Sospirò, cercando di capire l'entità del danno "Ma se tu ti assenti per le prove libere sarai squalificato?". Pierre scosse la testa "Le prove obbligatorie sono quelle disputate il venerdì pomeriggio. Se non partecipo alla sessione di questa mattina non è un problema. O meglio, lo è per me e per il mio team. Ma sono disposto a rischiare". Vega lo guardò negli occhi "Mi prometti che saremo di ritorno per le qualifiche?". Pierre annuì con la testa "Davvero, ti chiedo solo qualche ora. Per respirare, per sentirmi normale. Le prove libere ieri sono andate fin troppo bene, ora tutti si aspettano un grande risultato da me e non sono certo di poterlo assicurare nella forma in cui mi trovo ora".

Vega alzò le mani in segno di resa "Va bene, va bene! Dammi il tempo di vestirmi e partiamo". "Veloce, -le intimò Pierre, nervoso- non voglio che ci fermino". Vega entrò in bagno senza rispondergli. Il francese urlò per farsi sentire "E comunque stavi molto bene anche solo con una felpa addosso". Vega scosse la testa divertita, cercando di non arrossire.

Impiegò qualche minuto a vestirsi e truccarsi un po', ma quando uscì dal bagno non trovò più Pierre nella stanza. Si guardò attorno confusa, non sapendo come interpretare la situazione. Era impazzito? Era uscito senza di lei? Aveva chiesto ad Anne di scappare con lui? Cosa diavolo era successo nella sua mente per andarsene senza avvisare?

Aprì la porta della sua camera e un piccolo sorriso le comparve nel viso, vedendo il pilota uscire di tutta fretta dalla sua stanza e correre verso di lei.

"Ti sei cambiato i vestiti?" chiese lei alzando un sopracciglio. Pierre annuì, lisciandosi la camicia rosso scuro a righe nere "Sono un ragazzo normale, solo Pierre. Non il Pierre Gasly sempre vestito con i colori della Red Bull. Oggi sono libero". Vega scosse la testa "Mi sto ancora chiedendo dove tu abbia battuto la testa questa mattina e dove l'abbia battuta io per assecondarti in questa follia". Il francese ridacchiò, prendendola per mano e trascinandola di corsa nel corridoio "Dai, non perdiamo tempo. La libertà si avvicina!"


Nel parcheggio li aspettava l'Aston Martin blu scuro di Pierre, che risvegliava in Vega troppi ricordi, a cominciare dalla prima volta che si erano incontrati. Salirono in fretta e partirono verso Budapest, ridendo come se avessero commesso la più grande delle infrazioni, mentre una scarica di adrenalina li pervadeva. Pierre abbassò il finestrino, lasciando che l'aria gli scompigliasse il ciuffo biondo scuro e, per la prima volta da quando si era svegliato quella mattina, sorrise veramente.

Arrivarono in una delle piazze principali della città e Pierre parcheggiò la sua vettura attento a non strisciare la carrozzeria. Scese sbattendo la portiera "A dire il vero non so niente di questa città, non ho la minima idea di dove andare". Vega scese a sua volta dalla macchina "Io sono venuta qui qualche anno fa. Posso guidarti nei maggiori monumenti". Pierre ammiccò nella sua direzione "Sapevo di aver scelto la ragazza giusta. Ti seguo!".

Vega arrossì, cercando di darsi un contegno. Era solo in una delle città più belle che avesse mai visto con uno dei ragazzi più belli che avesse mai visto. Tutto nella norma, insomma. Niente per cui soffrire d'ansia. Deglutì più volte, cercando di autoconvincersene.

Indicò la piazza dove si trovavano "Questa è Hősök tere, la Piazza degli Eroi. Al centro puoi notare l'enorme Monumento del Millenario, eretto in onore degli eroi che si sono battuti per l'indipendenza dell'Ungheria". Pierre compì un giro su sé stesso, inebriato dalla potenza emanata dalle statue che li circondavano. "È davvero maestoso- commentò a bassa voce, come per non disturbare gli eroi- incute il giusto timore che ti permette di rispettare la storia". Vega annuì. Non c'era posto in tutta Budapest che cancellasse dal suo cuore la bellezza di quella piazza.

"Ma quindi se domani vincessi il Gran Premio erigerebbero una statua anche per me? Tra gli altri eroi ungheresi?" chiese Pierre con voce sognante. "La Basilica di Santo Stefano è poco più in là, se vuoi" rispose Vega con un'espressione seria. Il francese spostò lo sguardo su di lei, non capendo il nesso. "Ti conviene chiedere un miracolo se vuoi vincere la gara" spiegò Vega. Il pilota sbuffò divertito, spingendo bonariamente la ragazza "Ma che simpatici che siamo oggi!".

1 (prima parte)Where stories live. Discover now