Bevo per dimenticare

97 5 0
                                    

La sveglia del mio telefono inizia a suonare: segna le 6:40 del mattino. Ho dormito stranamente bene stanotte, non mi succedeva  da un bel po'. Mi sgranchisco la schiena e prendo una maglietta dall'armadio. Con passo riposato mi dirigo in cucina e metto su la moka: la mia vita comincia solo dopo aver preso il caffè con i miei biscotti al caramello preferiti.
Mi faccio una doccia, mi vesto e pettino i capelli ribelli. La mattina faccio sempre gli stessi gesti, in automatico. Sono un ragazzo decisamente abitudinario.
L'autobus mi lascia davanti la mia scuola: la "Acex-Università di Medicina" . In realtà avevo altri programmi per la mia vita che non comprendevano la parola "Medicina", ma a quanto pare non corrispondevano con quelli che mio padre aveva per me, il suo unico figlio maschio. Secondo lui in futuro diventeró un chirurgo di successo come lui e come mio nonno e come il padre di mio nonno. Insomma una vita programmata da un genitore che non si è mai posto il problema di chiedermi cosa volessi veramente io...
Sono in anticipo di 10  minuti di anticipo quindi ho il tempo per un altro caffè.

                                        ***
L'esame è andato alla grande nonostante fossi un leggermente agitato e spero che il professore apprezzerà gli approfondimenti che ho fatto ieri in biblioteca.
Adesso posso rilassarmi, ho tutto il pomeriggio libero.
*Bip bip*
Il mio cellulare mi ricorda che non ho il pomeriggio libero: mi ero messo d'accordo con Connor e Taylor per andare alla presentazione di un libro in una libreria qui vicino. Senza tecnologia sarei perso. Non so come i nostri genitori e prima di loro i nostri nonni potessero vivere senza. La tecnologia ha portato indubbi progressi e quando mia nonna dice che "si stava meglio quando si stava peggio" Beh...è impossibile crederle. L'appuntamento è alle due perció inizio ad andare...

Sono già le due e dieci...Perchè non possono essere tutti puntuali come me?!

*Bip bip*
Mi è arrivato un messaggio da parte di Connor:
" Scusa Shawn, ho avuto un contrattempo un posso più venire alla presentazione.Ci sentiamo domani."
Un contrattempo di nome Taylor immagino...
Quei due Sono i miei migliori amici e stanno insieme da poco perciò voglio che vada bene tra di loro anche se mi sento un pò messo da parte.
*Bip bip* Stavolta sul display compare  il nome di Taylor:
"Shawnie devo accompagnare la mia sorellina dalla nonna, mi dispiace ma non posso esserci in libreria. Scusa :(
Baci xoxo"
Ok, ho di nuovo il pomeriggio libero...
Taylor e Connor sono da sempre i miei migliori amici, o meglio, gli unici amici che ho.
Connor l'ho conosciuto alle elementari, quando un giorno mi ha prestato la sua penna portafortuna rossa durante una verifica di matematica. Taylor invece era la mia vicina di casa, quando abitavo ancora a casa dei miei e ogni volta che ci mancava il sale o lo zucchero chiedevamo a lei e col tempo abbiamo legato. Quando le ho presentato Connor una sera, per casualità, si sono trovati subito in sintonia, insomma il classico colpo di fulmine. La loro storia, anche se cominciata da poco, sembra già una favola, che ha come titolo: "Spensieratezza".

Potrei sfruttare questo pomeriggio per trovarmi altri amici, non penso sia sbagliato.

Chissà quella strana ragazza di ieri sera dove si trova adesso...
Entro comunque il libreria,ma la presentazione del libro è stato rimandata a martedí pomeriggio, mi avverte un ragazzo.
Non so che fare...odio annoiarmi. Devo sempre occupare il tempo nel fare qualcosa di produttivo, altrimenti mi sento stanco e inutile.

Uscito dalla libreria vengo peró travolto da una forte carica musicale. Sento la voce di una donna accompagnata da una chitarra che canta una canzone che non conosco.
Mi avvicino al suono, mentre infilo la mano nella tasca della giacca di jeans per prendere qualche moneta. Quando alzo il mento rimango paralizzato. Mi ritrovo di fronte quella ragazza con i capelli blu che canta ad occhi chiusi, come fosse completamente persa nella musica, con una chitarra in mano. Dopo vari secondi passati a cercare una risposta logica a questo inaspettato incontro (quante possibilità ci sono di rincontrare una ragazza, vista una sera in metro, cantare vicino la tua scuola?!), torno con i piedi a terra e realizzo che è vestita esattamente come ieri: stesse scarpe, stessi pantaloni strappati, stessa maglia bianca con la spalla scoperta. A differenza di ieri ha i capelli lunghi sciolti sulla schiena e porta un berretto nero sulla testa.
Quando riapre gli occhi e realizza chi ha di fronte fa un sussulto e di conseguenza il microfono fischia emettendo un rumore tremendo. Comincio a pensare che mi creda veramente uno stalker e data la curiosa coincidenza io penserei lo stesso. Nonostante il fischio continua a cantare indisturbata.
Beh mi ero ripromesso che avrei tentato di fare nuove amicizie quindi...posso cominciare da lei.
Appena finisce di cantare le applaudo insieme alla cerchia di persone intorno che la stavano filmando con i cellulari.
"Ehy" comincio.Forse è troppo confidenziale, avrei dovuto salutarla in un altro modo...basta, non devo pensare troppo, voglio solo scambiarci qualche parola. Chiamalo destino o karma se preferisci, ma mi sono imbattuto in questa ragazza per tre volte...un motivo c'è, ci deve essere.
"Vattene, altrimenti ti denuncio stavolta" mi risponde lei con noncuranza, senza degnarmi di uno sguardo e nel frattempo raccoglie le monete dal bicchiere per terra e ripone la chitarra nella custodia.
"Senti mettiamo le cose in chiaro...Non ti sto seguendo o stalkerando, neanch'io mi capacito di come riusciamo ad incontrarci cosí spesso."
"Io avrei qualche idea..." borbotta lei.
Uff "Volevo solo farti i complimenti per la canzone. L'hai scritta tu?"
D'un tratto si blocca e mi scruta con attenzione, sembra studiare ogni centimetro del mio viso.
" Davvero ti è piaciuta?" La sua voce è cambiata radicalmente. Riesco a sentire le sue difese abbassarsi a ogni respiro. È una domanda sincera, insicura, come se non fosse abituata a ricevere complimenti.
-"Si davvero"
-"Grazie...l'ho scritta io qualche settimana fa, è la prima volta che la canto davanti a qualcuno"
-"Qual è il titolo?"
-" Shameless" Mi risponde e mi sembra quasi stupita dal mio interesse in un primo momento. Poi peró riprende a raccogliere le sue cose, con lo sguardo basso.

Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio chiedo:" Puoi ridarmi il mio ombrello?"
Lei scoppia a ridere.
"Cosa ho detto di tanto divertente?" Non capisco cosa ci sia da ridere. Era mio e glielo avevo solo prestato perciò adesso vorrei riaverlo indietro.
" Senti mettiamo in chiaro le cose" inizia lei scimmiottando la mia voce. " Io non prendo nulla in prestito, io prendo e basta" ecco le difese che si rialzano.
" Ma stiamo parlando del MIO ombrello e..."
"Senti stalker non ho la forza di discutere, accompagnami a prendere dell'alcool, ne ho bisogno". Mi interrompe velocemente lei.
Si mette la chitarra in spalla e si dirige verso quel nuovo ristorante messicano di cui mi aveva parlato Connor... aspetta come si chiama? Ah si "Picor".
Aspetta ma perchè sto seguendo questa ragazza? È come se non avessi più il controllo sul mio corpo, i piedi si muovono da soli spostandosi uno davanti all'altro.
Mentre camminiamo però prendo coraggio e le chiedo: " Puoi dirmi una volte per tutte il tuo nome, perchè sono stanco di chiamarti Ragazza coi capelli blu."
" Non dico il mio nome agli stalker"
Sbuffo e a lei scappa un risolino spontaneo.
Continuiamo a camminare uno di fianco all'altro, senza toccarci, sfiorarci, semplicemente con un unico nome nella testa: "Picor".

Il locale è davvero carino. Vicino l'entrata ci sono alcuni tavolini in legno con sopra delle tovaglie di carta rosse e piatti piani enormi. In fondo invece c'è un bancone circolare con degli sgabelli di un rosso più scuro rispetto alle tovaglie, ma anche questi in legno come i tavoli e le sedie. Dietro al bancone riesco a distinguere delle bottiglie di vino, di vodka, e anche qualche birra, pertanto suppongo sia " L'angolo alcolico" del locale che a quest'ora è vuoto.
Capelli blu si sta avvicinando proprio verso quell'angolo alcolico che speravo evitasse, ma a quanto pare diceva sul serio quando ha espresso il bisogno di alcool.
" Hola amigosss! Che ci sta da bere? Dammi qualcosa di forte." Esordisce lei in maniera teatrale.
"Le piace il Mezcal?" Risponde gentilmente il ragazzo dietro il bancone.
"Non so che cazzo sia, ma dammene un bicchiere...magari anche due." dice poggiando la chitarra a terra e sedendosi sullo sgabello.
I suoi modi e il suo linguaggio mi lasciano spiazzato. Ha un viso molto dolce che, a quanto pare, fa a pugni col suo carattere. Vorrei sconsigliarle di bere del liquore messicano alle tre del pomeriggio, ma sembrerei un idiota.
" Tu non prendi niente?" Mi incalza lei.
"Em un bicchiere d'acqua, grazie" dico rivolgendomi al ragazzo.
" Ma dai! Mi lasci da sola a bere un qualche intruglio messicano?!" Inizia a ridere come se fosse già ubriaca.
"Io non bevo"
" Come mai? Insomma siamo giovani, dovremmo divertirci." Mentre lo dici mi dà una gomitata amichevole sul braccio.
"Brutte esperienze legate all' alcool" confesso cercando di non ripensare a quelle sere.
" Io bevo proprio per dimenticare quelle brutte esperienze, perchè per qualche ora ho la sensazione di uscire dal mio corpo e dalla mia mente e finalmente riesco a non pensare... Poi l'effetto finisce e tutto ricomincia. Scusa ma mi serve l'aiuto di qualcuno per dimenticare tutta la merda di ieri sera e finora la birra e la vodka si sono rivelate delle ottime amiche non mi hanno mai lasciata sola, al contrario di altri..." Si giustifica in questo modo e si porta il bicchiere alle labbra.

Bad reputationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora