1. Silenzio

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Canzone per il capitolo:

Mattia Cuppelli - Love and Loss


La mia storia comincia il 15 Novembre, due settimane dopo la morte di mia madre. Ero mancata da scuola in quel frangente, non avevo avuto la forza di metterci piede dentro, dovevo ancora interiorizzare il lutto. Tutto quello che facevo era prendere una sua foto e tenerla stretta a me, bagnando il cuscino con le mie lacrime. Non era facile, chi l'ha vissuto prima di me sa cosa si prova. La sola idea di non poter più accumulare altri ricordi con lei, mi faceva venire una fitta allo stomaco. Non è facile da realizzarlo all'inizio, sembra tutto così surreale, ma la realtà ci spezza in due quando nella vita quotidiana mancano quei piccoli gesti come il buongiorno al mattino, una carezza sulla testa, le solite raccomandazioni sullo studio, un abbraccio... Tutto.

La realtà mi aveva spezzata in due già dal primo giorno dopo il suo funerale. La mattina, quando mi ero alzata, papà era seduto sul tavolo in cucina con la sigaretta in mano. Non fumava da tanti anni, aveva smesso perché lei gliel'aveva chiesto. Guardava nel vuoto, aveva la testa piena di pensieri che si sono infranti quando mi ha vista sullo stupite della porta.

« Non ti ho sentita uscire dalla tua stanza » mi disse. Furono le prime parole che mi rivolse da quando lei non c'era più. Dopo il funerale e anche la sera, prima di andare a dormire, c'era solo silenzio in casa. Ne io, ne papà avevamo avuto il coraggio di rivolgerci parola. Soprattutto quando la casa era tappezzata ovunque con le foto di mia mamma, in cui sorrideva.

« Penso di tornare a letto, non ho chiuso occhio questa notte » spiegai.

« Torna a letto, non ti preoccupare. Abbiamo tutti bisogno di tempo »

Avevamo bisogno di tempo, eppure il tempo non mi avrebbe mai ridato indietro mia madre. Non mi avrebbe mai ridato indietro i momenti belli con lei. Non mi avrebbe ridato indietro nulla. Sapevo che non avevo bisogno di tempo, avevo bisogno di me stessa e della mia testa per cercare di ricucire il vuoto che lei aveva lasciato.

Il 15 di Novembre decisi di tornare a scuola. L'impatto fu disastroso, tutti sapevano tutto. A scuola ero ormai Lili, la ragazza che aveva perso la madre. Attraversai il corridoio scolastico con il cappuccio in testa, la canzone preferita di mia madre nelle cuffiette e lo sguardo basso. Mi sentivo osservata, mi sentivo come se tutti mi giudicassero e solitamente mi avrebbe dato fastidio, ma avevo cose più importanti a cui pensare. Avevo per la testa altri pensieri, erano di gran lunga più importanti degli sguardi della gente. Tutti sembravano compatirmi. La compassione era l'ultima cosa che desiderassi, nessuno mi avrebbe ridato indietro il mio punto di riferimento.

Mi dispiace Lili. Condoglianze Lili. Vedrai che starai meglio. È in un posto migliore ora. Quelle furono le parole che sentii per buona parte della mia giornata a scuola, gente che faceva finta di importarsene. Persino i professori avevano avuto da ridire, mentre io me ne stavo seduta al mio posto a ignorare qualsiasi parola uscisse della loro bocca. Non riuscivo a tollerare la presenza di nessuno, stavo facendo il countdown per tornarmene a casa e chiudermi nella mia stanza.

Quando suonò la campanella della ricreazione fu un momento di sollievo, dato che avevo già pensato bene a come sbarazzarmi della commiserazione che mi circondava. Uscii dalla struttura scolastica per andare in giardino. Mi avviai in direzione del parcheggio, c'erano tante bici. Un paio di loro era senza lucchetto. Ne presi una caso che trovai e scappai via. Uscii da scuola, senza pensare alle conseguenze che quell'azione avrebbe portato nella mia vita, senza rifletterci neanche troppo su, avevo bisogno di scappare, di rifugiarmi da qualche parte, di stare nella mia solitudine. Di stare con me stessa a riflettere sulla vita che avrei dovuto portare avanti.

LOVE AND LOSSDonde viven las historias. Descúbrelo ahora