33. Un colpo basso.

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Douglas Pov's

Sarà difficile addormentarmi.
Sono stato sul punto di svelare il nostro segreto più di una volta, ma il pericolo di pentirmi di aver confessato è troppo grande.
Non è necessario dirlo.
Soprattutto alla mia ex.
Per ora.
Quella con Maeve è solo una storiella.
Una sordida, sporca storiella, giusto?
E spezzerei il cuore di Lance.
Non che debba escludere che Maeve abbia già voltato pagina.
In fondo non si è preoccupato molto per lei da quando se n'è andato.
Ma sapere che la sua nuova pagina sia proprio io, che suo padre ha messo le mani nella sua marmellata...
Gli può far nascere il dubbio che voglia dimostrarle che possa renderla più felice di quanto abbia fatto lui...
Per esperienza, c'è sempre una parte di te che sente di avere più diritti di chiunque altro su una ex, anche dopo una rottura.
Lo vedrebbe come un tradimento da parte mia.
E non potrei dargli torto.
Lei doveva rimanere off limits.

Il letto cede un po' e apro gli occhi.
C'è qualcuno.
Ci metto un attimo a rendermi conto di cosa succede, ma poi sento un'ondata di sollievo, tendo la mano e la attiro a me.
Deve essere lei.
Però mi accorgo che c'è qualcosa che non va.
Con il cuore che martella, mi arriva alle narici il profumo di Victoria's Secret, mentre sfioro una gamba che non ha le stesse curve e la stessa consistenza di quella che desidero ogni giorno.
Alzo la testa, mi volto e vedo una sagoma familiare al mio fianco, ma non è quella che voglio.

«Che diavolo...»

Scosto le coperte e accendo la lampada, mi tiro su a sedere e mi ritrovo a fissare Kendra.
Indossa una camicia da notte di seta bianca.
Che accidenti crede di fare?

«Stai scherzando?».

Mi fissa con sguardo sorpreso, come se non fosse proprio la reazione che si aspettava.

«Non fingere di non ricordare come si fa, Douggy. Quando una scopata sicura si presenta mezza nuda ed eccitata nel tuo letto, non si rifiuta mai»

Si china verso di me, premendo il corpo contro il mio e baciandomi il collo.

«Smettila»

Mi alzo, prendo i pantaloni della tuta dalla sedia e me li infilo.

«Non sono così disperato, cazzo».

«Non devi fare così, Doug»

Sospira, avvicinandosi in ginocchio, e spostandosi una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio.

«Ero giovane. Ero stupida. Ed egoista», mi supplica.

«Non riuscivo a capire che eri un uomo d'oro. Che ero fortunata ad avere al mio fianco una persona ambiziosa, responsabile, affidabile. Ti voglio».

China la testa, squadrandomi.

«Non era così male. Te lo ricordi, vero? Ti ricordi quanto ci eccitavamo»

Apro il cassetto del comodino e vedo la scatola di preservativi che ho dovuto comprare perché quando sono con Maeve le cose diventano sempre imprevedibili e voglio essere pronto all'evenienza.
Prendo una sigaretta e l'accendino e chiudo il cassetto con un colpo secco, prima che Kendra la veda e inizi a impicciarsi.

«All'epoca non avevo termini di paragone», scatto.

«Ora sì».

«Sei molto solo», dichiara.

«Voglio riprovarci. Per il bene di Lance. Sai quanto sarebbe felice di rivederci insieme? Era troppo piccolo per ricordarselo».

Rido con amarezza.
Per fortuna.
Tornavo dopo un doppio turno di lavoro e mollavo sessanta dollari alla babysitter, poi passavo il resto della notte a cercare di dormire almeno un'ora, con Lance che si svegliava per le poppate e lei che usciva a far baldoria.

Lo Strano Québec.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora