Capitolo 1

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29 dicembre 1939
Situazione attuale: sconforto totale
Possibili sviluppi: ancora da valutare
Questo era lo strano schema mentale che risuonava nella testa di Leah ogni santa mattina, eppure le sembrava tutto così normale, sapeva che quello era un buon metodo per distrarsi dalla realtà e far finta che andasse tutto bene, anche se di bello non c'era proprio niente. Ormai era rassegnata: il cielo che vedeva ogni mattina,così grigio e monotono, i prati di quel verde spento che le facevano venir voglia di strappare a morsi ogni singolo filo d'erba, la gente che la guardava male ogni volta che si fermava ad osservare una vetrina o faceva qualsiasi altra cosa,non sarebbero mai cambiati...era destino...tutto intorno a lei era esattamente come quel cielo...grigio e monotono.
"Guarda dove vai! Ebrea!"
"Mi scusi non l'ho fatto apposta, è stato un incidente!"
"Ti consiglio di non farti vedere in giro o ti prendo a schiaffi!"
Era successo di nuovo, era la terza volta quella settimana che andava a sbattere contro un tedesco. I pensieri la tenevano così impegnata che non guardava mai dove andava, era sempre stata così: distratta o come la definiva suo padre "sognatrice "; sinceramente lei preferiva quel termine: le si addiceva di più. Fin da bambina Leah era sempre stata una piccola sognatrice. Le venne in mente un episodio in cui chiese alla madre se sarebbe riuscita, un giorno, a costruire una macchina volante per andare in America, dove aveva sempre sognato di andare. A quel punto sua madre la prese in braccio e le disse: " Se lo sogni ardentemente riuscirai a farlo ". Quello era il ricordo più bello che aveva di lei, di sua madre, la sua cara mamma che l'aveva lasciata a soli 10 anni. In quel momento le vennero in mente le sue ultime parole: "Voglio che tu scriva le mie iniziali sulla macchina volante, voglio che tu voli in America e viva la tua vita come non hai mai potuto fare. E quando arriverai, io sarò lì ad aspettarti e mangeremo pancakes e donuts finché non ci verrà un'indigestione. FALLO PER ME LEAH NON SMETTERE MAI DI SOGNARE."
"Leah? Leah?...LEAH?! Tutto bene?" A distoglierla dai suoi pensieri ci pensò suo fratello Abel, che intanto era venuto a prenderla.
"Si, tutto ok, tranquillo "
"Sicura? Sembri pensierosa...ma che me lo chiedo a fare, tu sei sempre pensierosa ! Si può sapere come ci sei finita dall'altra parte del quartiere così velocemente??
Leah si guardò intorno: si era allontanata così tanto dal centro! A volte i pensieri erano così forti che la portavano a camminare senza meta per chilometri e chilometri.
" Comunque, hai comprato la frutta come ti ha detto papà?"
" Oh cavolo!! Me ne sono dimenticata !! Di nuovo"
"Lo sapevo, ecco perché l'ho presa già io ! Che cosa faresti senza il tuo fratellone?"
Leah lo guardò calorosamente e gli diede un forte abbraccio sussurrando: " Ti voglio bene "
"Anch'io" rispose Abel "Ma sbrighiamoci prima che papà si arrabbi "
Detto ciò i due si incamminarono verso casa, improvvisamente il cielo tornò di nuovo grigio e monotono, dato che pensare era l'unico modo per rasserenarlo un po'.
" Dici che torneremo in tempo per cena?"
Abel si rese conto che Leah non lo stava ascoltando, era di nuovo persa nel suo mondo immaginario. A quel punto il povero fratello rassegnato si limitò a fissare i suoi piedi mentre si muovevano veloci nel silenzio della città all'imbrunire.

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