.7. Orfeo ed Euridice

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Nostro destino, cattivo gioco di Dei, è di essere separati
da mondi diversi, da inferni e da paradisi.
Nostro destino sarà di cercarci per sempre dappertutto,
perché siamo due metà di un unico universo.
Orfeo ed Euridice

I giorni continuano a passare e insieme ad essi vedo sempre più sfumarsi quello che era il mio obiettivo principale: riconsegnare la foto ricordo a Camilla. Ho promesso a me stesso di farlo e devo mantenere la mia promessa.


Deciso a volergliela consegnare proprio oggi, cerco di sbrigarmi senza fare nessuna sbavatura ai prossimi tatuaggi prima della fine del mio turno. Quando anche l'ultimo fiore della giornata è terminato, lavo e dò una pulita generale al mio studio per poi lasciarmi alle spalle quest'ultimo. Spesso mi fermo a riflettere e non riesco proprio a comprendere come le persone abbiano il coraggio di tingere il proprio corpo con un semplice disegno. Da questa mattina ad oggi avrò forse tatuato una ventina di rose tanto per averne una tatuata sul proprio corpo non perché questa abbia un vero significato. Ogni mio tatuaggio non è disegnato a caso. Dietro ognuno di questi c'è un pezzo della mia vita. E si può facilmente capire perché il mio corpo ne sia totalmente macchiato, fin da quando sono nato niente nella mia vita è andata come avrei voluto. Perciò vivo guardandomi alle spalle ogni secondo della mia vita.

Scendo dalla macchina e attraverso la strada per entrare "Da Victor", il bar in cui lavora Camilla. Non so ancora quali turni lei faccia ma sicuramente è da qui che devo cominciare. Entro dentro e un buon profumo di cornetto caldo appena sfornato mi accoglie, il bar è pieno come sempre. La sua particolarità è che tutto ciò che vuoi lo trovi sul bancone a qualsiasi ora del giorno e la gente apprezza questo.

Fortunatamente trovo Camilla dietro il bancone intenta ad asciugare bicchieri.
<<Ciao>> la saluto mentre mi siedo su uno sgabello di legno, di fronte a lei.
Mi lancia un'occhiata e ritorna ai suoi bicchieri senza rispondermi.
<<Cosa ho fatto per non essere neanche salutato?>> incrociando le braccia sul bancone classico di legno.
<<Niente voi uomini non fate mai niente... Senti perché non te ne torni a casa dalla tua ragazza e lasci in pace me? Queste cose non mi piacciono>>
<<Eh? Quali cose?>> esclamo sorpreso e allo stesso inorridito da quello che sto sentendo.
<<Tanto io sono solo una cliente giusto? Noi due non ci conosciamo granché >> risponde facendo riferimento a ciò che è successo ieri con gli altri.
<<Sai una cosa giusta l'hai detta, non ci conosciamo granché, me ne vado ti lascio volentieri in pace>> mi alzo ed esco da questo posto più deluso che incazzato.

Mentre vado in macchina chiamo Logan.
<<Pronto Logan, dove sei?>>
<<In palestra, mi sto allenando perché?>>
<<Ti raggiungo lì>>

****

Quando sono arrivato in palestra Logan era concentrato a sollevare pesi, imperlato di sudore.
<<Cioè capisci cosa mi ha detto? Ma lei che ne sa di chi è Lauren?!>> è da più di un'ora che vado avanti e indietro per la palestra raccontando quello che poco fa è successo mentre Logan continua ad allenarsi annuendo soltanto.

<<La vuoi smettere solo di annuire? Qui dentro cominciano a prendermi per pazzo vedendomi parlare praticamente da solo>> Logan lascia cadere a terra l'attrezzo e con un asciugamano si pulisce il viso dal sudore mentre si avvicina.
<<Senti amico ma cosa vuoi che abbia potuto pensare? >> sospira <<non sarebbe la prima persona a capire una cosa per un'altra e devi ammetterlo, dall'esterno sembra proprio che tu viva felicemente con la tua ragazza, chi non conosce né Lauren né tanto meno te non sa, ma non puoi neanche pretendere che gli altri pensino ciò che vuoi tu.>>
<<E' proprio questo il punto. Chi non mi conosce non sa, e allora perché la gente parla lo stesso? Perché sono tutti abituati a parlare senza essere a conoscenza dei fatti?!>>

Il Silenzio Fa Paura (#wattys2019) Where stories live. Discover now