Resisti amore mio, è quasi finita.

Una volta calate le tenebre pochi riescono a dormire. C'è qualcosa nell'aria che porta via la tranquillità di una notte di fine inverno. Robin resta sdraiato, rivolto verso il soffitto, sente ancora la voce di Antonio e piange, fa più male della tortura stessa. Daniel si ritrova ancora tra le braccia di Lucas, non riesce a smettere, è come una droga di cui non può più fare a meno. André non riesce a chiudere occhio, osserva Jean dormire, gli accarezza dolcemente il fianco scoperto e sente i brividi che gli provoca insieme al freddo. Non c'è pace in quel di Hong Kong per nessuno e quella sensazione resta anche quando l'ultima luce si spegne, anche quando tutti sono caduti in un modo o nell'altro in un sonno senza sogni, ma che spaventa nonostante tutto. 

È un'altra gara a Hong Kong. Il cielo minaccia pioggia. Si accendono le luci in sequenza. Jean respira profondamente, è la prima volta che parte in pole questa stagione, non vuole buttare tutto all'aria. Si guarda dietro, cerca André con lo sguardo. È verso il fondo della griglia e teme che la partenza possa relegarlo all'ultima posizione. 

3, 2, 1… 

Partono tutti insieme e come previsto nelle retrovie si scatena il disastro: un ammasso di vetture che André è bravo ad evitare. Oggi la lotta per l'ultima posizione sarà più agguerrita che mai. Neanche davanti la situazione è tranquilla: Jean è tallonato da Lucas, sa di non poterlo tenere dietro a lungo, il brasiliano lo urta di tanto in tanto per indurlo all'errore, ma non ci riesce. Jean è più forte di quel che Lucas crede. Di Grassi deve inventarsi qualcosa di diverso per sorpassarlo. All'improvviso gli ritorna alla mente: non ci sono più regole. 

"Potrei dare una bella lezione a quel francese, magari se lo colpisco lui e Lotterer smetteranno di mettere a rischio il mio piano."

Jean viene colto di sorpresa quando Lucas lo spinge deliberatamente a muro, i freni non funzionano più, si ritrova come passeggero in un'auto che non può più controllare. Si pianta a muro alla curva successiva e per un attimo gli sembra di essere in un'altra dimensione. Riesce a vedere Buemi passare Lucas prima di sospirare pesantemente e togliersi dall'abitacolo il più velocemente possibile. Mentre Sebastien fa il suo lavoro e Maximilian Günther muore corroso internamente dall'acido, Jean è al buio, al cospetto dei commissari, ha le mani legate e l'impressione di non riuscire a respirare. È spaventato, non può negarlo, ma non vuole mostrarsi debole agli occhi dei commissari, vorrebbe andarsene subito, spera che facciano in fretta, ne ha già avuto a sufficienza l'altra volta di stare qui dentro. Uno di loro si avvicina, nella penombra il francese vede brillare una lametta nella sua mano, che taglia solo a guardarla.

"Per favore, no." la sua voce è ferma al contrario di tutto il resto del suo corpo, che trema a quella vista. Il commissario sparisce dietro la sua schiena, qualcuno gli sfila a forza la tuta e la maglia tecnica, prima che le sue mani vengano di nuovo legate sopra il tavolo a cui si aggrappa come se fosse la sua ultima ancora di salvezza. Il freddo della stanza gli provoca un brivido.

"Sei sempre stato troppo attaccato a Lotterer, e questo non ci piace. Sei stato un bambino cattivo Jean." l'ultima frase, pronunciata con quella voce profonda, lo terrorizza. "E sai cosa succede ai bambini cattivi? Vengono puniti." nello stesso istante in cui sente l'ultima parola, la lametta gelida scorre sulla sua schiena più veloce di un lampo e apre la sua pelle, facendolo gridare di dolore. E la lametta continua il suo lavoro, come con Robin la sua schiena viene pian piano martoriata dalle ferite che non sanguinano, o il sangue viene fatto sparire subito, facendo salire le lacrime al francese che non può opporsi alla sua gola che urla pietà, un po' più forte, sempre più forte,

ancora

più

forte.

Electric Hunger Games {FE Crossover}Where stories live. Discover now