"Non preoccuparti, mi occupo io della cena. Sistemerò questo aggiungendo altre patate e altro latte, così le spezie si bilanciano, va bene?" gli disse piano, facendolo girare su se stesso per guardarlo dritto negli occhi e strofinandogli le mani sulle spalle, per poi stampargli un bacio sulla fronte e prendere il grembiule che tanto Louis aveva snobbato.
Il più grande rimase a guardarlo mentre si allacciava l'indumento con dita veloci al collo e alla vita, come se fosse abituato al movimento, e lui sapeva che fosse proprio così, avendolo visto più volte alle prese con i fornelli.
Alcuni piccoli ciuffi castani ai lati del viso erano sfuggiti allo chignon mentre si affrettava a schiacciare alcune delle patate bollite rimaste nella ciotola, e Louis sarebbe davvero dovuto andare a prendere il portatile per lavorare, ma rimase a guardarlo con la bocca socchiusa come se fosse un'opera d'arte, una di quelle che non ti aspettavi che fosse dentro la galleria che hai deciso di visitare.
Un po' come quando un fine settimana Zayn lo trascinò controvoglia a Liverpool e scoprirono che al Tate Museum c'era una mostra di Keith Haring.
Era stata una piacevole scoperta che gli costò non solo quindici sterline, ma anche due giorni interi di sorrisi sfacciati da parte del suo migliore amico che lo guardava come se avesse appena azzeccato tutti i numeri del lotto.
"Non dovevi fare qualcosa, tu?" domandò Harry divertito, sentendo gli occhi del più grande ancora fermo nel bel mezzo della piccola cucina bruciargli la schiena stretta dal grembiule. Non che gli dispiacesse, sia chiaro.
"È colpa tua." biascicò, battendo le mani mentre usciva dalla cucina per andare a prendere il computer e sentendosi già maledettamente in ritardo con il piano di marcia.
Gli parve di sentire una risposta da parte del riccio, ma non se ne curò dal momento che un Liam in bilico su una sedia per pulire il lampadario lo distrasse.
Di sicuro non si poteva dire che non fosse un ragazzo determinato, al contrario di Louis che stava procrastinando il suo lavoro da qualche ora, ormai.
Non passò molto tempo, infatti, prima che decidesse di interrompersi per l'ennesima volta, con ancora le slide aperte nella pagina principale del desktop e della musica a basso volume che avrebbe dovuto aiutarlo a concentrarsi che usciva direttamente dalle casse del portatile.
Insomma, Harry che usciva dalla cucina mantenendo la porta aperta con un piede e reggendosi alla porta con entrambe le mani era di sicuro più interessante di una lezione sull'Impero Ottomano.
No?
"Liam?" lo sentì chiamare l'amico a voce moderata, cosicché potesse farsi sentire senza disturbare Louis, che avrebbe dovuto lavorare. "Puoi avvicinarti per un attimo, per favore?"
Il più grande deglutì a vuoto, cercando di non guardare Harry, i muscoli della sua schiena flettersi sotto il tessuto lilla o la linea spezzata della sua mandibola che formava, incredibilmente, un perfetto angolo ottuso che avrebbe maledettamente voluto mordicchiare.
"Dimmi." disse solo l'amico, e Louis lo intravide mentre si asciugava la fronte con l'avambraccio tatuato. Sembrava che stesse davvero faticando per aiutarlo e, come minimo, gli avrebbe dovuto pagare una cena o qualche giro di bevute al pub appena possibile.
"Mi servirebbero un paio di cose dal supermercato, se hai finito potresti farci un salto tu?" domandò gentilmente, lasciando la presa dallo stipite della porta per mettersi un boccolo ribelle dietro l'orecchio, e Louis dovette costringersi a mantenere lo sguardo fisso sul dipinto del Sultano Mehmed II che aveva accuratamente inserito nella presentazione, ma quasi iniziava a sentire caldo in tutto il petto e non andava assolutamente bene.
(Se avesse continuato a fissare Harry mentre parlava di uova, farine miste e frutti di bosco avrebbe finito per fare una presentazione su un dessert con la sua faccia stampata sopra, e per quanto lui avrebbe apprezzato, il collega di storia avrebbe di sicuro avuto da ridire.)
Riuscì a riportare gli occhi sulla tastiera scura troppo tardi, perché il riccio lo aveva beccato in pieno mentre le sue iridi azzurre lo squadravano da capo a piedi nel frattempo che salutava l'amico e chiudeva la porta.
"Pensavo che stessi lavorando." commentò, andando a lavarsi le mani nel lavandino splendente della cucina e sorridendo con tanto di fossette, orgoglioso di aver notato lo sguardo che Louis gli stava rivolgendo credendo di non essere visto.
"E io pensavo che stessi facendo solo il purè. Cosa hai chiesto a Liam?" alzò le spalle, chiudendo il portatile e rimandando il lavoro al giorno dopo perché, diciamolo, Claire probabilmente avrebbe dormito per gran parte della giornata perciò si sarebbe sicuramente ritagliato un po' di tempo per preparare la presentazione.
Aveva altre priorità, al momento.
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It's just a spark but it's enough
Fanfiction"Nessuno avrebbe mai immaginato che una decadente scuola di uno sfortunato quartiere londinese potesse essere testimone di così tante novità... e men che meno che potesse esserne la causa. Sin dal momento in cui un nuovo supplente entra nella class...
