Cap. 7

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Fisso il soffito di camera mia, mezz'ora fa Enrico si è diretto allo studio di mio padre, ho mal di testa e non riesco ancora a reggermi bene in piedi ma voglio sapere che sta accadendo. Scendo dal letto e con calma esco in corridoio, guardo le scale: mi sembrano fin troppe e troppo alte ma mi costringo a farne uno alla volta. Arrivo e mi trascino, attaccata alla parete, lungo tutto il corridoio che porta allo studio. Non sento le urla di mio padre e questo è un brutto segno. Per mia fortuna non sto incontrando nessuno se no dovrei rifare tutto da capo.
Mi accascio contro la porta, attenta a non fare casino e origlio. La voce troppo tranquilla di mio padre è un rumore rauco e inquietante -"Mazekeen avevi un solo compito! Tenerla la sicuro. Ma così non hai fatto, non sei riuscito..."-
La voce di Enrico lo interrompe -"Ma Lucifero"-
-"Non mi chiamare per nome!"- la voce di mio padre si alza facendo tremare le pareti.
-"Mi scusi mio signore"- risponde con voce sottomessa e stanca. Sentirlo così mi fa male il cuore: non ha fatto niente di male, anzi mi ha salvato!
-"Mazekeen sei sempre stato fedele a me dall'alba dei tempi e non mi hai mai deluso fino ad oggi, hai nascosto tutto questo al tuo signore. Colui che dicevi di adorare e stimare, colui con cui hai costruito tutto questo!"-
-"Mio signore..."-
-"Mazekeen non potrai più finire l'incarico!"- Che incarico? -"Di questo se ne occuperà qulcun'altro. In più mi hanno riferito come ti sei comportato nei confronti di Lucia...Te per lei ora sei Mazekeen è nient'altro di più o di meno! Sei un demone e basta! Non le parlerai più o rivolgerai la parola a lei! Non potrai più nè toccarla nè vederla! Sei solo un demone al mio servizio! Ti sollevo dall'incarico di protettore!"-
Apro le porte di scatto correndo, come meglio posso, dentro la stanza -"No!"- finisco per terra vicino a Enrico inginocchiato, mio padre mi guarda in modo freddo dal trono -"Ti prego padre! Lui non ha fatto niente! Mi ha protetto!"-
-"Lucia!"- mi rimprovera Enrico con la testa china.
-"Padre te non puoi..."- continuo senza fermarmi.
Enrico mi interrompe alzandosi in piedi -"Lucia!"- mi guarda negli occhi
-"Enrico..."-
-"No. Mi chiamo Mazekeen Lucia"- nessuna espressione esce dai suoi occhi, mi guarda freddo -"Sono Mazekeen e basta"- mi supera dirigendosi fuori dallo studio.
Qualcosa inizia a farsi strada nel mio corpo: prima rabbia e delusione poi solo tristezza. Delle lacrime iniziano a scendermi lungo le guancie mentre la mia testa iniza a pulsare di dolore -"Perchè?!"- Guardo mio padre con tutto l'odio che riesco a trovare -"Perchè mi stai levando un membro della mia famiglia?!"- E poi perchè Enrico non ha ribattuto...
-"Lui non è la tua famiglia Lucia"- mi risponde calmo -"Io sono la tua famiglia, io e solo io"-
-"No...no! Te sei solo un tiranno! Sei capace solo ad urlarmi contro e a darmi delle stupide regole! è da quando sono nata che continui a separarmi dai miei amici e dalla mia famiglia! Per ogni stupido errore li mandi via da me! Ma non puoi prendermi anche Enrico! è l'unico che mi è rimasto!"- urlo a squarcia gola mentre piango.
Mio padre si alza ergendosi con tutta la sua altezza davanti a me -"Te hai ucciso la mia di famiglia"- mi guarda negli occhi.
-"Cosa?"- cosa sta dicendo? Io non ho ucciso nessuno.
Mi si avvicina prendendomi con le mani il volto e sollevandolo in modo che i miei occhi incontrino i suoi -"Te hai ucciso tua madre Lucia. è solo colpa tua se è morta!"-

Cosa?...

Non riesco a parlare, non emetto nessun suono mentre le lacrime continuano a uscirmi imperterrite dagli occhi. 

Io ho ucciso mia madre?...

-"Con la tua nascita l'hai uccisa e io ho dovuto prendermi cura di te. Sai quanto è difficile crescere la persona che ha ucciso l'unica cosa che abbia mai amato in vita mia."- continua
-"Io sono tua figlia"- riesco a dire mentre lo guardo impietrita.
-"No tu sei l'assassino che l'ha uccisa"-
Schiaffeggio la sua mano di lato trascinandomi indietro -"Non è vero...Non è vero!"- urlo portandomi le mani alla testa. 
Io ho ucciso mia madre? Mio padre mi vuole bene, me ne ha sempre voluto me lo ripetevano tutti! Lui...Lo guardo negli occhi: riesco a leggere solo il puro odio. Non mi ha mai voluto bene...sono solo stata un peso da dover crescere...uno stupido umano inutile sul suo cammino! Perchè fa così male? Non riesco a respirare. Devo uscire da qui!
Riesco ad alzarmi, corro in corridoio e giù per le scale, esco di casa e cado in giardino. Mi guardo indietro: le porte spalancate di casa mia, in un agolo il cuore intagliato nel legno che avevo disegnato da piccola. Devo andarmene da qui! Mi rialzo correndo lungo l'inferno. Vedo la faccia di Mara -"Lucia?"- Non lo ascolto continuando a correre verso il cancello. Ho ucciso mia madre!  è sempre stata colpa mia...è per colpa mia se lei non c'è più! Mi ritorna in mente lo sguardo di Enrico. Forse nemmeno lui mi ha mai voluto bene...ma che dici? I demoni non provano questi sentimenti! Ovvio che non ti ha mai voluto bene! Non sei nessuno Lucia! Non ti vuole e non ti ha mai voluto nessuno!
Caronte mi chiama -"Lucia che fai qui?"- ma continuo a correre. Dei puntini neri si fanno largo sulla mia vista, ormai vedo a chiazze mentre la testa inizia a girare e i polmoni a farmi male. Mi fermo davanti il cancello facendo cadere la solita goccia di sangue. Cerbero muguglia alle mie spalle alzandosi. Il cancello si apre e lo attraverso di corsa.
Sbuco nel solito vicolo, esco barcollando. Respiro male e vedo sfocato, sbatto contro qualcuno che mi insulta, inizio a barcollare a destra a sinistra finchè le mie gambe cedono e svengo sul marciapiede.
La leggera luce del mattino mi fa aprire gli occhi, un soffitto mai visto prima mi si para davanti. Mi alzo di scatto e la mia testa inizia a girare.
-"Hey con calma"- una mano si posa sulla mia pancia spingendomi indietro, mi giro confusa ritrovandomi due occhi banali e marroni che mi guardano. 
-"Diego?"-
-"Allora ti ricordi di me!"- esclama il ragazzo biondo sorridendo
-"Come...come sono arrivata qui? Cos'è sto posto?"- chiedo mentre lui ritira la mano.
-"è casa mia. Stavo lavorando al bar quando mi hai colpito e poi sei svenuta sul marciapiede. Bè non potevo lasciarti lì e non sapevo dove abitavi così ti ho portata qui"- allarga le mani sempre con un sorriso gentile sul volto. 
-"Non posso stare qui"- mi alzo dal divano ma lui mi ferma mettendosi davanti a me.
-" Tranquilla ci siamo solo noi, mio padre e via per lavoro"-
-"No, non capisci. Te ne sono grata per esserti preso cura di me ma devo tornare da..."- Da chi? Da mio padre che mi crede un assassino o da Enrico che non mi ha mai voluto nella sua vita? 
-"Scusa, non volevo farti paingere! Ti giuro che non ho cattive intenzioni! Se vuoi andare sei libera di farlo!"- Diego si fa da parte guardandomi preoccupato. 
Sto piangendo? Mi tocco la guancia, delle calde lacrime mi bagnano le dita per poi finire lungo il palmo. Il dolore dell'abbandono e delle menzogne ricompare comprimendomi il cuore -"Non è colpa tua"- dico tra un singhiozzo e l'altro.
-"Vuoi che chiami qualcuno? Non lo so, un membro della tua famiglia o..."-
-"No!"- lo interrompo -"Io non ho nessuno. Sono sola"- più me lo ripeto e più il cuore fa male.
-"E quel ragazzo? Com'è che si chiamava? Ah sì! Enrico?"-
-"Non fa parte della mia famiglia...almeno non più"- sussurro.
Diego mi mette una mano sulla spalla -"Mi dispiace"-
-"Lucia"- mi asciugo le guancie con le maniche della maglia
-"Eh?"- 
-"Il mio nome: mi chiamo Lucia"-
Mi sorride -"Piacere di conoscerti Lucia"-

E se fossi diversa?Where stories live. Discover now