(J)ust a fan / (K)eep calm and... love Justin!

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"Cercavo una piccola cosa in un mondo infinito, invece ho trovato te... una cosa infinita in un piccolo mondo"

In quel momento eri sul palco, luci e riflettori erano addossati su di te, mettendo di più in mostra la tua figura.
Stavi cantando la più bella canzone che tu avessi mai scritto... ma tanto alle tue fan che importava?
Per loro erano tutte belle.
In certi momenti, ti chiedevi se applaudivano perché erano veramente belle o per il semplice fatto che eri bello tu.
Ti eri sempre posto quella domanda da quando, per la prima volta ti avevano sentito suonare in strada quella fatidica canzone: Baby.
Avranno pensato a quanto eri carino o quanto eri bravo?
A quell'enigma sapevi che non avresti mai trovato risposta e non avresti mai trovato quell'amore che tanto cercavi, un amore semplice ma veritiero, basato sulla sincerità e non sulla tua fama e bellezza.
Finisti la canzone: anche per oggi avevi concluso un tuo concerto. Ringraziasti calorosamente le fan.
Per cosa le ringraziavi? Sarebbe stato uno dei tuoi mille misteri.
Le scrutavi velocemente una ad una finché un tuo unico pensiero alleggiava sempre più chiaro e nitido nella tua mente: sono soltanto fan.

Dopo qualche minuto in limousine, eri arrivato finalmente in albergo. Ovviamente non avevano esitato a darti la camera più lussuosa e confortevole, a Milano sembravano tutti molto disponibili.
Milano... anche lì la testa ti rodeva a mille su come, ma soprattutto, per chi ci fossi arrivato.
Dasti tregua un attimo sui tuoi insistenti pensieri.
Avevi bisogno di sentire un po' di affetto, non vedevi l'ora di udire la sua voce, quella di cui non ti saresti mai stancato, come la persona stessa. Prendesti il cellulare e componesti il numero di casa.
Dall'altra parte ti rispose una voce maschile, era Jeremy, tuo padre. Ovviamente vi faceste sempre le solite domande: “Come va?”, “Il concerto tutto bene?”, “Che fai di bello?”.
La vostra conversazione finiva per diventare un copione imparato a memoria.
-C'è Jazmyn?- domandasti, impaziente.
-Certo! Aspetta che arriva...-
Una voce femminile prese posto a quella maschile di tuo padre.
-Ciao fratellone! Come stai?-
Il tono infantile ma allegro ed energico di Jazmyn, nonché tua sorella più piccola, ti faceva per un attimo dimenticare di tutte le ore trascorse in viaggio sull'aereo, di tutte le fan scatenate, dei fotografi che non perdevano occasione per scattarti foto, non facendoti più sentire te stesso.
Tutte le giornate trascorrevano così, come un replay, si ripetevano a loro piacimento senza che tu potessi farci nulla.
Non avevi mai chiesto di nascere, eppure eri nato, non chiederai di morire eppure un giorno succederà... almeno che ti lasciassero vivere la tua vita come volevi!
Scuotesti la testa, rassegnato.
Purtroppo quel tuo sogno oltre ad essere segreto era anche irrealizzabile.
Rispondesti a tua sorella e continuasti la conversazione, sperando non finisse mai.

Chiudesti la telefonata, eri di nuovo da solo in quell'immensa stanza di hotel.
Iniziasti le tue riflessioni che solo tu eri in grado di capire.
I tuoi pensieri vennero interrotti da una voce da dietro la porta che ti chiedeva se era possibile entrare. Acconsentisti dopo aver notato che si trattava di John, il tuo assistente.

-Justin! Ti ricordi di quel concorso che abbiamo annunciato settimana scorsa? Beh, a quanto pare una ragazza è riuscita a trovare il numero vincente!-
Lo guardasti, sapendo benissimo a cosa alludeva: la ragazza che avrebbe trovato dentro a uno dei tuoi CD il numero vincente, avrebbe avuto la fortuna di passare un mese intero insieme a te e ti avrebbe seguito ad ogni tuo concerto, senza dover pagare il biglietto.
A quel punto c'era solo una domanda che ti balenava nella testa, banale ma pur sempre essenziale:

-Come si chiama la ragazza?-

-Kiezel. Kiezel Manuel.-

~•~•~

DALL'ALTRA PARTE DI MILANO

Andavi avanti e indietro per la stanza da almeno un'ora come minimo, e ancora non ti eri calmata.
Il solo pensiero di vederlo dal vivo per la prima volta in assoluto, era un concetto che ancora faticavi a credere.

Erano le 7:30 del mattino, ti trovavi davanti al negozio di CD.
Sembrava strano, ma c'erano già parecchie ragazze che, come te, aspettavano che si aprissero le porte; tutte le ragazze, come te, erano lì per un unico obiettivo: comprare l'ultimo album appena uscito di Justin Bieber.
La voglia di entrare era incontenibile, e, dopo molta agonia, quel momento tanto atteso terminò.
Alle 8:00 il negoziante tirò su le tapparelle e aprì con la chiave le porte che vi separavano da quel CD, quello contenente il numero vincente, ovvero l'uno.
Tu sapevi perfettamente a cosa corrispondeva quel numero: il compleanno di Justin.
Esattamente il 1° marzo.
Intanto cercavi di addentrarti, ma inutilmente.
Centinaia di ragazzine si erano catapultate dentro, scostandoti senza alcun ritegno.
Alla fine, dopo molti tentativi a vuoto, eri riuscita ad entrare.
Ti guardavi disorientata da una parte all'altra, alla ricerca del fatidico oggetto che tutte bramavano.
Non ti importava se non era quello vincente, ti bastava averlo.
Lo cercavi disperata: al piano di sotto, quello sopra... Ovunque, ma senza alcun risultato.
Stavi per uscire, delusa per il tuo fallimento, quando, ti voltasti poco dopo l'entrata.
Caduto a terra... c'era il disco che tanto ossessionava quella marea di ragazze.
Lo prendesti e lo portasti alla cassa.
Appena uscita dal negozio, lo scartasti e ammirasti la copertina con la foto di Justin.
La curiosità era troppa: apristi il CD e guardasti tutte le sue nuove canzoni. Dopo varie occhiate il tuo sguardo scorse su un pezzetto di carta. Inizialmente la tua intenzione era quella di buttarlo, ma poi lo guardasti meglio... C'era un numero scritto: 1.

Non ci potevi credere.

Tutto ciò era impensabile e al contempo assurdo.
Avevi trovato il biglietto che tutte le ragazze di prima cercavano invane in ogni angolo del negozio.
Girasti il foglietto notando un numero telefonico da contattare.
In quel preciso istante il mondo era come scomparso, come se esistessi solo tu. Ti dasti un pizzicotto, percependo che tutto ciò era reale, il tuo sogno nel cassetto si era appena realizzato, e, in quel momento, comprendesti che non eri più una delle tante.
Tutte quelle ragazze come te avevano sperato, ma nessuna di quelle ragazze aveva avuto la meglio.

Ti stavi preparando con le mani tremanti e la mente altrove.
Ancora non ti capacitavi che sarebbe stata solo questione di poche ore e avresti visto per la prima volta il tuo più grande idolo.
La tua organizzazione nel fare le valigie, però, non era delle migliori.
Ti trovavi in camera tua, disfavi tutti i tuoi armadi, alla ricerca dei migliori vestiti: occorrevano eleganti, moderni ma al tempo stesso comodi e sportivi.
Intanto ti facevi mentalmente il tuo itinerario per i prossimi giorni... Prima destinazione: andare dall'altra parte di Milano dove alloggiava Justin, successivamente prepararsi per un lungo viaggio in aereo diretto in America, e da lì tutte le numerose tappe del concerto a cui avresti senz'altro assistito con piacere.
Ritornando alla valigia, a malincuore, decidesti di togliere qualche vestito di troppo.
Tutto sommato, dopo un'ora di disfacimento, e dopo esserti ricordata della tua immancabile chitarra, ti potevi ritenere soddisfatta.
Eri pronta per affrontare questa avventura, eri pronta per vivere in prima persona momenti con Justin, eri pronta per lasciare momentaneamente l'Italia e andare all'estero.
Uscita di casa, poco distante da te, notasti una limousine parcheggiata davanti al cancello.
Inizialmente cercasti di mantenere la mente più razionale possibile: quella limousine non era certo per te. Impossibile.
Era solo una casualità che fosse lì davanti al tuo cancello.
Andasti oltre quella macchina nera e prolungasti con passo disinvolto, fino a quando una mano non ti toccò la spalla facendoti sobbalzare.
Quasi perdesti un battito.
Un signore alto, robusto e in giacca e cravatta, con un paio di occhiali da sole neri, era davanti a te: fu lui a rompere il silenzio.

-È lei la signorina Manuel Kiezel?-

Annuisti un po' confusa.

-Perfetto, salga pure- ti disse indicando la limousine.
Fu allora che realizzati che no, non eri pronta per niente.

...

Salve a tutti!
Mi chiamo Ilaria e questo è il prologo della mia prima fanfiction.
Avendolo fatto anni fa, ho voluto rileggerlo e riscriverlo in quanto non mi sembrava neanche degno di chiamarlo capitolo.
Troppi errori grammaticali e non.
Spero adesso possa essere più leggibile.
Detto ciò, buona lettura :)
Baci,
Ila :*

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