Capitolo 13

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MARTINA

Il telefono inizia a suonare e io mi sveglio di colpo nella notte, spaventata. Guardo l'ora sulla sveglia e noto che sono le quattro, mi agito. Afferro il telefono, noto un numero che non conosco, ma rispondo comunque. << Pronto >> dico nervosa, << Signorina Stoessel? >> sento una voce femminile al di là, << Chi parla? >> chiedo io non riconoscendo la voce, << Sono Anita la governante del Signor Blanco >> spiega lei. Rimango in silenzio per un po', non capisco perché mi abbia chiamata a quest'ora e cosa voglia da me. Mille strani pensieri mi passano nella testa e la curiosità ha la meglio, << Ah sì, salve >> le rispondo << C'è qualche problema? >> domando poi. La governante rimane per qualche secondo zitta, << Mi dispiace averla svegliata a quest'ora, ma ho bisogno di lei >> si scusa, << In che senso? >> chiedo, << Dovrebbe venire qui >> spiega poi. Perché mai dovrei andare a casa del mio capo alle quattro di notte? << Il signor Blanco chiede di lei... insistentemente >> dice poi con una voce al quanto strana e preoccupata, << Non capisco >> borbotto io, << Capirà quando è qui >> mi dice. Non so che fare, non voglio proprio andare a casa di Jorge a quest'ora di notte, non capisco cosa voglia da me, ma Anita mi sembra al quanto agitata. Sono confusa e odio pensare appena mi sveglio, ho bisogno di venti minuti per realizzare di solito. << Ok, arrivo >> borbotto io, dentro di me mi dico che se mi ha chiamata a quest'ora qualcosa deve pur essere successo. Mi alzo dal letto e mi metto addosso le prime cose che trovo, ancora mezza assonnata vado in bagno e poi in cucina dove mi verso una tazza di caffè ed esco di casa. L'aria è fredda e non c'è in giro ormai più nessuno. Nel silenzio più assoluto faccio il breve percorso che porta da casa mia all'attico di Jorge. Mi innervosisco appena mi trovo davanti all'enorme palazzo, dove James mi sta aspettando fuori dal cancello, mi conduce ai parcheggi sotterranei dove mi fa segno di entrare. Parcheggio e lo guardo, << Che è successo? >> chiedo quando chiama l'ascensore, << Credo che abbia qualche problema con lei >> mi guarda stranito. Non dice più nulla mentre saliamo e io mi ritrovo a crogiolarmi nella mia ansia, forse è arrabbiato con me e sta per licenziarmi, certo poteva farlo domani mattina quando sarei arrivata in ufficio, non c'era bisogno di svegliarmi alle quatto di notte. Le porte si aprono e uno strano silenzio mi invade. Anita compare dal nulla e quasi mi spaventa, << Venga Signorina > dice e la seguo attraverso il piccolo atrio. La casa è al buio o quasi, alcune luci fioche la illuminano. Arrivate in salotto vedo la sagoma di Jorge davanti alla vetrata, appoggiato con una mano, che guarda al di fuori. Deve avvertire la mia presenza perché si volta. E' strano vederlo così, senza giacca e cravatta, con la camicia mezza sbottonata, i capelli arruffati e lo sguardo spento. Sembra strano. << Eccola qua la strafottente >> quasi urla appena mi vede, si mette a ridacchiare e barcolla un attimo << Ti aspettavo >> fa un sorrisetto, poi beve quello che ha nel bicchiere che tieni in mano e che io non avevo notato. Capisco subito che è ubriaco, << Mi hai fatto venire qui perché sei ubriaco? >> gli domando, mentre la rabbia mi invade, questo uomo non sta affatto apposto con la testa. << Ti ho fatto venire qui... >> prende fiato e ci pensa su << Perché sei strafottente >> ripete ancora quella parola << Tu... tu sei strafottente con me >> si appoggia alla poltrona poco lì in parte a lui << E devi smetterla di parlarmi in quel modo, mi fai incazzare >> brontola e poi alza gl'occhi nei miei, con una sguardo duro e serio che mi pietrifica all'istante. Mi sento un po' alle strette, ma poi come sempre parto come un razzo, << Anche tu mi fai incazzare >> gli faccio notare e inizia a ridacchiare, << Io sono il tuo capo >> mi indica, << E io sono una sua dipendente a cui deve portare rispetto >> ribatto incrociando le braccia al petto. Ridacchia ancora, << Vedi... vedi come fai! >> sembra quasi arrabbiato << Non ti arrendi mai vero? E' sempre una lotta continua con te che mi sfidi in quel modo >> mi morde le nocche della mano innervosito << Devi smetterla >> mi guarda severo << Devi smetterla perché mi fai uscire pazzo >> si morde le labbra e distoglie lo sguardo come se non riuscisse a sostenerlo per via della rabbia che prova. << Allora lei inizi a comportarsi come si deve sul posto di lavoro >> insisto io, non gliela darò mai vinta, anche perché credo di aver ragione, insomma c'è l'ho, perché anche se quella è la sua azienda e lui è il mio capo non può comportarsi così con me. Si innervosisce ancora di più, dovrei stare zitta, ma proprio non ci riesco. E' più forte di me. Fa un passo avanti, ma barcolla e fa cadere il bicchiere che si frantuma in mille pezzi a terra. Lui ci rimane male e fissa ogni piccola scheggia a terra. << Non dovresti bere se sei arrabbiato >> gli dico io cercando di stare calma, << Non farmi la morale Martina >> borbotta un rimprovero. Mi avvicino per raccogliere i cocci a terra e lui fa lo stesso anche se è scoordinato nei movimenti. Siamo entrambi chini sul pavimento a raccogliere quello che ne resta del bicchiere, poi sento due occhi guardarmi e noto che Jorge si è fermato. Alzo lo sguardo su di lui e mi sta fissando, i nostri occhi si scontrano e i suoi sembrano più verdi che mai in questo momento, più grandi. Percepisco il suo respiro lento e non so perché i brividi mi percorrono il corpo. Non riesco a capire, ma in questo momento è come se un bolla ci avvolgesse e ci fossimo solo noi, il mio respiro segue il suo e poi lentamente allunga una mano che mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi sfiora il viso, a quel tocco un calore strano invade il mio corpo e la sua pelle a contatto con la mia è come fuoco. Vorrei allontanarmi da quel tocco, ma è così stranamente piacevole. << Sei impossibile >> bisbiglia poi << E sei bella >> continua, lo dice con una voce quasi sofferente e lo stomaco mi si svuota. Si avvicina ancora un po' e posa anche la sua altra mano sul mio volto, me lo sfiora delicatamente come se dovessi rompermi sotto le sue mani, mi scruta attentamente, osservando ogni dettaglio del mio viso ed è strano, è tutto così confuso dentro di me. Le sue dita mi accarezzano lente, seguendo le linee del mio volto e poi si sofferma a guardare la mia bocca, come se la desiderasse e inizio ad agitarmi. << Sei bella >> ripete. << Dovresti andare a dormire >> bisbiglio io con il poco fiato che mi è rimasto e i suoi occhi ritornano nei miei, come se l'avessi svegliato da un sogno. Prendo una delle sue mani ancora sul mio viso, per farlo smettere, ma il contatto tra le nostre mani amplifica le strane sensazioni che mi invadono e il vuoto nello stomaco diventa come una voragine. << Si forse dovrei >> sbiascica lui << Forse dovrei andare a dormire >>, io annuisco alle sue parole. Il nostro contatto svanisce e ritorno con i piedi per terra, Jorge si incammina verso la scala per andare al piano superiore, ma barcolla un po', << Lo aiuto io >> sento una voce dietro di me, James compare nel salone e prende sotto braccio Jorge aiutandolo a fare le scale, mentre io rimango lì a guardarlo. << Grazie per essere venuta >> mi sorride poi Anita, che mi guarda con un dolce sorriso, << Non c'è nessun problema >> borbotto io, anche se forse era meglio starsene a casa, perché non so come affronterò la situazione in ufficio. << Non avrei mai voluto disturbarla, ma insisteva, continuava a dire il suo nome, era frustrato per qualcosa e non si sarebbe calmato se lei non sarebbe venuta, quindi grazie ancora >> mi ringrazia ancora una volta. Io non dico niente, mi perdo nei miei pensieri, come mai era frustrato per me, forse per le cose che gli ho detto in ufficio, forse non è abituato a sentirsi dire certe cose ed è stato strano per lui, forse l'ho spiazzato più del dovuto, ma anche lui ha lo stesso effetto su di me, mi fa sentire confusa, arrabbiata e tante volte vorrei esplodere. << Non è cattivo o senza sentimenti >> dice poi Anita e alzo di nuovo lo sguardo su di lei, credo poco che lui abbia dei sentimenti, << Il suo unico problema è annegare nel lavoro, come se il resto non avesse valore, non prova sentimenti perché forse nessuno è ancora riuscito ad andare oltre a quella facciata da bello e ricco, è abituato alle donne che cercano sempre di assecondarlo per aggraziarselo, ma lui non è stupido, capisce che tutte quelle donne non lo vogliono davvero, che non desiderano la sua persona, ma quello che ha >> mi spiega lei, << Forse dovrebbe relazionarsi con gente diversa >> spiego io << E poi credo che sia lui ad aver deciso di pensare solo al lavoro e a nient'altro, è una sua scelta >> dico la mia, << Una scelta sbagliata >> borbotta lei e poi mi fa un sorriso, un sorriso che nasconde qualcosa, ma che non riesco a percepire. << Ora è meglio che me ne vada >> borbotto, << Buona notte signorina Stoessel, ho come l'impressione che ci vedremo presto >> mi fa un cenno con il capo per salutarmi, io non capisco il senso delle sue parole, << Buona notte >> ribatto solamente e me ne vado da questa casa, da questo posto che mi fa sentire strana. Appena metto piede fuori dall'edificio ricomincio a respirare. Accendo la mia auto pronta per tornare a casa mia, pronta a tornare alla mia normalità.


Autore: Eccoci qui con un altro capitolo. Notiamo che le cose tra Martina e Jorge piano si evolvono. E si evolveranno ancora di più dovete solo avere pazienza! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. A presto!! <3 GRAZIE DI CUORE A TUTTI.

 A presto!! <3 GRAZIE DI CUORE A TUTTI

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