Non si può sfuggire al richiamo

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Milacre scappava. Correva, udendo la voce disperata di Kalì, ma non riusciva a vederla. Non vedeva niente, se non il Buio. Immenso e sconfinato Buio.

Le sue gambe erano prive di forza, le trascinava in quella melma nera che si attorcigliava anche intorno alle braccia. Kalì singhiozzava lontano da lui e non poteva raggiungerla, perché il Buio invadeva i suoi occhi. Glieli bruciava. Solo quando il Buio lo soffocava spingendosi nella bocca, Milacre si svegliava. Affannato e sudato. L'angoscia gli premeva sul petto e lui scoppiava a piangere singhiozzando.

Quella notte fu anche peggio delle altre, forse perché nel mondo terrestre era l'anniversario di quel giorno. Non seppe spiegarselo. Dovette sopprimere il pianto e le urla nel cuscino, per non svegliare il piccolo Meros, che dormiva nella stanza accanto.
Kalì lo guardò distrutta: soffriva anche lei per quella sua condizione, sentendosi impotente per non essere in grado di aiutarlo.

Milacre le prese la mano e se la portò alla bocca, baciandola con tenerezza mentre le lacrime bagnavano le dita di entrambi.

- Mi dispiace - le sussurrò affranto.

La vide increspare le labbra e avvicinarsi a lui. Lo avvolse in un abbraccio colmo di dolore e gli accarezzò i capelli.

- Mil, non ti arrabbiare, ma credo dovresti tornare a Bran. Stare qui ti fa sentire inutile e stai peggio. Meros e io ce la caveremo... -

Lui la interruppe, lasciandole la mano e mettendosi supino. Scosse la testa con forza. No, non voleva più mettere piede al Castello: quel bastardo si divertiva a farlo sentire in colpa per aver tenuto fede alla promessa fatta a Roxen. Ma che altro avrebbe potuto fare in quell'occasione?

Ricordava perfettamente quando Roxen lo aveva chiamato prima di partire per l'Olimpo e gli aveva fatto quella folle richiesta, che alla fine si era rivelata essere l'unica salvezza per tutti.

- Milacre - gli aveva detto guardandolo dritto negli occhi - Io non farò ritorno da questa battaglia, ma tu devi promettermi una cosa. -

Lui era rimasto sorpreso, ma il volto di lei era così determinato che aveva finito col dirle di sì.

- Devi giurarmelo su Kalì! -

E così aveva fatto, l'aveva giurato sulla sua splendida moglie e quando era stato il momento aveva agito. A distanza di un anno, però, non sapeva se era stata la scelta giusta. Roxen, come aveva predetto, non aveva fatto ritorno e anche se la Terra era stata momentaneamente salvata dalla furia di Alexander, Origine l'aveva comunque invasa, approfittando della minoranza dei prescelti.

Milacre si voltò verso la compagna e la pregò di non insistere, se fosse tornato laggiù era sicuro non sarebbe più riuscito a riprendersi. Stare con Kalì e Meros lo aiutava parecchio, anche se la notte non poteva sfuggire agli incubi.
Meros, suo figlio, era un piccolo demone meraviglioso, aveva quasi due anni e mezzo e già acchiappava le lucertole con una certa agilità, senza contare le orecchie da gatto che captavano qualsiasi rumore. Milacre, infatti, era sicuro che da lì a poco il piccolo avrebbe fatto capolino con la sua testolina tonda e piena di capelli verdi e neri. Lui e Kalì erano le sue uniche ragioni di vita. Solo loro potevano salvarlo dal baratro in cui era stato gettato da Origine.
No, se fosse tornato a Bran sarebbe stato catapultato direttamente nell'incubo e non avrebbe resistito: avrebbe confessato la promessa fatta a Roxen e sicuramente Sara avrebbe preteso da lui che invertisse l'incantesimo, ma non era possibile. Era stata Roxen stessa a trovare il sortilegio e si era assicurata che non potesse essere infranto.

Soffocò un urlo di frustrazione mordendosi un braccio, già tremendamente martoriato. Kalì lo fermò gemendo. Dio, quanto la faceva soffrire! Era egoista nel costringerla a quella vita con lui. La scelta più coraggiosa sarebbe stata quella di lasciarla libera, ma Milacre si aggrappava a lei come unico spiraglio di vita.
Un piccolo tonfo vicino alla porta fece capire che Meros si era svegliato ed era venuto a far loro visita.
Milacre lo vide arrivare con la sua andatura goffa e ciondolante, mentre le orecchie a punta sbucavano dal profilo del letto. Il piccolo si accucciò per fare un balzo e atterrare a gattoni tra i genitori. Meros strofinò il viso su quello della madre e poi si accoccolò, poco delicatamente, sul petto di Milacre, a cui sfuggì un'espressione di sorpresa.
Ogni angoscia dell'ex druido sembrò essere cacciata da quel piccolo diavoletto, che si divertiva a fargli il solletico con le sue orecchie pelose. Milacre sentì il cuore colmo di dolcezza e iniziò a ricambiare con la stessa moneta il figlioletto, titillandolo sotto i piedi.

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