26. Non voglio vederti.

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Siamo in barca da circa due ore, l'acqua sotto di noi è limpida, il sole  splende ed io ho già mangiato circa cinque sandwich con prosciutto e maionese.
Mattia, proprio in questo momento, mi sta porgendo il sesto.
Anche Selene, seduta accanto a me e con il naso sporco di ketchup, mangia con un gran sorriso sulle labbra.
Il mare sembra specchiarsi nei suoi occhi ed i suoi ricci biondi non fanno altro che svolazzare a causa del vento.
È una bellissima bambina.

«È un incanto, eh? Uguale al padre», Dimitri prende posto al mio fianco e mette tra le mie mani una lattina di Coca-Cola.
«È molto bella», confermo e sorrido nel vedere il modo in cui Mattia la aiuta a bere un po' di acqua, «Quanti anni ha?»
«Tre», mi dice, «E ha già capito come fregarmi, sai? Si mette con quel sorrisetto dolce e non riesco a dirle di no».

Scuoto la testa e smetto di respirare per un istante quando noto che Mattia mi sta fissando.
Lui cambia posto con Selene e si siede vicino a me, facendo sfiorare le nostre ginocchia.
«Di che parlate?», s'informa.
«Della bellezza di Selene che ha ereditato da me», dice Dimitri.
«Non credere alle sue parole. È la copia di sua madre».
Scoppio a ridere e corrugo la fronte: «Lei dov'è?».

Mattia si schiarisce la voce mentre Dimitri si concede qualche sorso di birra prima di rispondere: «Un incidente stradale», dice semplicemente.
«Ah. Si è fatta male? Spero non sia niente di gra-»
«È morta», m'interrompe, «A causa di un incidente stradale».
Lo giuro, mi si è praticamente fermato il cuore.
Non riesco a formulare una frase di senso compiuto, né a dire una parola.
«Oh», è tutto ciò che esce dalle mie labbra.
«Già», smette di guardarmi e si concentra sul mare.

«Mi dispiace», farfuglio, «Davvero, non volevo-»
«Non preoccuparti, Adele. È la vita e non possiamo farci nulla. Poi, Selene è una forza della natura. È davvero forte. Vero, amore? Fa vedere quanto sei forte!».
Selene mostra i suoi dentini bianchi e arriccia il naso prima di stringere un pugno e colpire con forza lo stomaco di Mattia.
Il mio coinquilino porta la mano sul punto colpito e finge un urlo di dolore.
La bimba ride con entusiasmo e batte il cinque al suo papà e poi a me.
«Brava, tesoro, la prossima volta colpiscilo con una mazza da baseball. Te ne comprerò una»
«Okay, papà!».

«Okay!? Okay!? Vuoi colpirmi con una mazza da baseball?», Mattia si finge offeso e Selene si stringe nelle spalle.
«Sì»
«Perché?»
«Perché mi va», ribatte, sicura di sé.
«Okay. Giusto. Non fa una piega», borbotta Mattia.
Il modo in cui le parla mi fa scappare un sorriso.
Poi guardo Selene e la tristezza mi coglie ancora.
Nessun bambino merita di crescere senza l'amore di una madre o di un padre.
Nessuno.

Cala il silenzio per diversi istanti e  decido di alleggerire un po' l'atmosfera.
Anche perché sono fin troppo empatica e rischio di scoppiare a piangere da un momento all'altro.
«Allora? Come vi siete conosciuti, voi due? Se posso chiederlo, ovviamente»
«Oh, è una storia molto divertente», Dimitri sorride, i suoi occhi chiari si illuminano, «Sai, avevo una ragazza, ai tempi del liceo».

Mattia lo interrompe: «Non sapevo fosse la tua ragazza»
«Avevo una ragazza», riprende lui, «E Mattia se la portava a letto a mia insaputa. Li ho scoperti e ho fracassato il tuo bel coinquilino di botte»
«Ma se le hai prese», protesta il moro.
«Okay, mi ha fatto male. In mia difesa posso dire che lui è sempre stato più alto di me e faceva boxe».
Davanti al suo racconto non riesco a trattenere una risata.
Questi due sono esilaranti.

«Però ti ho accompagnato al pronto soccorso»
«Ma certo! Volevi scoparti la mia ragazza, picchiarmi e lasciarmi pure a terra sanguinante? Ho un buco sulla fronte per colpa tua!», e mentre lo dice, tira su il suo ciuffo di capelli neri e mi mostra un piccolo buchino, segno della loro rissa.
O della loro amicizia.

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