Chapter 42: College

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Da quando sono tornata a casa la mamma non ha fatto - e non fa - altro che assillarmi, me la sono ritrovata ovunque tant'è che abbiamo anche discusso su questa cosa ma a quanto non ha capito che non mi deve seguire per sapere se sto bene e se mi serve qualcosa.

«Mamma ho detto che devi smetterla di seguirmi!» esclamo quando sono a metà corridoio e vorrei non essermi fermata, lo vorrei davvero tanto
«Adesso sono diventato tua madre?»

Con un po' di fatica mi giro per guardarlo in faccia quando gli dirò di andare a cagare ma il mio dolce, dolcissimo fratello Theo apre la porta della sua stanza e mi precede.

«Vai a cagare», «Tu dentro» Theo si fa da parte per farmi passare mentre lui incrocia le braccia al petto guardando il suo amico di traverso
«Calmati amico, non ho fatto niente di male»

Alzo gli occhi al cielo ed entro nella stanza di mio fratello non vedendo l'ora di buttarmi sul suo letto e alleviare il dolore che sento alle gambe.

«Theo lascialo perdere e passami il computer» gli dico stufa degli atteggiamenti di entrambi «Theo!»

Al ragazzo dai capelli ricci gli viene sbattuta la porta in faccia e mio fratello rimane per qualche secondo a fissare il vuoto prima di andarsi a sedere alla scrivania.

«Mi passi il pc o no?»
«Il tuo dove l'hai lasciato?» mi chiede mentre accende il fisso
«In camera e non ho voglia di usarlo mentre è in carica»
«Te l'ho sempre detto: compra anche un fisso»
«Certo perché i soldi ci escono dalle orecchie» borbotto allungandomi quanto basta per prenderlo dalla scrivania «Sei sempre d'aiuto»

Dopo aver acceso il computer inizio a spulciare su internet i siti di alcuni college che ci sono nello Stato dato che la mia possibilità di andare alla UCLA con una borsa di studio per la ginnastica artistica è andata in fumo.
Non avevo mai pensato ad un piano b ed è proprio qui che ho sbagliato anche se nel periodo in cui sono stata in ospedale ho pensato che magari potrei tentare con giurisprudenza o con scienze internazionali e diplomatiche..

«Cosa stai facendo?» mi chiede Theo continuando a smanettare al pc «Dal tuo silenzio deduco sia qualcosa di importante»
«Sto guardando per l'università dato che la mia possibilità per andare all'UCLA è andata a puttane» dico dando vita ai miei pensieri «Sto guardando qui nello Stato»
«Dovrei dirti una cosa»
«Se è sul fenomeno te la puoi anche risparmiare, non voglio sapere niente su di lui»

«Ma è importante» prova a convincermi ma niente, lo fulmino con lo sguardo e lui torna in silenzio a giocare al computer
«Non mi interessa ciò che hai da dirmi, per me lui potrebbe finire anche sotto a un treno» dico a voce abbastanza alta e credo di aver sentito una porta sbattere quando appena finita la frase ma forse è stata frutto della mia immaginazione.

***

È quasi ora di cena e con Theo siamo aiutando Edward a preparare la cena dato che la mamma non è una cima in cucina ma ad invitare gente indesiderata si, in quello è bravissima.

«Max, tesoro, ti vuoi fermare a cena?» gli propone facendomi sbuffare
«Non vorrei essere di disturbo»
«Ma quale disturbo!» esclama lei tutta sorridente mentre io vorrei solo che lanciarle addosso qualcosa, mai una volta che si faccia i fatti suoi! Mai. «Caro, non c'è problema ad aggiungere un posto vero?»
«Più siamo e meglio è!» conferma Edward

«Io l'avevo detto che sbagliavi a darle un coltello in mano» gli dice Theo ad Edward
«È un taglietto» mi lamento mentre apro il rubinetto per mettere il dito sotto l'acqua fredda

«Dovresti imparare ad usare i coltelli» si intromette, ridacchiando, Maximilian
«Vuoi vedere che ti centro in mezzo agli occhi?»

Theo mi mette un cerotto in torno al dito e successivamente mi proibisce di continuare a tagliare le verdure dicendo che se ne sarebbe occupato lui.

«Vuoi una mano per andare a sederti al tavolo?» mi viene chiesto dal ragazzo con i capelli ricci che volutamente ignoro scendendo dallo sgabello su cui ero seduta, facendo attenzione a non caricare troppo peso tutto insieme, e con l'aiuto delle stampelle vado a sedermi al mio posto a tavola mentre Edward e la mamma riempiono i piatti di tutti

«Allora Max, ci ha detto Isaac che questi sono i tuoi ultimi giorni qui» dice la mamma facendomi alzare lo sguardo dal piatto per puntarlo sul ragazzo seduto davanti a me «Come mai te ne vai?»
«Devo aiutare mia madre con delle cose che riguardano mio zio»
«Oh, starai via tanto?» gli continua a chiedere
«Questo non lo so, può essere una settimana come un mese»

Non so come ma mi cade il coltello a terra e l'attenzione si sposta tutta su di me che in imbarazzo lo raccolgo.

«Si, devi proprio imparare ad usare i coltelli» ride Maximilian irritandomi
«Vuoi un buco in mezzo alla fronte?!» borbotto sbattendo il coltello sul tavolo

«La vuoi finire?» si lamenta mia madre «L'ha detto per farci due risate»
«Oh ma fottetevi tutti quanti»
«Sei proprio come tuo padre»

Mi alzo e con passo lento me ne vado in camera.

Sbatto la porta alle mie spalle, chiudendola a chiave e dalla rabbia butto giù tutto quello che mi capita sotto tiro facendo un macello a terra.
C'è di tutto sul pavimento, da medaglie a coppe a cornici con le foto.

«Ivy!», «Ivy!» urlano i gemelli sbattendo le mani contro la superficie della porta
«Facci entrare!» urla Isaac «Se non apri sfondo la porta!»

«Lasciatemi in pace!» grido con le guance solcate dalle lacrime

Non sopporto più questa situazione, ogni giorno che passa mi sento morire sempre di più e questa sensazione non mi piace.
Vorrei non aver mai incontrato Max, vorrei non averlo mai baciato e vorrei non aver mai scoperto il fatto che è amico dei gemelli.

Con mani tremanti prendo il cellulare apro la chat con Lottie.

Lottie

Ivy🍪
Ho bisogno di te

Ivy🍪
Per favore lottie

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