perfecta dies

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a te, in attesa di riabbracciarti e mangiare il sushi insieme. ti voglio bene

Jeon Jungkook detestava poche cose. Detestava la puzza di fritto che restava addosso ai vestiti anche per giorni, detestava le magliette piegate male o le scritte a penna sui libri. Detestava poche cose, e mai avrebbe pensato che una chiamata da lavoro potesse salire al primo posto di questa piccola classifica.

Di norma la sua reazione sarebbe stata l'opposto. Adorava la redazione per cui lavorava, e spesso, a causa della sua dote quasi naturale, era a lui che venivano affidati gli articoli più complicati, le pagine che trattavano della cronaca nera di Seoul, ed era lui quello in grado di occuparsene in fretta e nella maniera migliore, per niente spaventato dai sobborghi in cui avrebbe dovuto andare o delle persone con cui avrebbe dovuto parlare. E, di norma, avrebbe accettato quell'incarico senza alcun indugio.

Peccato che la norma non fosse ricevere una chiamata alle sei del mattino dell'unico giorno di ferie che aveva chiesto da dopo le vacanze estive, quel giorno che da tempo si immaginava in ogni più piccolo istante e che doveva, doveva per forza essere perfetto.

Per questo, quando era stato svegliato dal cellulare che vibrava sul comodino accanto a lui, la prima cosa che aveva fatto era stata imprecare sottovoce, un tenue sibilo soffocato tra i denti, così basso che si era confuso in fretta con il silenzio della stanza; la seconda era stata controllare che il suo ragazzo non si fosse svegliato, che fosse ancora addormentato accanto a lui nel letto, e così per fortuna era stato; la terza era stata alzarsi con uno sbuffo per risolvere quella questione lontano dalla camera da letto, evitare che Yoongi si svegliasse a causa sua.

Aveva cercato di essere il più veloce possibile, rispondendo in maniera sgarbata al suo superiore –ma si sapeva, anche quello faceva parte del carattere di Jungkook, anche quello lo rendeva il giornalista tanto bravo e determinato che era- ed alla fine era riuscito a concordare che gli lasciasse il fascicolo sulla scrivania, e lui se ne sarebbe occupato il giorno successivo, appena tornato a lavoro.

Conclusa la chiamata, il ragazzo era finalmente riuscito a tornare nel letto, a stendersi accanto a Yoongi e ad abbracciare il suo piccolo corpo ancora addormentato. E, tanto quanto si era accorto di detestare quella telefonata, quel gesto fu la piccola conferma di quanto amasse stringere il suo ragazzo.

Lo guardò, il volto disteso, rilassato in un sogno privo di incubi, i capelli tinti di biondo spettinati, testimoni della nottata di passione che avevano avuto, così come testimoni erano le macchie rosso-violacee presenti sul suo collo, che in quel momento però non poteva vedere a causa della posizione rannicchiata in cui era caduto tra le braccia di Morfeo. Lo guardò, ammirò il ragazzo con cui conviveva da quasi quattro anni, ormai, e sentì il cuore stringersi in una morsa di gratitudine al pensiero di non averlo svegliato.

Quando avevano iniziato a frequentarsi, le prime volte che avevano dormito insieme, era capitato in un paio di occasioni che Jungkook si fosse alzato prima di Yoongi, per farsi una doccia, ripassare qualche argomento difficile prima degli esami, oppure per un gesto più romantico come preparargli la colazione, e, al posto di trovare il ragazzo ancora addormentato, al posto di svegliarlo con dolcezza come aveva creduto, lo aveva ritrovato in lacrime, quasi in preda ad un attacco di panico al pensiero di essere stato abbandonato ancora una volta.

«Non potrei mai abbandonarti, piccolo.» sussurrò a quel ricordo, lasciandogli un bacio sui capelli, le medesime parole che ripeteva da quando Yoongi aveva avuto il coraggio di raccontargli la sua storia.

Una storia dolorosa, così tanto dolorosa che gli aveva fatto comprendere all'istante tutti gli atteggiamenti più che protettivi degli amici del biondo nei suoi confronti, atteggiamento che quasi gli era costato un pugno la prima volta che si erano incontrati, ma, andiamo, mica era inciampato addosso a Yoongi, versandogli il caffè sulla felpa, di proposito. Si era dovuto scusare più di quindici volte prima che Taehyung e Namjoon si convincessero delle sue reali intenzioni e non lo picchiassero, e ci erano volute almeno due settimane prima che potesse avvicinarsi al biondo per rivolgergli la parola.

Perfecta dies - {Yoonkook}Donde viven las historias. Descúbrelo ahora