Capitolo 27

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Lucas non ci vede più dalla rabbia. L'odio lo acceca, non riesce a credere che Jean abbia ucciso Daniel. Nel suo box si chiude nella sua piccola stanza privata e per poco non la fa a pezzi: butta a terra tutto quello che dovrebbe stare sul mobiletto accanto alla poltroncina al centro della stanza, rovescia il tavolo di metallo già precario di suo, si avventa contro tutto quello che trova. Grida di rabbia, per poco non sfonda la porta mentre tenta di uscire da quella stanza, che è troppo piccola per i suoi gusti. Attraversa il box con la stessa forza distruttiva di un tornado di grado cinque, tutti al suo passaggio si spostano il più velocemente possibile così da non rischiare di finire sulla sua strada, probabilmente non finirebbe bene. Esce sulla pit lane, in lontananza vede Jean, che si passa una mano tra i capelli, scosso da quello che ha appena fatto. André è accanto a lui, con una mano sulla sua spalla, cerca di tranquillizzarlo. Lucas non sopporta questa vista, vorrebbe potersi avventare sul francese e ucciderlo all'istante, ma sa che i commissari lo punirebbero se lo facesse. Tutti quelli che gli sono intorno si spaventano per il suo comportamento, soprattutto per l'urlo che scuote tutto il paddock.

"Tu, bastardo!" grida puntando il dito contro Jean, a una ventina di metri da lui. Jean alza lo sguardo su di lui, sorpreso, lo sa che ce l'ha con lui. Lucas ormai non ragiona più, e pensa che sia colpa di Jean se Daniel è morto, la sua mente si rifiuta di vedere che in realtà sono i commissari che lo hanno ucciso. "Aspetta solo che tutti i tuoi amichetti muoiano, e poi ti taglierò quella gola con le mie mani." ringhia. Vi farò uccidere l'uno con l'altro, questo è poco ma sicuro, pensa il brasiliano. Si volta senza più guardare Jean e André, si dirige verso l'ufficio dei commissari. Accecato dalla rabbia, comincia a mettere in moto il cervello: sa che non può uccidere Jean senza un pretesto valido, ma può comunque chiedere ai commissari di aiutarlo. In fondo, se davvero vuole ottenere quello che loro gli hanno promesso, collaborare di nuovo sarà un gioco da ragazzi. Prima deve solo sbarazzarsi di tutti gli altri uno dopo l'altro.

Jean rimane senza parole, chiude gli occhi, gli gira la testa, appoggia una mano sulla spalla di André, esattamente come il tedesco ha fatto poco fa. Ora la sua vita è in pericolo, forse ancora più di quanto non lo fosse stata fino a questo istante.

"Dre..." sussurra il francese, incapace di formare una frase di senso compiuto. Non è esattamente convinto che il tedesco lo abbia sentito, a malapena riesce a sentire la sua stessa voce.

"Jev è tutto okay, non può farti niente." André vorrebbe poter abbracciare Jean, lo vede pallido, ma non può. Jean apre gli occhi, la mano gli trema sulla spalla del tedesco.

"Mi vuole uccidere, perché Daniel è morto... non gli è mai davvero importato di lui eppure ora che è morto sta dando di matto." il francese si volta nella direzione in cui è sparito il brasiliano, lo vede allontanarsi con passo deciso.

"Lo so, c'è qualcosa che non va." André sospira. "Ma l'unico che avrebbe potuto dirci che cosa è preso a Lucas è morto... e noi abbiamo perso un membro della squadra." anche lui guarda verso Lucas, ormai lontano e quasi invisibile in mezzo alla folla che accalca la pit lane.

"Ho paura che non riusciremo a fermarli..."

"No, non abbatterti. Ce la faremo. Manca pochissimo e finalmente saremo liberi." André stringe leggermente la spalla di Jean, come a rassicurarlo. "Andrà bene, davvero." Sorride, il francese ricambia appena, all'apparenza freddamente, non possono farsi scoprire, non nel paddock.

Jean e André rientrano in albergo e ognuno si reca nella sua stanza. Non possono farsi scoprire, sanno che Lucas li terrà d'occhio ancora più di prima, sono il suo obiettivo principale, li vuole morti entrambi.

Inoltre tra di loro ancora niente è risolto, André non ha ancora perdonato Jean e il francese non sa che fare. Devono parlare al più presto, ma la serata non è quella giusta.

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