Prologo

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Nella vita ci sono vittorie, ci sono sconfitte. Ci sono momenti belli e momenti brutti. Momenti in cui ti senti imbattibile e altri in cui sei vulnerabile. Capita a tutti di fermarsi per un istante, durante la nostra vita frenetica, e di pensare a cosa abbiamo perso e a come siamo cambiati in questi anni. Quante persone sono uscite dalla nostra vita, quante ne sono entrate, chi ci ha deluso e chi ci ha sorpreso, chi ci ha stretto per mano nel momento del bisogno e chi se n'è andato via pensando a se stesso, chi purtroppo non c'è più e ne sentiamo la mancanza ogni giorno che passa... Tutto questo ci cambia, in meglio o in peggio. Ci fortifica o ci indebolisce. Ognuno di noi è l'insieme delle difficoltà che ha dovuto superare, da solo o in compagnia.

Io ero diventata l'insieme di quei momenti che amo chiamare 'vissuti a pieno', lo dovevo solo a una persona che mi aveva insegnato a farlo. Arriva per tutti quel giorno in cui ci fermiamo e pensiamo a come stiamo vivendo, a come stiamo andando avanti. Per me è giunto il giorno in cui ho perso mia madre in quell'incidente stradale. Lei era della categoria chi purtroppo non c'è più e ne sentiamo la mancanza ogni giorno che passa. Non averla più nella mia vita mi ha cambiata. Un giorno, stringendo una sua foto tra le mani, mi sono fermata a pensare a quanto sia importante dare importanza a ogni singolo istante che si vive. E soprattutto, vivere quei momenti con persone che lo meritano.

Le persone vengono spesso date per scontate, soprattutto quando le si vive sempre nella vita quotidiana. Ci sarà sempre, si pensa. Eppure quando il destino te la strappa via, quel ci sarà sempre diventa un mi manca sempre. E sentire la mancanza di una persona, credetemi, è sempre peggio che darla per scontata e pensare di averla presente nella nostra vita. La mancanza ti lacera da dentro, non ti fa dormire. Ti cambia e ti fa vedere anche il mondo con occhi diversi. Quando ti manca qualcuno, ti svegli la mattina in modo diverso, vai a scuola in modo diverso, mangi in modo diverso, parli con le persone in modo diverso e negli occhi si vede chiaramente quel velo di malinconia e tristezza.

Purtroppo avevo avuto modo di sperimentarlo.

Dopo la morte di mia madre mi sono chiusa in una bolla. Una bolla in cui mi sentivo protetta, in cui nessuno poteva entrare. Non è facile riprendere la vita in mano quando tutto viene sconvolto, quando qualcuno di importante non c'è più. Non sapevo come affrontare tutto, così mi sono costruita uno scudo dalle persone.

Non volevo affezionarmi a nessuno, non volevo più sentire quel vuoto nello stomaco che avevo provato con la mancanza di mia madre. Era un pensiero molto brutto per una ragazza che aveva diciassette anni, eppure credo anche che sia quella l'età più fragile. L'età in cui succedono tante cose, troppe cose e nessuno sa mai come gestirle. L'età in cui tutto cambia, in cui si cresce. Ed è anche in questo periodo che ci creiamo una prospettiva su come vedere il nostro futuro.

Come lo vedevo il mio? Non positivo.

Senza rendermene conto avevo bisogno di essere salvata dal vuoto in cui stavo precipitando. Stavo cadendo, sempre più giù, nella speranza che guardando verso l'alto qualcuno allungasse la mano per potermi dire andrà tutto bene

Ne avevo bisogno, visto il guaio in cui mi ero cacciata. 



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