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Ci imponiamo di non aspettarci niente, ma nel cuore, in realtà, la speranza non si spegne mai

Mirko, al contrario di ogni mia aspettativa, mi diede ascolto e lasciò stare.

Smise di scrivermi, di presentarsi all'improvviso nei luoghi che frequentavo e di impicciarsi fino a farmi impazzire. Sparì semplicemente nel nulla. 

Per quanto mi imponessi di non pensarci, non riuscivo a smettere di dare una strana importanza a ciò che era successo. Avrei dovuto riflettere sulla mia relazione, invece quelle immagini continuavano a tormentarmi. 

Non vi era stato modo di eliderle. 

Iniziai a credere che, se avessi seriamente provato per Samuele i sentimenti di cui volevo convincermi, non avrei mai percepito ogni singola particella del mio corpo andare in combustione per un singolo bacio. 

D'altra parte però ero terrorizzata dall'idea di dover lasciar andare una persona che aveva significato così tanto. 

«Lo adoro alla follia», dichiarò Aurora, mostrandoci una foto del disegno che aveva intenzione di tatuarsi. 

Alcuni giorni prima, durante una delle loro sessioni di studio, aveva trovato degli schizzi alquanto sorprendenti fra alcuni appunti del suo fidanzato.

Uno in particolare aveva attirato la sua attenzione.

Si trattava di una dettagliata ed elegante combinazione di una rosa dei venti e un orologio. Aurora supponeva fosse la rappresentazione perfetta di come, a discapito delle decisioni sbagliate e del tempo perso, chiunque potesse raggiungere un traguardo prefissato.

Eravamo rimaste sorprese dalla notizia che Elia avesse quel talento innato. In particolar modo Margherita.

Quando scoprì che il minore dei fratelli Mazzanti aveva disegnato gran parte dei tatuaggi di Nicolò, lo fece suo ostaggio per una serie infinita di ricreazioni.

Quella circostanza non piacque particolarmente né alla mia migliore amica, né al biondino che ancora cercava di fare colpo sulla rossa. Motivo per cui, anche loro due, si ritrovarono a fare comunella. 

Pian piano il nostro gruppo divenne sempre più stretto.

Che fosse per la relazione di Aurora ed Elia, per la testardaggine di Nicolò nel conquistare Margherita, per il fatto che Luna continuasse a cercare di coinvolgerci o per la vena contraddittoria di Alessandro nei confronti di quest'ultima, non lo sapevo. Ciò che sapevo era che funzionavamo. E mi piaceva. Mi faceva sentire come se tutto il resto non esistesse.

Avevo l'impressione che fosse tutto più facile in loro compagnia.

Quella ricreazione però eravamo sole, e Aurora ne aveva approfittato per aggiornarci sulle sue intenzioni. Voleva assolutamente quel tatuaggio. 

«Approvo», esordì Margherita senza alcun tentennamento, «e sapete benissimo che ho gusti difficili», ci tenne a precisare. 

Lo sapevamo eccome. Aveva l'arte nel sangue e una lingua biforcuta per giudicare qualsiasi cosa. Non si sarebbe fatta alcun problema a dirle che le faceva schifo. 

«Esiste al mondo un ragazzo che possa equiparare Elia?», si lamentò Luna, «ne ho bisogno». 

Il sorriso che Aurora indossava avrebbe potuto incantare chiunque. «Non vedo l'ora di farlo». 

«Hai già chiamato per fissare l'appuntamento?», mi informai. 

Annuì. «Manca poco più di una settimana», iniziò, «e ho intenzione di chiedere ad Elia di accompagnarmi. Voglio che lo veda non appena sarà finito», continuò eccitata. «Pensavo di mettergli una benda e toglierla alla fine». 

Baciami ancoraWhere stories live. Discover now