6•capitolo - ATTENZIONE: MANTENERE LE DISTANZE DI SICUREZZA

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Marco

Quanto posso essere stato idiota!?

Me lo chiedo da tutto il giorno, da che sono chiuso in questa camera d'hotel a ripensare alla sciocchezza che ho fatto.

Ho mentito a Siria, e io so cosa significa mentirle. Significa che, se mai dovesse scoprire che in realtà sto con una persona, non mi rivolgerebbe più la parola. La conosco, so quanto è inaccettabile che qualcuno le menta, so che è testarda e orgogliosa, se lo legherebbe al dito e non mi rivolgerebbe più la parola. E io, questo, non lo posso proprio accettare.

Da quando ce l'ho ad un passo da me, so che non voglio perderla. Lo sapevo anche prima, ma adesso ho acquisito più consapevolezza e vorrei che lei tornasse da me. Ed ecco il motivo della mia stupida bugia: ho paura che non mi dia la possibilità di starle vicino. So che l'ho lasciata io, ma non è mai stato per poco amore, anzi. E ora che mi sembra di aver ancora la possibilità di ritrovarla, se lei sapesse di Chiara, è molto probabile che mi terrebbe lontano.
Non sono giustificato, questo lo so e, un attimo dopo averglielo detto, me ne sono pentito. Ma in quel momento mi sono sentito schiacciato dal sentimento che nutro nei suoi confronti, che mi attira a lei come una calamita e che mi ha fatto ben presente che io non so se ce la faccio a vivere una vita intera senza la sua presenza.

Sospiro e strofino il viso. Qualche attimo dopo sento bussare alla porta. Sarà sicuramente Riccardo che rompe le palle per farmi andare dagli altri. Sa che non ne ho voglia, ma si ostina.

Mi alzo sbruffando, poi apro la porta, ma non avevo minimamente considerato di ritrovarmi davanti occhi marroni in grado di farmi mancare il fiato ogni santa volta.

«Siria...». In quel nome mi perdo, nel senso proprio che non ci capisco più niente, che quasi mi cedono le gambe. Un conto è quando me lo aspetto, e già anche lì tentenno, ma quando è inaspettato non riesco a controllare le molteplici emozioni che mi investono come un fulmine a ciel sereno. «Ma che ci fai qui?», chiedo solo un attimo dopo.

«Potrei farti la stessa domanda», accenna un sorriso di circostanza, quelli che di solito fa quando si sente in imbarazzo.

E io la guardo, succube di questo sentimento che si sprigiona dentro, che mi fa scalpitare il cuore così forte che sembra davvero io non possa fare nulla per fermarlo. Non mi controllo, non mi sostengo in piedi di fronte a lei. E vorrei solo baciarla, perdermi in lei, toccare l'apice del piacere, farla sentire amata.
Non lo so perché è qui, davanti a me, so solo che è inaspettata la sua presenza.
Io me la immaginavo già accanto a Bernardo, a passare il suo tempo con lui, approfittando della mia assenza.

Non aspetta il mio consenso ed entra. Mi volto solo un attimo dopo, ancora stordito, e la guardo. Mi perdo nelle sue forme, in quel suo corpo minuto, ma ben disposto. Quel culo rotondo in cui, ancora adesso, vorrei mettergli le mani. Porto una mano tra i capelli, tento di riprendere aria, ma vado completamente in apnea quando si volta e inchioda i suoi occhi ai miei.

«È più bella della mia questa camera», constata, con un sorriso.

Sorrido anche io, e lo faccio perché amo il suo modo di provocarmi sempre. Anche se, negli ultimi mesi insieme, questa cosa ci ha un po' diviso. Litigavamo proprio per il suo sfidarmi continuamente e, io che sono ancora più testardo di lei, non riuscivo a reprimermi.

«Bella, vero? Beh... non pensare che te la ceda», ridacchio.

Lei mi scruta, occhi socchiusi e labbra imbronciate.

«Invece dovresti!»

«E perché? Perché sei una signorina?». So che sto accendendo il suo lato femminista dicendole questo, ma mi piace anche questo di lei.

Another day  (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora