CINDERFELLA|| TAEKOOK (Italian translation) ✔︎

[26] La spada della giustizia

Jin si inginocchiò, tenendo la faccia di Namjoon, supplicando: "Joon, alzati. Per favore, dobbiamo trovare Tae. "

Namjoon alzò gli occhi e si concentrarono sul bel viso di Jin; il senso la colpa sembrava lo stesse logorando mentre si rendeva conto di chi si era infiltrato nel castello.

"Ho fallito Jinnie."

"Le spie, sono qui"

"Sono qui per ucciderci"

Calde lacrime scivolarono dai suoi occhi, la mano stringeva fermamente le lunghe dita di Jin.

"Non sono riuscito a tenerli lontani. Mi dispiace."

Jin, tuttavia, non era in vena di piangere. I suoi nervi si irrigidirono, il suo corpo pompava di adrenalina.

"Namjoon alzati, cazzo. Sai che ti amo tantissimo, e sì, fa davvero schifo se ce l'hanno fatta. Ma piangere non risolverà questa merda. Adesso alzati. Abbiamo un figlio da salvare e un po 'di culi da prendere a calci ", Jin strinse le spalle di Namjoon ed il suo sguardo cadde per pochi secondi sulle sue labbra, e la cosa sembrò calmare il re in preda al panico.

Namjoon si alzò in piedi. Suo marito aveva ragione e annuì, d'accordo su ciò che Jin avesse appena detto. 

Corsero di nuovo verso il loro studio condiviso, confortati dal reciproco tocco, ma terrorizzati per loro figlio e il loro regno.

Il muro di pietra costituiva una barriera e Namjoon cercava il pulsante che avrebbe aperto il pannello al lato dello studio.

Finalmente lo trovò e, quando il passaggio si aprì, il rumore delle rocce che sfregavano l'una contro l'altra li assordò per qualche attimo, facendo inciampare Jin all'indietro prima che Namjoon si precipitasse a tutta velocità nella stanza, cercando follemente qualcosa nella sua scrivania, qualunque cosa potesse dare loro la minima speranza.

Si agitava freneticamente, la carta volava per aria fino a quando non trovò il biglietto che Jimin aveva portato, con il sigillo Min attaccato sul retro della lettera. Lo scrutò, leggendo l'ultima frase che descriveva in dettaglio il suo piano per proteggere il palazzo.