2. Vite complicate

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« Oggi si aggiungerà alla nostra classe un compagno con una storia molto complicata. É la quarta volta che cambia famiglia, ha passato la sua vita tra assistenti sociali e famiglie diverse, perciò cercate di essere clementi e rispettosi nei suoi confronti, non sta affrontando un momento felice. Confido nella vostra maturità, a diciassette anni ormai sapete come affrontare certe situazioni, mi auguro » ci avvisò la professoressa appena cominciata la lezione.

Dal canto mio sentii più o meno ciò che aveva da dire ma con massimo disinteresse, rialzai il volume delle cuffiette che ero stata in grado di infilare sotto la felpa e di nascondere bene con il cappuccio. Presi in mano la matita e cominciai a scarabocchiare sul mio quaderno, quello sul quale avrei dovuto prendere gli appunti, il volto di una donna. Ne segnai i lineamenti delicati, gli occhi grandi con le ciglia folte e lunghe... Era un passatempo decisamente più interessante della lezione di storia.

Ero in primo banco, ma non mi interessava che il professore si accorgesse del mio disinteresse. Almeno, non mi importò fino a quando non fui sbattuta in presidenza per essermi rifiutata di abbassare il cappuccio della felpa alla richiesta del professore per mostrargli che veramente non stavo nascondendo nulla di male se non le cuffie, cosa che lui non sapeva.

« Lo so che stai vivendo un momento difficile, io e i professori lo comprendiamo. Non è facile per nessuno perdere una persona cara e andare avanti con la propria vita come se nulla fosse. Ma non per questo devi buttare via la tua istruzione, avevi dei voti molto alti prima di questo periodo difficile. Eri una delle alunne più diligenti della scuola... Non credi che tua madre sarebbe più fiera di te sapendo che nonostante tutto sei riuscita a riprendere in mano a tua vita?» sembrava che tutti sapessero che cosa avesse voluto mia madre per me. Lo sapevano tutti tranne me, che al contrario mi sentivo solo persa:« Non ho intenzione di sospenderti, hai sbagliato ma ti capisco anche. Spero non ci sia una seconda volta, altrimenti sarò costretto a prendere dei veri provvedimenti. Ora abbassa il cappuccio della felpa, togli le cuffiette e torna a lezione »

Mi ero aspettata la sospensione, in fondo non mi avrebbe fatto male e sarei stata giustificata dallo stare assente da scuola. Ma accettai le parole del preside e uscii dal suo ufficio. Feci passare di nuovo il filo delle cuffiette sotto la felpa e mi preparai a rientrare in classe con lo stesso obiettivo di prima: fare i cavoli miei e far passare la giornata in qualche modo.

Quando entrai nell'aula capitai nel bel mezzo della presentazione del nostro nuovo compagno di classe, quello che aveva avuto una vita molto difficile eccetera eccetera. Sì, ero abbastanza insensibile, il dolore mi aveva resa così. Il dolore rendeva le persone così.

Rimasi confusa quando trovai lo sguardo del ragazzo nuovo puntato su di me, per assurdo era il rompipalle che il giorno prima non mi aveva lasciata stare da sola sulle scalinate quando ero scappata da scuola.

« Torna al tuo posto » mi intimò il professore e io l'ascoltai.

Fu quando mi sistemai al mio posto che capii che forse il giorno prima ero stata troppo dura nei confronti di quel ragazzo. Probabilmente era nuovo in città, in una nuova famiglia che aveva avuto il coraggio e la forza di prendersi a carico un ragazzo con una storia così complicata, in un ambiente che non conosceva e io... Io ero solo stata capace di fare la sbruffona e di dirgli di stare zitta, nonostante lui stesso mi avesse raccontato che "Volevo solo fare due chiacchiere, stare in silenzio non mi fa molto bene". Certo che il silenzio non gli stava facendo bene, aveva cambiato di nuovo famiglia per chissà quale motivo.

Una vita alla continua ricerca di un posto nel mondo.

Indossava una felpa grigio scusa, aveva il cappuccio sulla testa, i capelli scuri e ricciolini restavano fuori.

LOVE AND LOSSWhere stories live. Discover now