Prologo

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 «Perché non me l'hai detto prima? Perché non me ne hai mai parlato? Dovevi fidarti di me...» più parlavo più la mia voce pian piano si affievoliva, fino a raggiungere un lieve sussurro.

La guardavo e non capivo cosa mi stesse succedendo, una  parte di me voleva continuare a sbraitarle in volto mentre l'altra , quella più profonda, avrebbe voluto sedersi lì accanto a quella rosa oramai spenta, appassita dal passato e dalle mie offese, e ascoltarla.

Solo ascoltarla.

«Allora?» è inutile dire che a prendere il sopravvento non è stato certo l'io profondo.

Con le dita impallidite  dal freddo, asciugò le lacrime dal bianco volto, prese un respiro profondo e disse:« Perché questo fa parte di me, perché la vera me è questa che vedi qui seduta di fronte a te il resto non conta, il resto è stato il motivo per cui adesso sono in questo stato, se le fosse importato veramente qualcosa di me non mi avrebbe lasciato con mille domande senza poter ricevere alcuna risposta, senza poter avere almeno un appoggio a cui aggrapparmi per rialzarmi, non mi avrebbe lasciato in balìa di un ospedale per una stronzata.»

« Ma cosa ti è successo si può sapere?» mi siedo al suo fianco cingendo il suo volto tra le mie mani.

Un sorriso schernì il suo volto e non scoprii altro che io quella ragazza lì davanti a me, l'amavo.

Amavo tutto di lei, anche questa particolarità che lei chiamava difetto e che a tutti i costi voleva nascondere,  come fanno tutti, giovani e adulti, oggi. 

Lo scopo adesso non è più raccontarsi ma creare la maschera più adatta e indossarla per non levarla mai più.

In quel esatto momento avevo deciso, che qualsiasi cosa fosse successa le nostre vite dovevano prendersi per mano per non lasciarsi più.

Dovevo solo lottare per avere con me la cosa più bella che avessi mai incontrato nella mia breve vita, e l'avrei fatto a tutti i costi.

Anche quella di finire in carcere.

Il Silenzio Fa Paura (#wattys2019) Where stories live. Discover now