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Quando Jess e Daniel fecero ritorno alla villetta si resero conto che ormai la festa era finita.

Molti ospiti se ne erano già andati da un pezzo e i primi a lasciare il party erano stati proprio i vecchi compagni di classe di Jess. Sin dal principio era stato lampante il motivo che li aveva spinti a partecipare: avevano accettato l'invito di Alicia solo per gentilezza e non di certo per affetto.

A dispetto di molti altri, zia Dorothy invece non se ne era ancora andata. Visibilmente ubriaca si spinse per l'ennesima volta verso il tavolo del buffet, afferrò un'altra fetta di torta e si lasciò cadere sul divanetto accanto al tavolo. In cuor suo sapeva di aver fatto una gran bella figura, regalando a Jess tutto quel denaro. Poco le importava se il resto della famiglia l'aveva ignorata per tutta la sera, denigrandola e sparlando alle sue spalle. Era felice, su di giri e soddisfatta di se stessa. Mangiò in fretta la torta e, sulle note di una canzone tipicamente anni ottanta, iniziò a cantare quasi urlando.

«Vorrei darti il mio regalo adesso, quello vero. Visto che tutti sono intenti a sopportare zia Dorothy, vieni con me.»

Alicia era apparsa alla spalle di Jess e l'aveva spaventato a morte. Gli fece cenno di seguirla in giardino e lui non se lo fece ripetere. Era stanco di tutta quella confusione; di certo un po' d'aria fresca gli avrebbe fatto bene.

In un batter di ciglio, grazie al silenzio della notte, entrambi tornarono a essere rilassati: se Jess non ne poteva più di quel party esagerato, Alicia aveva speso così tante energie da sentire il bisogno di un po' di tranquillità. Si sedettero sugli scalini in entrata e osservarono senza parlare il cielo stellato.

C'era ancora parecchio caldo, nonostante l'estate stesse ormai giungendo al termine.
In sottofondo si riusciva a sentire solo il frinire dei grilli sovrastato di tanto in tanto solo dal motore di qualche automobile sulla statale.

Era la serata perfetta per bearsi del silenzio e godere dell'ultimo tepore estivo.
Alicia invitò il figlio ad alzarsi per seguirla. Si sedette sul dondolo sotto al portico e attese che Jess potesse fare lo stesso. Quel luogo era testimone dell'avanzare degli anni e Alicia volutamente non aveva mai desiderato modificarlo.

Numerose stelle facevano da cornice a una serata che si era rivelata davvero impegnativa. I volti stanchi dei due erano la prova di quanto fosse stata dura non solo organizzare, ma anche sopportare la confusione.

«Vent'anni solo un bel traguardo, non trovi?», chiese Alicia, rompendo il silenzio.

Eccolo, il discorso, pensò Jess. Sperava che sua madre non avrebbe attaccato con il tipico moralismo da genitore apprensivo.

Le voleva un gran bene, ma davvero non riusciva a sopportarla, quando si barcamenava tra parole forzate, sentimenti ostentati e conversazioni da adulti.

«Io me li ricordo i miei vent'anni, sai?», aggiunse lei, guardando dritta davanti a sé. «Stavo al college, come te. Ero una persona estremamente felice, di quella felicità che non si può spiegare. Ero una festaiola, mi piaceva tantissimo essere al centro dell'attenzione.
Avevo appena conosciuto tuo padre. Devi sapere che lui era un bel tipetto, nulla a che vedere con quello che è adesso.»

Sua madre stava facendo un discorso importante e Jess se lo sentiva.  Nonostante la consapevolezza che presto Alicia lo avrebbe sfinito a forza di parlare, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di lasciarla finire.

«Io e tuo padre non ci innamorammo subito.» Sorrise al ricordo di una se stessa ancora giovane. «I tuoi nonni poi hanno fatto un gran caos, forse questo non te l'ho mai raccontato. Sino al giorno del matrimonio hanno fatto di tutto per farmi cambiare idea.»

La Stanza Accanto  [In Revisione]Where stories live. Discover now