20. Rimarrà la cicatrice.

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La festa di compleanno precede bene.
Più che bene.
Gli ospiti si stanno divertendo, mia madre tortura i camerieri, mio padre finge di essere un uomo fedele, Salvo continua a mangiare gamberetti ed io... Beh, io sto piangendo dietro un albero.
Mattia sorseggia un po' di vino e mi guarda dall'alto: «Rimarrai accovacciata qui a frignare per ancora molto tempo?».

Alzo lo sguardo e gli concedo una brutta occhiata, «Vattene!», bisbiglio, «Non hai un briciolo di tatto!»
«E tu non hai autocontrollo», sussurra in risposta, «Alzati e smetti di piangere. Verranno a cercarti»
«Beh, quando mi troveranno qui, dirò la verità».
Il moro sbuffa rumorosamente e finisce a grandi sorsi tutto il vino contenuto nel suo calice, «Torno subito», mi dice prima di allontanarsi in fretta per poi tornare con altri due calici pieni di vino.

Si guarda intorno e mi raggiunge dietro l'albero, quindi si siede accanto a me e mi mette nelle mani uno dei due bicchieri: «Bevilo. Tutto d'un fiato».
E non me lo faccio ripetere due volte.
Quando ho finito, mi porge anche l'altro, «Bevi anche questo», ordina, «Ti farà be-»
«Che cosa fate qui da soli, voi due?», la voce di Martina ci fa sussultare entrambi.

La mia amica sembra sbucare dal nulla e osserva attentamente prima Mattia, poi me: «Adè, ma stai piangendo?».
Nah, mi sto lavando la faccia con le mie stesse lacrime.
«Oh, uhm, non sto piangendo. Ecco... Un moscerino mi è entrato nell'occhio», invento sul momento.
«Un moscerino?»
«Un grosso moscerino», continua Mattia, «Molto, molto grosso».
Afferra il mio viso tra le sue grandi mani e asciuga le mie guance, premendo i pollici sulla mia pelle.
Soffia sui miei occhi e trattengo un sorriso da ebete quando bacia la mia fronte: «Ecco fatto, amica mia. Tutto passato».

Balza in piedi e afferra un mio braccio per tirarmi su senza troppe cerimonie.
Martina continua a fissarci, scioccata.
«Ma-Mattia? Credo di avere anch'io qualcosa nell'occhio!».
Lo ha detto sul serio?
Il mio coinquilino le dedica uno sguardo distratto e scrolla le spalle: «Non c'è niente. È tutto okay»
«Sei sicuro? Non ti sei nemmeno avvicinato per controllare!»
«Sicuro», taglia corto, provocando la disapprovazione di Martina che comincia a camminare borbottando parole incomprensibili.

Mattia, intanto, avvicina la sua bocca al mio orecchio: «Non hai qualcuno da presentarle? Un cugino, magari? Così da tenerla impegnata per questa sera, almeno»
«Potresti essere meno stronzo con lei?».
Sembra pensarci un po' su; arriccia il naso e scuote la testa: «No».
Decido di porre fine a questa conversazione e mi guardo intorno.
Non appena incrocio lo sguardo di mio padre, il mio stomaco torna ad essere sottosopra.

«Voglio vomitare»
«Magari dopo, mh? Adesso devi stare un po' con la tua famiglia. Non puoi evitarli per sempre».
Schiudo le labbra e stringo con forza il suo braccio: «Tu verrai con me, amico mio».
In tutta risposta si libera della mia presa: «Sarò nei dintorni, okay? Ti terrò d'occhio»
«Ma-»
«Guarda, mi sistemo in quell'angolo», indica un punto del giardino e annuisco freneticamente, «Non mi sposterò da lì. Se sarai in difficoltà, lo noteró. Adesso vai da tua madre. Senza piangere, magari», accenna un tenero sorriso e lascia un buffetto sulla mia guancia.

Infila le mani dentro le tasche del suo smoking e strizza l'occhio, poi si allontana lentamente da me, fermandosi vicino al tavolo in cui viene servito il vino.
Le mie budella, intanto, sembrano volersi attorcigliare.
Forza, Adele.
Sei forte.
Stringo i pugni e muovo un passo in direzione di mio padre, ma quando i suoi occhi chiari si puntano nei miei, cambio direzione e raggiungo Giordana.
Non ce la posso fare.

La mia amica sistema un calice tra le mie mani e morde nervosamente le sue labbra: «Bevi», ringhia, «Non posso ubriacarmi da sola».
Sta guardando un punto ben preciso e non ho bisogno di controllare per sapere che sta fissando Salvo.
«Sei arrabbiata per qualcosa?»
«Salvo mi evita», comincia, «Ed io sto evitando lui»
«Solo ieri sera vi stavate mangiando la faccia a vicenda. Che è successo durante la notte?»
«Nie-niente! Durante la notte non è successo niente. Che deve succedere, di notte? A te succedono cose, di notte? Abbiamo dormito!», sputa una parola dietro l'altra, segno che sta cercando di nascondermi qualcosa.

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