1° Capitolo - La Lettera

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Era di nuovo così, con la testa tra le mani e i gomiti appoggiati su quella vecchia e polverosa scrivania.

Gli AMBU avevano interrogato altre due persone senza risultati.

Erano stati accusati di aver collaborato nella vendita di ninja al mercato nero, ma per il momento le informazioni che avevano ricavato non erano d'aiuto alle indagini.

La pace instaurata tra i vari villaggi non era stata presa sul serio da alcune persone dell'alta società e molti di loro si servivano del mercato nero per procurarsi dei ninja capaci di difenderli, nel caso in cui un altra guerra fosse scoppiata. Era una fitta rete clandestina in cui tutti i paesi dell'alleanza ne erano implicati.

Il sottile equilibrio di pace poteva essere minacciato in ogni momento.

Il lavoro e l'utilità dei ninja con il periodo di pace diminuiva sempre più, le missioni erano poche e i compensi sempre meno alti. Questo, per esempio, era uno dei tanti motivi per cui una nuova guerra poteva essere iniziata.

E Kakashi lo sapeva bene.

Aveva investito i soldi che erano destinati alla radice nella clinica di Sakura, e quelli risparmiati dal taglio degli armamenti in edilizia.

Il villaggio della foglia si stava sviluppando sempre più, allargandosi sia in larghezza che in altezza. Le abitazioni erano diventate più alte e i negozi più moderni e forniti. Aveva anche dato l'approvazione per lo sviluppo di un nuovo progetto "il Fulmitreno", una rete ferroviaria che avrebbe collegato tutto i punti più importanti di Konoha e forse in futuro anche i vari paesi tra loro.

Così facendo il 6° Hokage aveva creato nuovi posti di lavoro sia per i civili che per i ninja che non partecipavano più alle missioni, dopotutto l'arte ninja poteva essere utilizzata per molteplici scopi, proprio come faceva Tenzou, la sua arte del legno era indispensabile per la creazione di nuove infrastrutture.

Ma nonostante i suoi sforzi, dopo quasi 4 anni, le finanze di Konoha non ricevevano ancora nessun beneficio. I soldi investiti non rientravano e il Daimyo ne era infuriato.

Gli aveva dato piena fiducia e lui aveva fallito.

Era dura essere Hokage. Si ripeteva ogni giorno che forse non era tagliato per questo, non era adatto alle formalità e alle parole difficili.
Lui era un ninja punto e basta.

Era stato piazzato lì in alto solo per temporeggiare, per aspettare che Naruto fosse diventato pronto.

Perchè quel ragazzo lo meritava davvero.

Ed era per questo che aveva accettato, aveva promesso a se stesso di riuscirci, di cercare di rimettere in sesto la foglia per dare modo a Naruto di prendere la sua carica di Hokage nel modo più sereno possibile.

Era stato un pessimo figlio, un pessimo compagno e un pessimo maestro. Non aveva capito nessuno dei suoi allievi e li aveva lasciati soli proprio quando avevano più bisogno di lui.

Ma il passato era il passato e adesso stava cercando di rimediare.

Aveva permesso a Sasuke di partire nel suo viaggio di espiazione prendendosene personalmente la responsabilità, investito nella clinica di Sakura garantendo per lei al cospetto del Daimyo e gli anziani del villaggio e, per Naruto stava ricoprendo un incarico che non aveva mai desiderato.

In questi ultimi mesi poi sentiva ancor di più il peso delle responsabilità gravare sulle spalle. Gli mancava il suo punto di riferimento, quella piccola testolina rosa che spuntava ogni mattina da dietro la porta del suo ufficio portandogli il caffelatte.

Alla fine lui era tornato e l'aveva portata via.
Come aveva promesso.
Ma chi avrebbe mai creduto ad una promessa di Sasuke Uchiha?

Se solo avesse avuto più tempo, magari sarebbe riuscito a far sì che lei lo dimenticasse.

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