Capitolo VI

21 2 1
                                    

Girando le pagine del fascicolo da poco portatogli il commissario Bonnet fece traspirare uno sbuffo chiedendo se il medico legale Gimongiet confermasse. Affermativo. Il cadavere aveva un nome. Era la svolta del caso.

Nel suo appartamento di Molenbeek intanto Forlanè, l'Orco, prese carta e penna.

"Il mio nome è Forlanè, ma per molto, troppo tempo sono stato conosciuto come l'Orco nel mio ambiente. Un ambiente dal quale non voglio di certo ora prendere le distanze. Sembrerebbe il pavido maldestro tentativo di rinnegare ciò che è stato, chiedendo un ipocrita perdono per ciò che perdonato non può essere. Sono stato un soldato di una guerra che in molti ora cercano di dimenticare, di negarne l'esistenza, ma che era sotto gli occhi di tutti. Di coloro che almeno volevano guardare. Siamo stati usati o meglio ci siamo lasciati usare credendo di esser noi ad avere il comando del gioco non rendendoci conto di essere solo degli utili idioti. E quando da utili idioti ci siamo trasformati in folli idioti qualcuno ha deciso di spegnerci. Ci hanno chiesto di imparare ad organizzare rapine, furti, assalti. Ci hanno addestrato per questo. E quando hanno deciso di buttarci via noi gli abbiamo fatto vedere che quelle lezioni le avevamo apprese. E come se le avevamo apprese.

Mi si chiederanno di fare dei nomi: non li farò. Un combattente non fa mai i nomi dei propri compagni d'arme. Questo è ciò che chiamiamo onore e fedeltà.

A me ora la collera e lo sdegno popolare. Ne sono consapevole, ora come allora quando ne accettai le conseguenze"

*** 1985 ***

Gigante, Orco e Teschio si diedero appuntamento in un pub di Bruxelles. Era da più di un anno, dal suicidio di Panza e dalla chiusura del Comitato che i tre non si vedevano. Solo qualche sporadica chiamata telefonica. Meglio tenersi a debita distanza. Ognuno per i fatti propri. Ognuno sperando che dall'alto qualcuno non venisse a regolare definitivamente ogni conto e chiudergli la bocca una volta per sempre.

Era stato Orco a volere quell'incontro. Durante questi lunghi mesi si era gettato nel campo della sicurezza e dell'investigazione privata. Un ruolo di facciata per restare in contatto con la malavita e trafficanti d'ogni genere. Aveva aiutato un trafficante d'armi d'Anversa per una partita sottobanco d'uranio dal Katanga e come acquirente probabilmente servizi segreti cileni. Conclusasi la trattativa preliminare il trafficante era entrato poi in conflitto con Orco e quest'ultimo, per cautelarsi da ogni problema lo aveva ucciso simulando una rapina alla quale la Gendarmeria aveva finito per credere.

Teschio aveva provato a rientrare nell'esercito prima e nella Gendarmeria poi. Qualche suo amico dai tempi del corso di formazione militare aveva provato a metterci una buona parola ma "dall'alto" erano arrivati velati messaggi volti a far capire a Teschio che forse non era il caso e che semmai sarebbe stato meglio se ne fosse andato all'estero per un po' finché non si fossero calmate un po' le acque.

Gigante tra i tre era quello messo peggio. Rimasto per tutto questo tempo disoccupato e ora senza più nemmeno gli sporadici bottini delle rapine era piombato in un vortice di sconforto e depressione che stava pregiudicando anche i rapporti con la sua fidanzata di sempre Martine, almeno fino a che non si era deciso ad accettare l'offerta di lavoro dei supermercati Dazhol e millantando conoscenze di armi e difesa era stato assunto come collaboratore esterno addetto alla sicurezza.

Di Tuono invece più nemmeno l'ombra. Gigante sapeva che grazie alle conoscenze del padre aveva deciso di intraprendere la carriera giuridica, ma tra i due amici i contatti si erano interrotti. Gigante sapeva che Tuono si era reso corresponsabile della chiusura del Comitato e di tutte le sue operazioni sporche compresa la Banda e soprattutto della tragica fine di Panza.

Dopo essersi ritrovati i tre, fu Orco ad aprir bocca per primo e spiegare i motivi della reunion. Secondo questi era il momento di tornare in azione. Di farla pagare a chi sapevano loro, dando una lezione a chi li aveva traditi e al tempo stesso gettando la nazione nel caos.

I fiumi dell'odioWhere stories live. Discover now