Cap 6

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Apro gli occhi: mi fa male la testa, i bip dell'elettrocardiogramma sono continui e regolari. Mi guardo intorno: delle coperte leggere e bianche mi avvolgono, una lieve luce più forte rispetto a quella di camera mia entra dalle fessure delle tapparelle mezze aperte. Giro lentamente la testa: sul comodino c'è un telefono collegato a un caricabatterie e un vaso vuoto al suo fianco. La porta si apre :
-"Hey ti sei svegliata finalmente"- due occhi meravigliosi mi guardano mentre la mano del suo padrone si posa sulla mia fronte -"Come ti senti Lucia?"-.
-"Chi sei?"- mormoro con voce roca.
Si blocca guardandomi con confusione -"Non ti ricordi..."-  i suoi occhi tremano e la sua mano mi prende a coppa la guancia.
Scoppio a ridere ma mi blocco immediatamente per un forte dolore che mi prende alla testa, lui mi guarda confuso -"Si che ti riconosco scemo"- mi massaggio la fronte cercando di cacciare via il dolore che si sta facendo sempre più insopportabile.
-"Lucia!"- mi rimprovera crollando in una sedia di fianco a me, nasconde la testa tra le sue braccia.
-"Scusa ma pensavo fosse divertente"-.
Si solleva ridendo -"è bello riaverti"-.
-"Per quanto sono stata così?"- cerco di sedermi ma lui mi mette una mano sulla pancia bloccandomi.
-"Per tre settimane. è meglio se stai giù"- lo guardo: i capelli corti e mossi sono cresciuti fino a sotto i lobi delle orecchie mentre prima gli arrivavano poco sopra.
-"Non sono state tre settimane vero?"-.
-"No...sono stati quattro mesi Lucia"- guarda fuori dalla finestra semi aperta -"è stata solo colpa mia, perdonami"- mormora. Guardo in  giro per la stanza sentendomi a disagio, mi viene in mente la sua faccia mezza putrefatta  e un ondata di paura mi attraversa. Il mio sguardo cade sulla sua mano sinistra nascosta sotto il letto: riesco ad individuare dei fiori.
-"E quelli per chi sono?"- alzo un sopracciglio guardandolo divertita.
Si volta guardandomi negli occhi -"Ma pensavo di darli all'anziano nell'altra stanza che ieri è stato ricoverato, sai a avuto un brutto intervento"- .
-"Certo, e a quel anziano piacciono le Dalie e le viola blu?"-.
-"Ovvio!"- il solito sorrisino provocatorio si fa strada lungo le sue labbra.
-"Enrico dammi quei fiori!"- allungo la mano ma lui li alza sopra la sua testa. Bastardo...
-"Pregami"- la luce maliziosa nei suoi occhi si accende.
-"Puoi sognartelo"-  incrocio le braccia voltandomi a fissare il vuoto. Vanitoso!
-"Dai scherzavo odiosa"- mi poggia i fuori sul grembo mentre mi aiuta a sedermi, mi mette un cuscino dietro alla schiena. 
Prendo i fiori guardandoli da più vicino e accarezzando i petali: la Dalia vuol dire eleganza e dignità mentre la viola blu è la fedeltà, me li ha insegnati lui i significati dei fiori. -"Aspetta ma questi arrivano dal tuo giardino? Hai veramente strappato dei fiori dal tuo giardino?"-.
Mi sorride, per un breve periodo mi sembra di notare del leggero rossore sulle sue guance ma scarto subito il pensiero: i demoni non posso arrossire. -"Già"- .
Sorrido. La cosa che sta più a cuore ad Enrico, se si può dire così visto che i demoni non hanno un cuore, è il suo giardino di fiori. Guai a toccarne o a strapparne solo uno: sono i più belli e rigogliosi del mondo, li coltiva nell'unica parte fertile dell'inferno. -"Enrico"-.
-"Dimmi"-prende i fiori dalle mie mani per metterli nel vaso.
-"Cosa mi è successo dopo la caduta? E come hai fatto a prendermi?"-.
Si blocca con la mano appoggiata sul lato del vaso -"Quando sei precipitata ti ho presa mentre cadevi, ma hai sbattuto la testa contro la parete del monte"-.
-"Lo so che mi hai presa ma come?"- lo interrompo.
-"L'importante è che te sappia che ti ho presa"- fa cadere il braccio sulle sue gambe, mi guarda negli occhi spostandosi i capelli indietro con la mano destra, mi incanto seguendo con lo sguardo la mano che passa tra i suoi capelli, le ciocche mosse che gli ricadono all'indietro -"Subito dopo sono corso al centro. Te eri svenuta e continuavi a sanguinare...Lì abbiamo preso una decisione attuando una runione con i presenti, non c'era tempo per far riunire tutti. La maggioranza aveva deciso di lasciarti all'inferno e di non portarti in superficie, era questa la decisione finale"- guarda davanti a sè mentre i cuoi occhi si scuriscono -"Negral e Mara erano contrari alla scelta come, ovviamente, lo ero io. Così ti abbiamo trasportato di nascosto verso il cancello. Quando ti sei ripresa e mi hai parlato eravamo nel barcone di Caronte. Tuo padre non sa ancora niente. Mi prenderò io la responsabilità di tutto"-
-"No! Non puoi!"- allungo una mano mettendola sopra la sua ma lui la sposta immediatamente -"Enrico non puoi prenderti le colpe! Te hai fatto la cosa giusta!"-.
Si alza di scatto -"La cosa giusta?"- ripete fissando il suolo. 
La porta si spalanca: Raga corre verso di me -"Lucia!"- urla saltandomi addosso e gettandomi le braccia al collo.
-"Ciao Raga"-.
-"Eleonora"- mi corregge lei sorridendo.
-"Giusto, ciao Eleonora è belli vederti"- guardo la sua faccia sorridente, le solite ciocche ondulate le ricadono sui seni e lungo il corpo, il viso curato e truccato non ha nessuna traccia di sangue e nessuna cicatrice sulle tempie. -"Le..."-.
-"Sto bene"- mi interrompe, poi si gira verso Enrico -"Il grandissimo ti vuole"- lui le sorride, Raga cerca di rimanere calma ma riesco a sentire un tremolio sulla sua voce -"Ha detto di andare immediatamente, perfavore"- Perfavore? Un demone che dice 'perfavore'. Povera Raga, deve averla davvero terrorizzata.
Nergal appare sullo stipide della porta -"Ben svegliata piccolo diavolo è ora di tornare a casa!"-

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Mi reggo in piedi a stento, barcollo a destra e a sinistra, ogni tanto perdo l'equilibrio ma Mara e Nergal sono ai miei lati per impedirmi di cadere, Raga tiene i miei fiori. Stiamo attraversando il ponte con Caronte che ci segue di sotto, Enrico è davanti camminando in totale silenzio mentre Raga mi racconta cos'è successo negli ultimi mesi. Ma io non la ascolto, guardo la schiena possente di Enrico.

E se fossi diversa?Kde žijí příběhy. Začni objevovat