anche se non mi ha rivolto nemmeno mezza occhiata.

Guardo gli altri. Jin si mordicchia le unghie, Namjoon, al suo fianco, guarda il muro senza un'espressione. Yoongi batte ritmicamente le dita sul tavolo, la mascella contratta e lo sguardo vacuo. Hoseok, osserva fuori, rigirando la bocca in strane smorfie.

«Jungkook.» esclama Seokjin, una volta che mi nota.

Non rispondo e mi limito a fissarlo. Si avvicina lentamente, assieme a Yoongi, e continuano a guardarmi attenti, come se non sapessero cosa fare di preciso.

Jimin, invece, si alza, correndo ad abbracciarmi. Sento un rumoroso singhiozzo e sospiro, avvolgendo le braccia attorno alla sua schiena, stringendolo e chiudendo le palpebre.

Riapro gli occhi e accarezzo la testa bionda del mio migliore amico, cercando di calmare il suo pianto. Solo dopo qualche minuto e carezza dopo, riesce a tranquillizzarsi, tirando su con il naso e allontanandosi guardandomi triste.

Torna verso il tavolo, cercando un fazzoletto. Soyeon glielo porge nell'immediato, una vaga traccia di speranza dentro i suoi occhi. Jimin la guarda per diversi istanti, prima di accettare il tovagliolo di Namjoon e soffiando il naso con forza.

«Jungkook.» mi richiama nuovamente Seokjin.

«Sì?» inclino la testa, parlando per la prima volta da quando sono sceso in cucina.

«Come— Come ti senti?» domanda, tentennante, lanciando un'occhiata di aiuto a Yoongi.

«Che domande, Seokj— » sbotta il secondo maggiore, alzando la voce, ma lo blocco.

«Sto bene, grazie.» rispondo.

Tutti mi guardano come se non ci credessero minimamente e deglutisco, decidendo di non guardare assolutamente nessuno.

«Kook, come stai? Davvero.» interviene Hoseok, tremante.

«Non sto scherzando, dico il vero. — replico, drizzando la schiena per rendere meglio il concetto — Voi mi ritenete un assassino?» mi rivolgo ai presenti, inarcando un sopracciglio.

«No.» rispondono immediatamente ed in coro tutti i miei hyung, mentre Soyeon rimane zitta, fissando fuori.

«C'è qualche problema?» domando alla ragazza e lei sussulta, scuotendo immediatamente il capo.

«No, lo hai fatto per salvare quel bambino.» bisbiglia, prendendo un respiro profondo.

Non spreco parole con lei, rivolgendomi ai miei amici. «Come già sapete, Bogum sta tornando.»

Tutti annuiscono, alcuni più tristi di altri. Li guardo uno ad uno, cercando di non mostrare la mia espressione dispiaciuta. Sanno cosa sta per accadere. Sarà tutto come due anni fa, se non peggio, e non posso lasciarmi andare con futili pensieri.

«Bene... ha attuato altre disgrazie in queste ore?» riprendo il discorso.

«No, per fortuna.» risponde Namjoon, alzandosi dalla sedia e incominciando a camminare su e giù per la stanza.

«Non siete usciti?»

«No, potrebbero esserci delle guardie qui vicino, abbiamo sentito degli strani rumori, questa notte.» spiega Yoongi, incrociando le braccia al petto.

«Mh, va bene.» annuisco distrattamente, lanciando un'occhiata seria al secondo maggiore.

Lui capisce e fa segno al corridoio. Sospiro, uscendo dalla stanza e venendo seguito da Yoongi. Arriviamo al salottino e mi butto sul divano, trattenendo l'ennesimo, rumoroso e stressato, sospiro.

«Ti chiedo scusa, hyung. — inizio, senza guardarlo — Mi sono comportato da miserabile, quando ti ho chiesto di uccidermi. Scusa.»

«No, Jeongguk. Stai tranquillo. — scuote la testa, sedendosi accanto a me — Eri distrutto e confuso. Lo comprendo e non te ne faccio una colpa. Come potrei?»

Scrollo le spalle, senza rispondere, così procede.

«Hai visto Soyeon, no? Bene. Jimin la odia di più per quello che ho detto io. — si scompiglia i capelli, gettando il capo all'indietro — Lei ha cercato di fare pace ma il biondino non vuole. Ed è tutta colpa mia.»

«Non è vero. Tra loro non scorre buon sangue da sempre. — ribatte — Hai solo peggiorato le cose, ma niente di grave.»

«Tu sai già qual è la verità. — ridacchia e annuisco lentamente, sconfortato — Mi piace quel maledetto nano... Non mi chiedere quando l'ho capito. Non lo so nemmeno io.»

«Perché non gli dici quello che provi?»

«Perché lo sai come sono. — sbotta, stringendo i pugni — Sono senza speranza e non voglio farlo cadere nel baratro con me. Lui ha ancora la forza di andare avanti. Io no.»

«Non è una scelta tua questa. — bisbiglio, reclinando anch'io il capo sullo schienale mezzo rotto del divano — Sarà lui a scegliere se rimanere con te nonostante tutto, non puoi impedirglielo. Non commettere il mio stesso errore. — percepisco il malloppo in gola ma tento di proseguire — Diglielo prima che sia troppo tardi.»

 Rimane in silenzio per qualche istante. «Non mi crederà mai.»

«Non predici il futuro. — di scatto, mi alzo, guardandolo dall'alto — Se lo ami davvero, glielo dirai a qualsiasi costo. Sarò sempre qui a sostenerti, hyung, ma non cercare di scappare dai tuoi sentimenti. — cammino verso il corridoio a testa bassa — Ci perdi solo tu.»








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