Capitolo 4

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-E un due tre, pausa. Un due tre pausa. Bel mi stai seguendo? Sei fuori tempo! Raddrizza quella schiena!

Cominciavo a non poterne più. Mia madre mi stava letteralmente torturando con noiosissime lezioni su come diventare una perfetta regina di Dormor. A me non importavano più di tanto: volevo rimanere me stessa nonostante tutto.

-Si madre … quando facciamo una pausa?

-Una pausa?! Abbiamo appena cominciato e tu devi essere perfetta! Non manca molto alla Sheelala. Forza ricominciamo dall’inizio.

Sheelala: la festa di primavera, quando sarei diventata principessa ereditaria.

Per mia madre era molto importante e secondo me le serviva per dimenticare quello che era successo poche settimane prima, quando io e mio fratello eravamo scomparsi ed eravamo rimasti addormentati per quattro giorni. Al nostro risveglio i nostri genitori ci avevano fatto un mucchio di domande, ma io e Sauron avevamo deciso di non parlare di quella strana nube.

Sauron …

Continuava a dirmi che stava bene, ma secondo me stava nascondendo qualcosa. Stava sempre da solo e cercava di non parlare di quello che era successo con nessuno, neanche con me. Mi tornarono in mente quegli occhi di fiamme e un brivido mi percosse tutta la schiena. Decisi non continuare a pensarci e tornai a concentrarmi sulla lezione di ballo.

Per fortuna non dovevo fare molti passi: non ero molto brava a ballare. Preferivo di gran lunga cacciare e fare pesanti ore di allenamento e di lotta   con mio fratello. Passo avanti, indietro e laterale: facile per mia madre ma non per me.

Cercavo di starle dietro, di imitarla nei suoi movimenti aggraziati, ed il risultato era pessimo. Credo che anche per lei era una tortura vedermi ballare. Per sbaglio le pestai un piede.

-Ahi! Fermiamoci prima che mi distruggi anche l’altro … per oggi abbiamo finito.- mi disse come se avesse perso le ultime speranze di farmi diventare aggraziata come lei.

Finalmente potevo raggiungere Sauron per allenarci come facevamo ogni settimana! Dopo aver salutato mia madre mi fiondai subito da lui. Quella volta mi aveva promesso che ci sarebbe stato, visto che l’ultima volta era dovuto andare via con mio padre. Era un’ottima occasione per parlare con lui.

Per non perdere tempo mi ero già vestita per l’allenamento, con grande disappunto di mia madre: voleva che imparassi a ballare con un vestito.

Il mio abbigliamento consisteva in lunghi pantaloni leggeri a sbuffo rossi e tunica bianca senza maniche che mi arrivava a metà coscia.

Io e Sauron ci allenavamo in un padiglione esterno nell’ala Est del palazzo, dove non potevamo essere disturbati.

Arrivai lì con il fiatone e da dietro le tende lo vidi girato di spalle.

-Eccomi Sau! Perfettamente in orario!

Lo vidi sussultare per la sorpresa e finalmente si girò. Non potei evitare di fare una faccia sorpresa.

-Pa-padre?! Cosa ci fate qui? Dov’è Sauron?

-Mi ha detto che doveva svolgere alcune faccende e mi ha chiesto di sostituirlo. Spero non ti dispiaccia allenarti con me, anche se non sono più agile come una volta.

-N-no, nessun problema.

Mi aveva promesso che sarebbe venuto e lui manteneva sempre le promesse, soprattutto con me. Non era da lui. Lui adorava allenarsi con me, anche se lo battevo tutte le volte. Sentii ancora un brivido lungo la schiena. Volevo andare a cercarlo, ma non potevo lasciare lì mio padre, anche perché era raro che avesse tempo per allenarsi con noi. Ancora una volta decisi di non pensarci troppo e cominciai l’allenamento.

Mio padre era veloce nonostante la sua età, ma non quanto me e dopo solo qualche minuto aveva il fiatone. Alcune gocce di sudore gli cadevano sulla barba ispida che in alcuni punti aveva cominciato a diventare bianca. Sentivo i suoi occhi verdi fissi su di me che cercavano di anticipare le mie mosse.

Dopo averlo battuto una quindicina di volte, decise che per quel giorno poteva bastare e mi salutò dandomi un bacio sulla fronte.

Riamasi lì da sola e non potei evitare di pensare a Sauron.

Mi tornarono in mente quegli occhi rossi come fiamme. Ero più che sicura di averli visti, ma lui mi aveva detto il contrario.

Di nuovo un brivido. In fondo al mio cuore sapevo che era cambiato qualcosa in lui. 

|Belthil|Where stories live. Discover now