Capitolo 4

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31 dicembre 1939
Situazione attuale: voglia di scappare via
Possibili sviluppi: ...lasciamo stare
Ok ricontrolliamo: busta? C'è! Monete? Ci sono! Entusiasmo da bimba di cinque anni? No, quello forse lo aveva lasciato a casa. Stranamente Leah aveva lasciato a casa anche la voglia di sognare, non era in vena né di pensare né di fantasticare: ormai aveva capito; nel mondo non c'era più spazio per le ragazze come lei. In realtà avrebbe voluto buttare giù tutta la bancarella della frutta, per quanto si sentiva frustrata. "Ok calmiamoci " pensò " non è così grave... in fondo sto solo buttando al secchio il sogno più grande della mia vita! Non è una cosa così malvagia. AHHHHH HO BISOGNO DI CIOCCOLATO!!"
Detto fatto si precipitò alla bancarella dei dolci e prese un enorme blocco di cioccolato fondente. Era l'ultima cosa che le era rimasta per distrarsi dalla realtà. Dato che sognare era una perdita di tempo, mangiare le sembrava la soluzione più adatta. Ed ora era il caso di mettersi al lavoro! Doveva comprare tutto il necessario per la cena di quella sera. Era l'ultimo giorno dell'anno d'altronde. Si doveva festeggiare l'arrivo di un nuovo, noioso e frustrante anno, che sarebbe stato come tutti gli altri del resto.
" Ok ci siamo, so che non sarà una cena gourmet ma almeno avremo qualcosa da mettere sotto i dent..." La ragazza non fece in tempo a terminare il pensiero, che subito sentì un tonfo: non era buon segno.
Vide la folla che si avvicinava al marciapiede dall'altro lato della strada e decise di avvicinarsi anche lei. Quando capì di cosa si trattasse, si pentì di essersi unità alla folla... la scena che vide le avrebbe lasciato il segno ( nel vero senso della parola ). C'era un uomo tedesco che urlava e sbraitava come un pazzo ad un povero vecchietto ebreo, che intanto era steso sul cemento immobile. Aveva dei tagli sulla faccia e dei lividi sul collo come se qualcuno avesse tentato di soffocarlo.
" Ma non ti vergogni? Bastardo! Ora ti faccio vedere io!"
Il tedesco continuava ad urlare ed ad insultare l'uomo che intanto piangeva e balbettava qualcosa.
"S-scusi io- io non"
"Tu cosa? Lurido pezzo di cacca. Che cosa credi? Che non ti abbia visto?"
Una signora tedesca decise di chiedere spiegazioni " Che cosa le ha fatto? Dato che lo sta pestando come un salame?"
"Questo bastardo ha cercato di derubarmi! Ladro."
" Non credo che la stesse derubando, anzi a me sembra semplicemente che lei sia un po' nervoso stamattina ."
Leah non credeva alle sue orecchie, non aveva mai sentito un tedesco difendere un ebreo, non erano tutti nazisti... almeno su quello aveva ragione.
" Senta, lei non sa niente, quindi si faccia gli affari propri...so io come metterlo in riga."
La folla finalmente si smaltì ma l'uomo non aveva ancora finito. Infatti tirò fuori un ombrello e con la punta cominciò a colpire le gambe del vecchietto, che lanciava urli laceranti e disperati, intanto il sangue cominciò ad uscire e sembrava non fermarsi. Leah non resistette era più forte di lei ... si piombò sul tedesco urlando: "Basta lascialo in pace!! Non ha fatto niente di male!!" Nonostante i suoi sforzi il tedesco riuscì a liberarsi dalle braccia di Leah, che gli avvolgevano il collo e con il manico dell'ombrello sferrò un colpo in faccia alla ragazza che cadde a terra tramortita. Dopodiché l'uomo iniziò a prenderla a calci. La ragazza cercava di difendersi ma invano: la botta in faccia le faceva troppo male. Dopo qualche istante Leah perse i sensi e rimase abbracciata al cemento freddo per un bel po'.
Leah aprì gli occhi, non riusciva a vedere bene, era tutto sfocato. Si sentiva la faccia gonfia e i muscoli indolenziti. Si toccò la faccia con la mano, vide del sangue... ciò era grave: lei non aveva mai perso sangue. Sentiva freddo, le gambe le facevano male come se migliaia di chiodi si fossero infilati al loro interno. Si guardò di nuovo intorno ...c'era della gente che la guardava...le uniche cose che riusciva a sentire, erano delle frasi dal suono ovattato in tedesco "Ist Sie ok?" "Ist Sie verletzt?" Sta bene? Si è fatta male?
Dopodiché chiuse gli occhi: sembrava tutto finito.

Tavolette di cioccolatoWhere stories live. Discover now